"Sei anni di crisi e quattro governi hanno lasciato piaghe profonde nel nostro Paese che non sono state curate: l'industria continua a perdere colpi – dal 2008 ad oggi la perdita della capacità produttiva nazionale è stata del 25% –. Nessun problema è stato risolto; anzi, al contrario, il mondo del lavoro soffre sempre di più e la disoccupazione, in particolare quella giovanile, continua a segnare livelli record". Così Gianna Fracassi, segretaria confederale della Cgil, stamane ai microfoni di Italia Parla, la rubrica di Radioarticolo1 (podcast). "Di fronte ai tanti annunci del governo Renzi – prosegue la dirigente sindacale –, noi non vediamo una risposta che parli ai giovani, che parli al lavoro in generale, ed è questo uno dei punti della nostra iniziativa che caratterizzerà il prossimo periodo. Chiediamo che dalle parole si passi ai fatti. Ci sono temi importanti all'ordine del giorno, in primis quello dell'occupazione, e ci sono una serie di proposte che la Cgil ha fatto in questi mesi, e vorremmo che il governo ne discutesse con noi".

Scendendo nel dettaglio degli argomenti, Gianna Fracassi ha ricordato la lunga discussione estiva sulla riforma del Senato, "che ha imballato anche i lavori del Parlamento, dopo aver assistito agli annunci sulla riforma della giustizia, della scuola, della pubblica amministrazione, sul Jobs act. Insomma, su una serie di versanti importanti abbiamo una serie di interventi annunciati, ma non portati a termine. E non si tratta solo di una questione di tempistica dei lavori parlamentari, ma credo si sia voluto dare l'impressione di un cambiamento molto a parole, ma poco nei fatti".

Un esempio su tutti, la riforma della giustizia. "Su questo versante – prosegue la segretaria confederale –, abbiamo dato un giudizio positivo, tranne che su alcuni passaggi che riguardano la gestione dei lavori. Alla fine, quella riforma è stata spacchettata in più provvedimenti legislativi, di cui solo uno, di sicuro importante come il dimezzamento dell'arretrato civile, ha avuto la necessaria velocità. Noi riteniamo, però, che la medesima rapidità di approvazione sia data ad altre norme simbolo per il nostro Paese. Mi riferisco alle questioni contenute nel ddl che riguardano anticorruzione, falso in bilancio, prescrizione e introduzione del reato di autoriciclaggio, che per un Paese che paga 60 miliardi alla corruzione significano anche dare un messaggio simbolico e quindi fare quella battaglia culturale richiamata qualche giorno fa dal commissario dell'Agenzia dell'anticorruzione Cantone. Su questo versante, la Cgil è da sempre impegnata e continuerà a farlo prossimamente avviando una campagna sulla legalità".

Passando al tema del lavoro, "bisogna evitare - continua Fracassi - di scambiare l'abbassamento delle tutele e dei diritti come un elemento che modernizza il Paese. Questo refrain vale per tutte le categorie del lavoro, sia privato che pubblico. Su quest'ultimo versante e quindi sul blocco del rinnovo dei contratti, si pensa solo a fare un'operazione di riduzione di retribuzione per fare cassa. Stessa cosa in materia di flessibilità: la si vuole aumentare quasi come se modificando le architravi del mercato del lavoro si potesse aumentare l'occupazione. Non è certo questa la ricetta giusta, e dopo sei anni di interventi su questa falsariga abbiamo provato che questo tipo di approccio non funziona".                          
 
Non secondari i problemi della scuola. "Innanzittutto – commenta Fracassi –, abbiamo dato un giudizio positivo sulla stabilizzazione del 150.000 precari, nostra rivendicazione storica per la categoria. Dopodichè, sul fronte dell'organizzazione del lavoro, in particolare del personale docente, si fa un'operazione di rilegificazione. Non a caso, su tale versante il nostro obiettivo è quello della riapertura del contratto, della valorizzazione professionale. Al contrario, il governo sta facendo un'operazione che dietro una finta consultazione acquisisce il consenso dei lavoratori bypassando il passaggio negoziale con il sindacato. Questo è sbagliato, così come non riscontriamo nel piano scuola di Renzi due obiettivi importanti di cui il Paese ha bisogno: il primo è che non si interviene sul versante dell'innalzamento dell'obbligo scolastico, battaglia per noi fondamentale e improcrastinabile, oltrechè coraggiosa, perchè così facendo otterremmo un aumento del numero di diplomati e laureati; il secondo, sulla parte scuola-lavoro riscontriamo alcune debolezze, a cominciare dal mancato rafforzamento degli istituti tecnici e professionali. Insomma, ci vuole un'alternanza scuola lavoro vera, non mascherata da altre forme: solo così si può combattere il fenomeno della dispersione scolastica, vera piaga del nostro Paese". 

Nel frattempo, riprende al Senato la discussione sul Jobs act: "Su questo, la Cgil si appresta a fare proposte – rileva Gianna Fracassi –. Va bene ricominciare a parlarne, il problema è che gli obiettivi del governo sono sempre gli stessi, con il noioso ritorno alla discussione sull'articolo 18, che crediamo francamente non sia centrale in questo momento, soprattutto se orientato sempre all'obiettivo finale dell'abbassamento dei diritti dei lavoratori. Noi ci batteremo affinchè diventino patrimonio della discussione parlamentare la riduzione del lavoro precario in tutte le sue forme, creando nel contempo migliori condizioni di stabilità del personale. Se si vuole rimettere mano al mercato del lavoro, che lo si faccia evitando gli innumerevoli errori e danni prodotti in passato".

Sulla stessa falsariga, secondo la dirigente Cgil, si colloca la spending review. "Bisogna superare la logica dei tagli lineari, che ha caratterizzato gli ultimi governi. Da Tremonti in poi, abbiamo sperimentato che non funziona, l'effetto finale è stato solo una riduzione dei diritti delle persone: penso alla sanità piuttosto che all'istruzione. Attenzione, con questo non voglio dire che non si possa fare un'operazione intelligente di razionalizzazione mirata gli sprechi veri, che invece rimangono ancora lì, intoccati e intoccabili. Ma le nuove proposte che ci sono state presentate ci appaiono vecchie e in qualche modo si ritorcono negativamente per l'ennesima volta nei confronti di lavoratori e cittadini".

A questo punto, la Cgil si appresta ad ottobre a mobilitarsi. "Scenderemo in piazza per il lavoro, per l'occupazione, per le tutele e per le retribuzioni – conclude Fracassi –. Riattiviamo il nostro protagonismo, e il passaggio conseguente avverrà la prossima settimana in occasione del Direttivo nazionale, dove si delineerà concretamente la nostra azione. In una fase così difficile riteniamo sia necessario per il sindacato dare la massima visibilità ai temi concreti e centrali per i lavoratori e per il Paese".