Il ricordo delle vittime del terrorismo e di quelle della violenza maschile sulle donne, dopo la tragica morte a Perugia di Raffaella Presta proprio il 25 novembre, hanno connotato fortemente l’iniziativa che Cgil Cisl e Uil dell’Umbria hanno tenuto oggi, 27 novembre, a Perugia, con oltre 500 lavoratrici e lavoratori da tutta la regione riuniti al centro congressi Capitini per “aprire un percorso unitario di proposta partecipata”, “offrendo una visione dal basso, da chi cioè vive quotidianamente il problema del lavoro che manca e di quello che resiste, ma peggiora costantemente”. Un messaggio rivolto in primo luogo alla Regione e alle istituzioni pubbliche, ma allargato a tutti i soggetti sociali ed economici dell’Umbria.

“Serve una responsabilità condivisa se vogliamo far sì che la tanto sventolata ripresa, per ora tutta sulla carta, possa concretamente portare benefici all’Umbria”, hanno sottolineato nei loro interventi i segretari del sindacato umbro, Vincenzo Sgalla, Ulderico Sbarra e Claudio Bendini, che con questa iniziativa intendono ridare centralità al tema del lavoro. Molti i contributi portati da lavoratrici e lavoratori del settore pubblico e privato, di tutta la regione, dalla piccola azienda metalmeccanica narnese, alla Perugina, passando per il pubblico impiego (sabato 28 novembre a Roma la manifestazione per il contratto nazionale alla quale parteciperanno oltre 500 lavoratori umbri), la cooperazione sociale, l’edilizia e il commercio. Tante voci diverse che chiedono però all’unisono di aprire una fase nuova, nella quale il lavoro, quello di qualità (non quello dei voucher), sia davvero la prima priorità.

E la possibilità di incidere davvero c’è, considerando l’importante iniezione di risorse europee che arriverà in Umbria nel prossimo quinquennio (circa 1,7 miliardi di euro). “Noi abbiamo le nostre proposte e vogliamo costruirne altre attraverso la partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori – insistono Cgil, Cisl e Uil – avendo chiari quelli che sono i presupposti necessari e irrinunciabili: legalità e sicurezza sul lavoro”.

Due temi sui quali – sottolineano i sindacati – l’Umbria negli ultimi anni è arretrata e ha bisogno di reagire. “Mafizzazione” dell’economia (emblematico il caso del commissariamento di Gesenu) e record di morti sul lavoro (già 20 nel 2015), sono due piaghe che vanno immediatamente sanate, per poter pensare di costruire una qualsiasi prospettiva di sviluppo.

Ma sono molti altri i temi sui quali Cgil, Cisl e Uil chiedono di lavorare, confrontarsi, anche scontrarsi se necessario, alla nuova giunta regionale: temi quali l’efficienza e l’ammodernamento della macchina istituzionale; il rispetto dell’ambiente e la valorizzazione del territorio (a partire dai centri storici) attraverso il recupero e il riutilizzo, anziché il consumo di nuovo suolo. E ancora, un sistema manifatturiero che resti asse portante dell’economia regionale e fonte primaria di creazione di lavoro, anche ad alto livello di qualificazione, attraverso una nuova stagione di innovazione e sviluppo, che coinvolga l’Università, in stretta correlazione con il mondo delle imprese e del lavoro.

“L’iniziativa di oggi è una dimostrazione di non rassegnazione alla crisi e al declino”, hanno osservato nei loro interventi i segretari nazionali di Cgil, Cisl e Uil, Fabrizio Solari, Gigi Petteni e Carmelo Barbagallo. “Da qui oggi deve partire una vertenza Umbria, che significa costruire sul territorio condizioni di sviluppo, seguendo le vocazioni proprie di questa realtà. Questo vuol dire fare il sindacato: stare dalla parte dei più deboli, con un forte spirito unitario, per offrire una speranza al paese”.

Sul palco per tutta la durata dell’iniziativa è stata esposta, grazie alla disponibilità della Fondazione Aldo Capitini, la bandiera originale della prima Marcia della Pace Perugia-Assisi, promossa dal filosofo pacifista e non violento, il cui pensiero oggi è di straordinaria attualità.