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Oggi (21 novembre) si sono riuniti, a Roma, i coordinamenti nazionali di Fim, Fiom, Uilm del gruppo Ilva. "L’incontro odierno recupera un percorso sindacale unitario proprio in un contesto che si aggrava giorno dopo giorno, che reclama un piano strategico sulle prospettive industriali ed occupazionali del gruppo e che rischia di allontanare gli obiettivi di tutela ambientale e di salvaguardia occupazionale”. E' quanto si apprende da una nota di Fiom, Fim e Uilm, che intervengono sulla vicenda dell'Ilva in un comunicato congiunto.
“All’indomani dell’approvazione dell’Autorizzazione integrata ambientale - predisposta dal Ministero dell’Ambiente e da Regione Puglia, Provincia e Comune di Taranto -, l’azienda, dopo innumerevoli tatticismi, sostiene di riconoscere formalmente l’Aia, ma non concretizza in un piano industriale l’applicazione delle prescrizioni previste dall’Aia stessa”.
Questo atteggiamento - a loro avviso - "non aiuta a risolvere i tre problemi nodali che Fim, Fiom, Uilm hanno posto sin dall’inizio: la tutela della salute; l’ambientalizzazione del sito; la riqualificazione industriale e la salvaguardia occupazionale di tutto il gruppo che resta un patrimonio di tutti e che non può diventare un argomento di ricatto per allontanarsi dalla soluzione dei problemi”.
Il coordinamento nazionale di Fim, Fiom, Uilm "giudica gravi e inaccettabili le dichiarazioni, a mezzo stampa, del Presidente dell’Ilva sulla possibile chiusura dello stabilimento di Taranto a causa dell’indisponibilità degli impianti, e ritiene necessario recuperare una gestione sindacale delle problematiche Ilva che allontani dalle speculazioni politiche, aziendali e mediatiche che hanno vanamente teso, sin dall’inizio, a sminuire e colpevolizzare il ruolo del sindacato. Il rischio che corre lo stabilimento di Taranto - proseguono -, con le ricadute su tutti gli altri siti del Gruppo, è ormai davanti agli occhi di tutti, paventato o auspicato da molti, e rischia di portare con sé gli obiettivi di ambientalizzazione e bonifica”.
La difesa dello stabilimento di Taranto, come patrimonio industriale e occupazionale, non può fornire alibi all’azienda per non applicare da subito gli interventi di innovazione tecnologica e di risanamento ambientale per determinare le certezze necessarie, sia al fine della piena disponibilità degli impianti, che a quello di reperire risorse sui mercati finanziari.
“Riteniamo utile procedere con un percorso che preveda:
1) la richiesta immediata d’incontro al Presidente dell’Ilva al fine di conoscere il piano industriale del Gruppo ed il piano operativo ed i relativi investimenti con cui intende onorare le prescrizioni previste dall’Aia e la necessaria riqualificazione e innovazione industriale;
2) l’accelerazione della convocazione da parte della Presidenza del Consiglio, così come già richiesto da Fim, Fiom, Uilm e da Cgil, Cisl, Uil sulla questione Ilva; richiesta inviata martedì 20 novembre alla luce del precipitare della situazione;
3) una campagna informativa di assemblee in sciopero con i lavoratori in tutto il Gruppo Ilva, al fine di illustrare la posizione di Fim, Fiom, Uilm;
4) un’iniziativa di sciopero e di mobilitazione nazionale a Roma il 13 dicembre qualora il Governo non faccia pervenire la convocazione in tempi celeri”
I coordinamenti inoltre “condannano l’assalto alle sedi sindacali provinciali avvenuto a Taranto lo scorso 30 ottobre e ritengono gravi gli episodi di intolleranza e di diffamazione avvenuti in questi mesi che hanno avuto il solo scopo di screditare il lavoro del sindacato. Fim, Fiom, Uilm hanno da tempo scelto la difesa del tessuto industriale, a partire dall’industria primaria del Paese, ma, allo stesso tempo, la necessità che ciò sia sostenibile nel rapporto con i lavoratori, il territorio e l’ambiente; su questi presupposti confermeranno la loro azione”.