Questione legalità sempre in primo piano per una Regione martoriata come quella calabra, dove le ultime vicende che hanno travolto Scoppeliti stanno lì a dimostrare che i problemi sono molto lontani dall’esser risolti. Questa mattina (2/4) la Fp Cgil di Reggio Calabria Locri ha convocato una conferenza stampa per proporre alcune proposte di modifica alla pratica dei commissariamenti che pare non stiano affatto funzionando per il meglio.

La Cgil è stato il primo soggetto che il 10 ottobre 2012, alla notizia dello scioglimento del Comune di Reggio Calabria per contiguità mafiosa, ha salutato l’arrivo dello Stato come un fatto positivo – ha detto Franco Manunta, segretario provinciale della Fp Cgil ai microfoni di Radioarticolo1 nel corso di Work in News (qui il podcast) –, utile per ricondurre la città, almeno per gli aspetti legati all'amministrazione civica, nell'alveo della piena legalità e dando così risposte ai cittadini onesti”. Nonostante questa disposizione positiva, però, “a 18 mesi dall’inizio del commissariamento il bilancio è drammaticamente fallimentare”. La Cgil di Reggio Calabria-Locri ha lanciato alcune proposte proprio per cercare di uscire da questa impasse.

Tra i nodi c’è, appunto, la necessità di rivedere forma e modi delle pratiche di commissariamento. “L’idea che abbiamo maturato in questi mesi – ha detto Manunta – è che le istituzioni elette democraticamente, reati individuali a parte, di cui però si deve occupare la magistratura, non debbano essere sciolte. Esse, secondo noi, debbono rimanere in carica con, al loro fianco, la figura commissariale. Si tratta in sostanza di una forma di amministrazione controllata. Naturalmente il commissario deve avere poteri eventualmente sostitutivi nel caso di un conflitto che si determina con l'istituzione politica. Il tutto in totale trasparenza rispetto alla cittadinanza”. Per la Fp Cgil, poi, i commissari non “devono essere presi nella logica della carriera prefettizia, perché ciò li induce a operare in una logica quasi del tutto amministrativo-burocratica, a non prendere decisioni e assumere responsabilità. Insomma, vogliamo che si sviluppi un confronto dialettico e democratico, con una figura che rappresenta sì lo Stato ma ha caratteristiche da vero e proprio city manager”.