"La popolazione greca si è espressa ieri per la permanenza del proprio paese nell'area dell'euro. Insieme all'ingente immissione di liquidità assicurata dalla Banca centrale europea (Bce) e agli impegni per il sostegno della crescita che l'azione coordinata di Obama, di Hollande (rafforzato dalla vittoria socialista in Francia) e di Monti sapranno strappare alla Germania, è possibile che il voto della Grecia offra una ‘terza tregua’ alla crisi del debito sovrano”. Lo scrive Marcello Messori nel suo editoriale su Il Corriere della Sera. “Questa volta le istituzioni europee non potranno però accontentarsi di quelle scelte incompiute di coordinamento fiscale e macroeconomico, che hanno interrotto la ‘tregua’ nel primo trimestre del 2011 e che sono poi sfociate nel contagio di Italia e Spagna. A maggior ragione, esse non dovranno riproporre le ricette dei ‘sacrifici oggi per una crescita rinviata a un indeterminato domani’, che hanno dissipato il ‘tempo’ ottenuto all'inizio dell'anno grazie alle operazioni di rifinanziamento bancario a lungo termine (Ltro) da parte della Bce”.

Questa volta insomma bisogna fare sul serio. “Si tratta, innanzitutto, di rilanciare la domanda europea di investimenti (intangibili e tangibili) per i paesi ‘periferici’ mediante il ricorso al bilancio comunitario e di rinegoziare gli accordi per il sostegno europeo alla Grecia e agli altri Stati membri in difficoltà (Spagna inclusa)”. “II Consiglio europeo di fine giugno non potrà, però, accontentarsi di simili risultati che, fino a poche settimane fa, avrebbero garantito una solida base di ripartenza. II ‘tempo’ sprecato rende le ‘tregue’ sempre più fragili. Ormai, l'agenda europea impone la fissazione degli obiettivi e delle scadenze intermedie per la realizzazione dell'unificazione fiscale, bancaria e macroeconomica”. “Merkel e Hollande – è la domanda finale di Messori (e di tutti) – sapranno superare i veti reciproci nell'interesse della Uem e delle loro stesse economie?