A partire da mercoledì 24 gennaio 2018 la Cgil Basilicata darà il via su tutto il territorio lucano alla campagna regionale “Giù le mani dalla sanità” nata per informare su quanto previsto dal riordino del sistema sanitario della Regione Basilicata evidenziandone i punti di criticità e le rispettive proposte della Cgil. Il programma prevede una serie di assemblee nei luoghi di lavoro e volantinaggio. Si parte il 24 gennaio a Melfi alle ore 17 a Palazzo Donandoni, per proseguire il 25 gennaio al centro sociale di Villa d'Agri sempre alle 17, il 26 gennaio all’Auser di Lagonegro ancora alle 17 e il 2 febbraio a Senise. La Fp Cgil contemporaneamente terrà assemblee domani martedì 23 gennaio dalle 12 alle 14 all’ospedale di Lagonegro, il 24 dalle 12 alle 14 all’ospedale di Melfi e il 25 dalle 12 alle 14 all’ospedale di Villa d’Agri.

La vertenza sulla sanità in Basilicata rappresenta per la Cgil una priorità. "È proprio su di essa - afferma il sindacato - che si stanno materializzando, oggi più che mai, tutte le distorsioni di questo governo regionale: a partire da un riordino fittizio, solo finalizzato a tenere in piedi un equilibrio contabile, e privo di una visione programmatica in risposta ai bisogni di salute dei territori, per finire con la precarizzazione del lavoro nella sanità suggellata dal recente bando regionale con il quale si sceglie di introdurre il lavoro interinale nella cura della salute. Una brutta pagina per la sanità lucana, piegata nelle maglie di una lottizzazione senza scrupoli".

“Riformare la sanità partendo dai bisogni dei cittadini, dall’abbattimento delle liste d’attesa e dalla qualità dei servizi. Questo avremmo voluto dal piano di riordino del sistema sanitario regionale – afferma Angelo Summa, segretario generale Cgil Basilicata - E invece stiamo assistendo alla precarizzazione del diritto alla salute e alla precarizzazione del lavoro. Per la prima volta in Basilicata si aprono le porte al lavoro interinale, un lavoro a chiamata, clientelare, che non solo porterà ad una totale svalorizzazione delle professioni sanitarie ma che avrà come conseguenza un abbassamento della qualità dei livelli di assistenza".

Mercificazione del lavoro e fine dei concorsi pubblici significherà anche fine del merito e della speranza di un lavoro stabile e dignitoso per le nuove generazioni lucane: "Un lavoratore precario che non ha sicurezza del futuro e che viene assunto per chiamata diretta e con criteri molto discutibili, e non perché selezionato per il proprio valore, non potrà mai offrire il meglio della propria professionalità né tantomeno sarà incentivato ad investire nella propria formazione considerata anche la temporaneità del rapporto di lavoro”, insiste il dirigente sindacale.

Ciò implica anche una “precarizzazione dei livelli di assistenza, in quanto questa riforma non affronta una riorganizzazione vera che si basi sul bisogno di salute dei cittadini ma sul bisogno ragionieristico di far quadrare i conti con degli artifici giuridico-contabili. Infatti, il riordino del sistema sanitario regionale si basa unicamente su accorpamenti di presidi ospedalieri che unificando i bilanci mascherano i disavanzi. Non si è intervenuti sull’offerta di servizi diversificandola e qualificandola ma, di fatto, si è messo mano alla sanità lucana semplicemente modificando la titolarità giuridica dei presidi ospedalieri territoriali e distrettuali".

Ad esempio, con l’aggregazione al San Carlo di Potenza, unico Dea (dipartimento emergenza-urgenza) di II livello, dei presidi territoriali di Lagonegro, Melfi e Villa D’Agri si è determinata l’attribuzione all’unica azienda ospedaliera regionale di compiti impropri sottraendo energie, in termini di personale e fondi, all’implementazione dei servizi di alta specialità, propri della sua mission. "Dopo avere per anni vantato il merito di essere l’unica regione del Mezzogiorno a non aver mai subito un commissariamento – continua Summa - dopo questo tanto pubblicizzato riordino del sistema sanitario regionale rispondente unicamente all’intento di aggirare norme che impongono piani di rientro ai presidi ospedalieri fuori parametro”.

Da qui le proposte della Cgil Basilicata: “La riforma del sistema sanitario regionale poteva e doveva essere l’occasione per migliorare la qualità dei servizi offerti e rispondere al meglio al bisogno di salute dei cittadini di Basilicata – dichiara Summa –. Poteva e doveva essere l’occasione per fare nuovi concorsi pubblici selezionando giovani preparati a cui dare la dignità di un lavoro stabile e a cui affidare la cura della salute. Tutto questo avrebbe presupposto una lettura ed analisi puntuale dei bisogni della popolazione partendo dalle attuali criticità che, come nel caso delle liste d’attesa, costituiscono un reale ostacolo per l’accesso alle cure, e da un esame della migrazione sanitaria, verificandone i motivi e le specialità maggiormente interessate dal fenomeno".

"Bisognava pensare – prosegue la nota – a una diversificazione dei servizi offerti che potesse rispondere alle differenti esigenze territoriali e puntare a costruire un modello sostenibile nel tempo, efficace, in grado di offrire servizi di qualità ai cittadini allocando risorse e tecnologie nei presidi territoriali e garantendo qualità, equità e universalità di accesso, principi cardine del nostro sistema di welfare. Si è persa una grande occasione per riformare radicalmente il sistema sanitario regionale in direzione di una valorizzazione dell’assistenza distrettuale e della sanità territoriale. Si è confermato un modello di sanità ospedalocentrica, che manifesterà a breve tutta la sua criticità ed insostenibilità, sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista sociale". Andando avanti di questo passo "assisteremo ben presto a una progressiva privatizzazione della sanità lucana – conclude il sindacalista".