Il problema non è che Poletti, noto serial-gaffeur, stia zitto. Il problema sta nel complesso di errori cruciali commessi dal Jobs Act: una normativa sui licenziamenti liberi e monetizzati tra le peggiori d’Europa, la riconferma della permissività generalizzata dei voucher, la totale liberalizzazione dei contratti a termine e del lavoro in affitto. Una linea iper-liberista, tipica della vecchia destra al tempo dei fasti della globalizzazione. Quando ora persino la destra tende ad assumere un profilo “sociale” e a catalizzare la protesta dei ceti sociali impoveriti.

La legislazione del lavoro va dunque cambiata in radice, dati gli effetti disastrosi, specialmente per i giovani, del puro e semplice rafforzamento dei poteri dell’impresa che alimenta, specie nei settori dei servizi e del terziario, le peggiori forme di speculazione del lavoro. Ben venga dunque lo stimolo dei referendum promossi dalla Cgil e sottoscritti da tre milioni di cittadini, tutti, peraltro, perfettamente ammissibili.

Luigi Mariucci è professore di Diritto del lavoro all’Università Ca’ Foscari di Venezia