ROMA - Il 20 maggio 1999, Massimo D’Antona, giuslavorista e, al tempo, consigliere del ministero del Lavoro, veniva ucciso in un agguato terroristico. Come ogni anno, anche oggi, venerdì 20 maggio, in occasione del diciassettesimo anniversario della sua tragica scomparsa, in Via Salaria a Roma, nel luogo dell’agguato terroristico, si è svolta la cerimonia di commemorazione.

“Ne sentiamo intatto il valore. Come nelle tante e troppe date in cui ricordiamo le vittime del terrorismo. Oggi conosciamo una nuova stagione di terrorismo, dalla matrice del tutto diversa". Ma sempre "dobbiamo impedire che il terrorismo cancelli oltre la vita anche il pensiero e l' opera delle persone". Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, durante la commemorazione in via Salaria a Roma. Camusso ha sottolineato "la straordinaria attualità dei suoi ragionamenti": "portiamo avanti il suo impegno" per i lavoratori, ha aggiunto, anche con la Carta dei diritti universali del lavoro della Cgil.

Il lascito "forse più fecondo" del giuslavorista Massimo D'Antona "è rappresentato da una visione coerentemente improntata alla necessità di conciliare competitività e inclusione, nella ricerca di un punto di equilibrio tra libertà economica e doveri inderogabili di rispetto della dignità del lavoratore". È quanto scrive il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel telegramma inviato al segretario generale della Cgil, Susanna Camusso.

 

"Da acuto osservatore dei processi di trasformazione globale e degli interessi in campo, egli seppe porsi quali intelligente interprete delle esigenze di rinnovamento delle forze sociali nel rapporto con le istituzioni, in una prospettiva di ampio respiro, volta a individuare nuove frontiere per l'affermazione di un diritto al lavoro fattore di integrazione, di equità e coesione, dunque di democrazia", osserva il capo dello Stato, sottolineando che "ci rimane la viva eredità della sua testimonianza, della sua rigorosa opera di approfondimento e di sintesi, di cui era parte integrante una lucida visione della dimensione europea".

I temi con cui D' Antona si confrontava "sono di assoluta attualità e rilevanza anche nel dibattito pubblico dei nostri giorni", afferma Mattarella, evidenziando che "la sua riflessione muoveva dalla percezione dei fattori di tensione, quali i dislivelli tra Stato, mercato e comunità, le disparità pere i lavoratori immigrati, il problema della giustizia intergenerazionale, e in particolare il grave prezzo sociale pagato dai giovani. Per tutti – conclude il capo dello Stato – evidenziava il nesso inscindibile tra lavoro, integrazione e uguaglianza, quali elementi costitutivi di un concetto pieno di cittadinanza".