Campania lavoro, la rubrica d’informazione e approfondimento di RadioArticolo1, oggi si è occupata del caso Ericsson. Il 13 giugno scorso, come è noto, la multinazionale svedese di Ict ha annunciato una procedura di mobilità per 375 addetti a livello nazionale nei prossimi dodici mesi. Assieme alla sede di Genova, il territorio più colpito è quello di Napoli, dove a rimanere senza lavoro, secondo il piano aziendale, sarà il 25% dei 104 lavoratori dello stabilimento partenopeo.

 

 

Osserva Alessandra Tommasini, della segreteria Slc Napoli. “Il governo dichiara di puntare molto su banda larga, internet veloce, digitalizzazione, soprattutto nel Sud d’Italia, come chiave dello sviluppo del futuro. Una giusta filosofia, che va nella stessa direzione del recente accordo siglato tra la Apple e l’università Federico II° di Napoli per la creazione del centro Academy per sviluppatori di applicazioni. Dopodichè, però, il patrimonio di alte professionalità esistente nella nostra zona viene depauperato. L’aspetto più drammatico della vicenda Ericsson è la crisi occupazionale, perché si perdono posti di lavoro qualificati, mentre il gruppo si sottrae costantemente al confronto richiesto dai sindacati: l’8 luglio, all’incontro programmato al Mise, non si è presentato nessuno dei dirigenti. Noi abbiamo chiesto d’individuare soluzioni per far sì che la crisi dichiarata dall’azienda non finisca tutta sulle spalle dei lavoratori”.

“Ricordiamo – continua la dirigente sindacale – che questa è l’ennesima procedura di esubero che la Ericsson ha avviato in Italia: in totale, se ne contano addirittura tredici negli ultimi anni. Noi chiediamo l’intervento del governo per far sedere al tavolo tutti gli interlocutori interessati e ci battiamo per definire strumenti alternativi ai licenziamenti. Al contrario di quel che sta accadendo, la comunicazione, la fibra ottica dovrebbero essere un volano per lo sviluppo e l’espansione occupazionale. I lavoratori Ericsson hanno maturato un know how che va al di là del perimetro aziendale e costituisce una risorsa dal valore inestimabile per il Paese. Non capiamo l’atteggiamento di Renzi, che per ora non interviene. Il governo deve fare la sua parte, perchè tante persone, tutte con altissime professionalità acquisite, rischiano il dramma”.

Gino Poggiani è uno dei lavoratori della Ericsson napoletana. “Il nostro sit-in organizzato davanti al Mise venerdì scorso è andato male, perché l’azienda non si è presentata. Oggi siamo stati di nuovo a Roma per rivendicare le nostre posizioni. Napoli è il territorio più colpito in assoluto, sia come percentuali, ma anche come concentrazione di professionalità. È davvero un paradosso, perché mentre Renzi, Poletti e Franceschini a Palazzo Madama organizza una convention su ‘Giovani, sviluppo, innovazione e crescita’, nel contempo Ericsson fa fuori gran parte del personale, dall’età media di 45 anni. A Napoli abbiamo la direzione generale del Sud d’Italia per l’implementazione delle reti di tlc ad alto profilo tecnologico e per quanto riguarda la fibra ottica, a Pagani, in provincia di Salerno, vi è un centro di ricerca e sviluppo ben avviato, dove anche lì l’anno prossimo si farà un’ulteriore ristrutturazione”.

“Che succede negli stabilimenti campani? – si chiede ancora il delegato sindacale Cgil – Il Mise ha invitato ancora una volta l’azienda a sedersi al tavolo, nel frattempo, per il 12 luglio, noi abbiamo organizzato il coordinamento nazionale di tutte le Rsu per cercare d’individuare una strategia comune in tutti gli impianti del gruppo, con l’unico obiettivo di fermare la procedura di licenziamento collettivo avviata dalla Ericsson. Sono anni che la multinazionale svedese licenzia: è una procedura inumana, ma in questo caso davvero immotivata e inspiegabile. Questo modo di fare deve finire”.