"Per tornare a crescere, l’Italia deve incrementare la produttività superando i vincoli strutturali del Paese e creando le condizioni perché possa aumentare quella delle singole imprese". Lo ha detto il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, durante l'assemblea annuale dell'associazione che si è conclusa ieri (3 luglio). "È importante misurare i risultati dei vari settori, valorizzando quelli che hanno maggiori possibilità di crescita. Ai primi posti - ha sottolineato - senza dubbio si colloca la farmaceutica. Per produttività ha i valori più elevati della media e tra il 2007 e il 2012 è stato il comparto con la crescita più alta tra tutti quelli dell’economia, come sottolinea la stessa Banca d’Italia. Senza la produzione delle imprese del farmaco, la produttività totale in Italia diminuirebbe del 3%". 

Un’industria che tuttavia si trova ad attraversare una fase non facile. "Dal 2006 al 2012 - secondo i dati dell'associazione - sono andati persi 11.500 posti di lavoro, un calo (-15%) molto più grave rispetto a quello degli altri Paesi (-6%). Gli investimenti, malgrado negli ultimi cinque anni siano complessivamente cresciuti, nel 2012 si sono ridotti del 2,5%. La Banca d’Italia evidenzia inoltre che attività produttiva e grado di utilizzo degli impianti sono scesi a partire dalla seconda metà del 2012. E le previsioni indicano che il calo si protrarrà per tutto il biennio 2013-2014 (-3% complessivamente), aumentando così i rischi di ulteriori riduzioni dell’occupazione. Inoltre i pagamenti della P.A. sono in media di quasi 250 giorni, con punte di oltre 600, per un credito totale vantato dalle imprese di 4 miliardi (circa il 30% del fatturato a ricavo industria derivante della spesa pubblica), di cui 1,7 relativo a contratti firmati da inizio 2013".

Farmindustria, proprio per contribuire alla crescita, ha presentato una serie di proposte a costo zero per confrontarsi con le istituzioni. Tra le altre, un Patto di stabilità di 3 anni senza modifiche del quadro normativo; assicurare un rapido accesso ai nuovi farmaci e vaccini; superare la frammentazione regionale in Sanità, riequilibrando i poteri e le competenze fra Stato e Regioni; definire una cabina di regia tra ministeri per rendere compatibili politiche sanitarie e crescita industriale, rafforzando il ruolo del tavolo per il settore farmaceutico istituito presso il dicastero dello Sviluppo.

E ancora, prevedere un ruolo attivo dello stesso ministero dello Sviluppo all’interno dell’Agenzia Italiana del Farmaco; eliminare i tetti per singolo farmaco e per classi terapeutiche essendo la governance della spesa garantita dai tetti generali; assicurare, nel rispetto dell’appropriatezza, la libertà prescrittiva del medico nella scelta terapeutica, senza vincoli di carattere economicistico né discriminazioni verso i prodotti con marchio. Misure da accompagnare alla semplificazione burocratica, al rispetto della proprietà intellettuale, alla valorizzazione della presenza industriale attraverso il riconoscimento del marchio, allo sviluppo di fondi sanitari integrativi.

"Senza dimenticare - ha aggiunto Scaccabarozzi - l’introduzione di meccanismi graduali di compartecipazione equa del cittadino, che prevedano esenzioni per patologie e/o livello di reddito, e una più efficiente offerta di beni e servizi applicando i costi standard a tutte le voci di spesa sanitaria. Il farmaco è infatti oggi l’unico bene della salute che ha un costo standard, decisamente più basso che nel resto d’Europa. E, come riportato nelle Relazioni della Banca d’Italia e della Corte dei Conti, la spesa farmaceutica è in calo a differenza di altre voci della sanità".