È vero che con la manovra 2026 Meloni e Giorgetti destinano 2,5 miliardi in più al Fondo sanitario nazionale. Peccato, però, che omettano di dire che quella cifra non copre nemmeno l’aumento dei prezzi dovuto all’inflazione. La stessa inflazione che continua a impoverire le buste paga di lavoratori e lavoratrici anche della sanità.

E così come quei 2,5 miliardi siano assolutamente insufficienti, così lo sono le risorse che sempre Meloni e Giorgetti destinano agli aumenti contrattuali per gli operatori sanitari, che, a fronte di un’inflazione cumulata nel periodo di oltre il 17 per centoprevedono aumenti che non arrivano al 6 per cento. La realtà è che sia il Fondo sia i salari di quanti si prendono cura di noi, sono più poveri e di molto. Non è nemmeno un trucco, è un imbroglio.

I numeri

Ci ha pensato l’Area Stato sociale della Cgil a far di conto: la realtà che emerge è davvero drammatica per le conseguenze che porta con sé. Nel 2025 per il fabbisogno sanitario nazionale sono previsti 136,5 miliardi di euro, pari al 6,05 per cento del Pil, in rapporto al quale il finanziamento per il Ssn tocca il valore più basso degli ultimi decenni.

Il disegno di legge di bilancio 2026, che da oggi comincia il proprio viaggio in Parlamento, porta il fabbisogno sanitario nazionale del 2026 ad appena il 6,15 per cento del Pil, pari a 142,9 miliardi di euro, prevedendo un incremento di 2,4 miliardi di euro (per il 2027) e 2,65 miliardi (per il 2028).

La verità che Meloni non dice

Quella che sta esaminando il Senato è la quarta – sì, la quarta – manovra scritta e firmata dal Governo Meloni. Non è proprio più possibile dire (nemmeno gli amici più fidati della premier possono in onestà affermarlo) che la “colpa è di chi c’era prima”.

La verità la sottolinea la segretaria nazionale Cgil Daniela Barbaresi: “Dal suo insediamento nel 2022, Meloni ha previsto di tagliare quasi mezzo punto di Pil destinato alla sanità, pari a nove miliardi di euro in meno all’anno. Si continua su questa strada, con un pericoloso arretramento del servizio pubblico. Questa è la verità dei numeri”.

Presente inadeguato

Ora tabelle e poste di bilancio sono note. E per come vanno le cose tra Senato e Camera, grazie alle imposizioni del governo che non permette nemmeno ai parlamentari di maggioranza di presentare e far approvare emendamenti, difficilmente cambierà qualcosa. E allora esprimere valutazioni è doveroso.

“Il disegno di legge di bilancio prevede risorse del tutto insufficienti ad affrontare il drammatico sottofinanziamento della sanità pubblica”, prosegue Barbaresi: “Il governo decide dolosamente di ridurre la quota di ricchezza del Paese da destinare alla sanità pubblica, imponendo alle persone di pagare per curarsi, se possono permetterselo”.

Futuro ancora più nero

La legge di bilancio, oltre a definire le spese per l’anno che verrà, deve – e lo fa – indicare le poste di bilancio anche per i tre anni successivi. E qui dice, senza possibilità di fraintendimento, che il rapporto tra ricchezza e investimenti in sanità tornerà a diminuire.

La previsione del Fondo sanitario nazionale non solo resta inadeguata, ma arriverà al picco negativo mai registrato, tornando a scendere nel 2027 al 6,04 per centofino a sprofondare al 5,93 nel 2028.

“Valori assolutamente insufficienti a garantire il diritto alla salute e a rispondere ai bisogni urgenti delle persone", commenta la segretaria nazionale Barbaresi: “Così si allontana ulteriormente l’Italia dai Paesi europei più avanzati per investimenti nella sanità pubblica”.

Il personale

Da tempo raccontiamo la “fuga” di medici, infermiere, operatori e operatrici sanitari dal servizio pubblico. Da tempo raccontiamo di quei pochi concorsi che si avviano e che non riescono a trovare personale sufficiente per i posti messi a bando. Perché? Troppi i carichi di lavoro e le responsabilità, eccessiva la svalorizzazione del proprio lavoro e della professionalità, esigue le risorse per le loro buste paga.

Mancano più di 5.500 medici di medicina generale, circa 25 mila medici ospedalieri, oltre 60 mila infermieri e infermiere. Non solo la manovra non prevede il piano straordinario di assunzioni chiesto a gran voce non solo dalla Cgil e dalla Fp, ma non s’immagina nemmeno di coprire buona parte dei buchi in organico.

L’analisi della Cgil

“Gli importi economici della legge di bilancio non consentono la valorizzazione del personale né le nuove assunzioni, prevedendo il 20 per cento di quelle necessarie alla sola riforma dell’assistenza territoriale”, sottolinea la dirigente sindacale: “Oltretutto, le risorse non sono destinate al sostegno e rafforzamento dell’attività ordinaria del servizio pubblico, ma sono in gran parte vincolate a specifici progetti”.

In particolare, spiega Barbaresi, sono ancora “destinate al privato e all’extra lavoro del personale, già allo stremo, finanziando prestazioni aggiuntive come presunto utile intervento per l’abbattimento delle liste di attesa, già fallito nel 2025. Si innalzano ulteriormente i tetti alla spesa per il privato convenzionato e per la farmaceutica, mentre resta il vergognoso tetto alla spesa sul personale”.

Non è distrazione, è scelta

C’è poco da dire, il governo in realtà è coerente con il suo pensiero e il suo programma elettorale: spingere per la privatizzazione della sanità e lasciare il pubblico per chi non può permettersi altro. E chi non ce la fa, pazienza. D’altra parte, è lo stesso atteggiamento adottato con il non-commento dei dati sulla povertà. Ognuno deve farcela da solo, chi non ce la fa rimanga pure ai margini.

La denuncia di Barbaresi è netta: “A fianco della propaganda governativa e delle roboanti dichiarazioni della presidente del Consiglio Meloni, ci sono la realtà dei numeri della legge di bilancio e il mondo reale: il progressivo allontanamento delle persone dalla tutela della sanità pubblica e dal diritto alla salute, con sei milioni di persone che rinunciano a curarsi, una su dieci, e la concreta e progressiva privatizzazione del Servizio sanitario nazionale”.

Un’altra storia è possibile

Anzi, un’altra storia è doverosa. Nel rispetto della Costituzione che afferma: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività”. E un’altra storia, precisa la segretaria confederale Cgil, sarebbe possibile: “Occorre garantire al Servizio sanitario nazionale risorse adeguate, raggiungendo progressivamente il finanziamento allineato ai valori medi dei Paesi europei e fissandolo a un livello non inferiore al 7,5 per cento del Pil”

Per questo, conclude Barbaresi, chiederemo “modifiche alla legge di bilancio per incrementare le risorse destinate al Servizio sanitario nazionale (Ssn) di 10.500 milioni di euro per il 2026, 14.200 milioni per il 2027 e 14.700 milioni dal 2028. Chiederemo, inoltre, che gli investimenti aggiuntivi siano interamente destinati al potenziamento di servizi e cure direttamente erogati dalle strutture del Ssn”.