Sono circa 225mila (fonte Inps) le donne che lavorano nel settore delle costruzioni, e rappresentano poco meno del 14% degli occupati. Sono in gran parte dipendenti, per il 67% impiegate, e poi tecnici, operaie semplici e specializzate, poche dirigenti, tante con partita Iva, soprattutto nel settore del restauro e archeologia, quasi la metà lavorano con contratti part time, un buon livello di sindacalizzazione. È questa la fotografia tracciata oggi a Roma dalla Fillea, nel corso della sua seconda assemblea nazionale delle lavoratrici e delegate. Quella delle donne continua ad essere una presenza ancora molto bassa nell'edilizia, il 7,3%, che sale ad oltre il 27% nel legno-arredo, fino a superare il 70% nel restauro e archeologia. E mentre per le costruzioni in generale le lavoratrici crescono dal 2004 al 2011 del 15%,

È proprio nel fanalino di coda dell'edilizia che da alcuni anni la presenza femminile avanza anche in mansioni più storicamente maschili come gruisti, capi cantiere e soprattutto nelle figure di direzione, ingegneri e architetti. Spicca poi il dato della posizione dirigenziale, dove il valore della presenza femminile è allo 0,8%, contro uno 0,4% della presenza maschile. Poche, brave e preparate, ma probabilmente non valorizzate come gli uomini, dunque, le donne del settore delle costruzioni non fanno eccezione rispetto agli altri comparti del lavoro privato.

I numeri parlano chiaro: dal 2008 al 2011 cresce la presenza di lavoro autonomo e imprenditrici, oltre il 43% lavorano part time, ovvero due indicatori €œcivetta di una possibile discriminazione salariale, che nel settore dell'€™edilizia si aggiunge a una strutturale tendenza alla compressione dei costi del lavoro. Dunque, rischio doppio per le donne impiegate nei cantieri di dover accettare condizioni contrattuali e salariali a ribasso. in crescita la presenza e l'€™impegno delle donne nella Fillea, che da anni ha messo in campo una serie di progetti finalizzati al rafforzamento della presenza femminile sia tra gli iscritti che negli organismi dirigenti, forte delle decisioni assunte negli ultimi congressi nazionali di categoria e della Cgil in materia di norme antidiscriminatorie. A fronte di una crescita negli ultimi tre anni del 10% delle iscritte alla Fillea, si è passati dal 12,2% al 16,63%  di presenza femminile nei direttivi, con punte del 29% in Veneto, 30% in Basilicata, e addirittura 34% in Alto Adige.