Giornata fitta d’incontri, quella di oggi (martedì 4 luglio), sul fronte della previdenza. Riprende, anzitutto, il confronto tra governo e sindacati sulla cosiddetta “fase 2”: il vertice, dal carattere più propriamente “tecnico”, è fissato alle ore 17 a Roma, presso il ministero del Lavoro (in via Veneto 56). Un’ora prima, alle 16, i sindacati incontrano il presidente dell’Inps Tito Boeri per affrontare le criticità emerse in fase attuativa delle norme sull’Ape sociale e sulle pensioni per i lavoratori precoci (l’appuntamento è sempre a Roma, presso Palazzo Wedekind, in piazza Colonna 366). A entrambi gli incontri partecipa il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli.

All’ordine del giorno del tavolo sul sistema previdenziale ci sono, in particolare, le pensioni contributive di garanzia per i giovani. “Dobbiamo dare risposte ai giovani che hanno carriere fragili e discontinue”, spiega Ghiselli: “Lo strumento non è certo il ricorso alla previdenza complementare, perché chi non riesce a costruire il primo pilastro non può neanche costruire il secondo”. La proposta dei sindacati, illustra il segretario confederale, è quella di “premiare la presenza e l'attività nel mondo del lavoro, non di dare a tutti una pensione minima garantita”.

“A chi è disoccupato e segue un periodo di formazione, chi ha il part time, chi fa lavori di cura, chi ha contributi bassi come i collaboratori, i lavoratori pagati con i voucher, le colf che operano per poche ore: per tutti loro va valorizzato un periodo contributivo ulteriore”, argomenta Ghiselli. Quest’intervento sarà a carico della fiscalità generale, ma “il meccanismo che proponiamo – aggiunge – costa meno della pensione minima per tutti e degli interventi assistenziali di soccorso alla povertà”. Inoltre, conclude il segretario confederale Cgil, è un sistema virtuoso “contro l'evasione contributiva, perché i contributi troppo bassi per maturare una pensione vanno di fatto perduti”.

Molti sono i temi che andranno sviluppati nell’incontro al ministero del Lavoro. Un nodo sicuramente da sciogliere è quello della modifica, fortemente richiesta dai sindacati, della legge che impone l’incremento dell'età pensionabile in caso di innalzamento delle aspettative di vita da parte dell'Istat (che verrebbe realizzato con un decreto dei ministeri del Lavoro e dell'Economia). Ci sono poi la previdenza complementare, che va estesa e di cui vanno favoriti gli investimenti dei fondi nell'economia reale; la revisione dei meccanismi di rivalutazione (la proposta Cgil è “di adottare meccanismi a scaglioni"); la diversificazione delle speranze di vita per tipologia di lavori svolti; l’introduzione del riconoscimento contributivo del lavoro di cura, consentendo così, a tutti coloro che hanno sospeso il lavoro per accudire un familiare, di avere i contributi necessari per andare in pensione.

Altro punto di discussione, e che sarà trattato anche nell’incontro con il presidente dell’Inps Tito Boeri, è la modifica all'Ape social per quanto riguarda i lavoratori edili, i disoccupati e le altre categorie di persone che svolgono lavori gravosi. Vi è la necessità, da un lato, di ampliare le risorse messe a disposizione dal governo per l'Anticipo pensionistico, considerate la quantità di richieste escluse per esaurimento dei finanziamenti. Dall’altro, Cgil, Cisl e Uil chiedono di modificare i due requisiti indicati per l’accesso (36 anni di contribuzione e gli ultimi sei anni continuativi di lavori gravosi) perché, soprattutto la maggioranza dei lavoratori edili, operante “in un settore – spiegano i sindacati di categoria - dove la discontinuità del lavoro è molto diffusa”, rischia di restare fuori da quest’opportunità.