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“Fermare le crisi industriali e occupazionali, far ripartire gli investimenti, riformare ammortizzatori sociali, tutelare la salute e la sicurezza sul lavoro”. Sono i temi ambiziosi, fondamentali per il futuro dell’intero paese, di cui si discute oggi (20 novembre) all’assemblea nazionale delle delegate e dei delegati organizzata da Fim, Fiom e Uilm che si svolge a Roma, al teatro Ambra Jovinelli, a partire dalle 10. Oltre alle lavoratrici e ai lavoratori, prenderanno la parola dal palco anche i segretari generali delle tre categorie: Marco Bentivogli (Fim Cisl), Francesca Re David (Fiom Cgil), Rocco Palombella (Uilm Uil).
La manifestazione rappresenta il seguito ideale della mobilitazione iniziata il 31 ottobre con le due ore di sciopero e le assemblee, e in concomitanza con l'avvio della trattativa per il rinnovo del Ccnl dei metalmeccanici.
Uno sciopero e una mobilitazione “necessari nei confronti delle imprese, del governo e del Parlamento per contrastare le crisi aziendali”, scrivono Fim, Fiom e Uilm in una nota, sottolineando come “sono 160 i tavoli di crisi aperti che non vedono al momento spiragli di risoluzione. È necessario che nell’agenda politica ritorni al centro l’impresa e il lavoro, attraverso gli investimenti pubblici e privati, per il rilancio della crescita economica e sociale e la salvaguardia dell’occupazione e la tutela della salute e sicurezza”.
Quello che invece nella realtà accade sembra invece andare in un’altra direzione: “Nel Paese stiamo assistendo a una situazione insopportabile: aumentano il ricorso agli ammortizzatori sociali e gli annunci di chiusure di interi stabilimenti in tutti i settori dall’elettrodomestico alla siderurgia, all’automotive, all’elettronica, all’informatica fino alle istallazioni; i processi di ristrutturazione troppo spesso garantiscono redditività alle imprese scaricandone il prezzo sui lavoratori”.
Contemporaneamente, “aumentano gli infortuni e le morti sul lavoro. Una situazione non più accettabile. È necessario investire nella transizione industriale che fermi la chiusura di stabilimenti e investa sulle persone che lavorano a partire dai grandi gruppi, le multinazionali fino alle piccole imprese”.
Come scrive Francesca Re David, segretaria generale della Fiom, in un editoriale su Imec: “C’è una bugia che da un paio d’anni s’aggira per l’Italia: dice che la ‘grande crisi’, che dagli Stati Uniti e dalle speculazioni finanziarie ci è arrivata addosso nel 2008, è ormai superata. Forse sarà vero per i giochini della finanza, non certo per l’economia reale, per l’industria, per le lavoratrici e i lavoratori”.
Anche senza considerare la recente stagnazione tedesca “e dopo che i soli metalmeccanici in un decennio hanno perso oltre 300.000 posti di lavoro, attualmente sono più di 200.000 i lavoratori dell’industria italiana che rischiano la disoccupazione, mentre la cassa integrazione nei primi sei mesi dell’anno è aumentata del 78%, perché gli ammortizzatori sociali continuano a essere il principale – o unico – strumento con cui si affrontano le crisi aziendali”.
Nel dibattito non potrà mancare ovviamente il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Dopo centinaia di assemblee, la consultazione certificata delle lavoratrici e dei lavoratori ha avuto un esito positivo: hanno infatti detto sì alle richieste di Fim, Fiom e Uilm il 96 per cento dei votanti. La trattativa è dunque partita e si tratta, va ricordato, della prima piattaforma unitaria dal 2008. Una piattaforma molto ambiziosa: “Con questi contenuti – ha detto Re David – la trattativa che ci attende sarà impegnativa, il confronto sarà difficile, il contratto ce lo dovremo conquistare”.