“Il comitato invaso Poma nasce per tutelare la diga, attualmente svuotata. Ci poniamo l'obiettivo di un giusto equilibrio tra l'acqua prelevata per la città e quella che serve per la campagna”. A dichiararlo è Giuseppe Gagliano, segretario della Cgil di Partinico, che oggi assieme al segretario generale Cgil Palermo, Enzo Campo, e alla segretaria Cgil Palermo, Alessia Gatto, ha preso parte alla manifestazione che si è svolta sulla diga Poma, organizzata dal comitato Invaso Poma, alla sua prima presentazione alla stampa. Del comitato, nato a luglio 2017, in risposta alla siccità che ha colpito l'agricoltura del partinicese, fanno parte i sindacati, le associazioni dei coltivatori, imprenditori, cittadini, con l'adesione di molti comuni della zona.

È stata l'occasione per ribadire che la rete d'irrigazione è vetusta (il 40% dell'acqua immessa si perde per le rotture), occorre procedere a opere di rifacimento e di pulizia dei fondali della diga ed è stato posto un problema di forestazione di una fascia di protezione della diga per evitare l'interramento. “Mentre la diga Poma si sta svuotando, utilizzata dall'Amap per Palermo e per i comuni costieri, per un totale di 30 milioni annui di litri al secondo, contro gli appena 9 milioni destinati all'irrigazione, in questa zona esiste anche la diga Garcia, che è piena perché poco utilizzata – aggiunge Gagliano –. Esiste un collegamento tra il Garcia e il Poma che per motivi a noi sconosciuti non viene utilizzato. In questo modo, assistiamo a un disequilibrio tra le esigenze della città e della campagna. Bisogna rivedere le percentuali di prelievo assegnate dal Poma. La diga è stata una grande occasione di sviluppo per la zona. Occorre rilanciare l'agricoltura e tutelare le attività del comprensorio. Per questo abbiamo chiesto un tavolo permanente con le istituzioni”.

Il comitato, il cui portavoce è un imprenditore agricolo Antonio Lo Baido, ritiene urgente che gli impianti per il recupero delle acque reflue per l’agricoltura, già costruiti fin dagli anni Ottanta - come quello di Partinico in contrada Ingastone, oggi da recuperare, e quello della fine degli anni ’90 di Borgetto, già definito e pronto per la sua utilizzazione - diventino lo strumento necessario per irrigare almeno 5.000 ettari, e cioè i terreni ricadenti nel 1° e nel 2° lotto 'a caduta'. Si calcola che almeno 10 milioni di metri cubi di acqua che provengono dai depuratori di Borgetto e Partinico finiscono ogni anno inutilmente a mare. “Uno spreco – secondo il comitato –, che ormai non trova più alcuna giustificazione. Si tratta, dunque, di ottenere dalla Regione o da altri soggetti nazionali ed europei, le risorse per definire i progetti già iniziati, come ad esempio la sistemazione del 1° lotto d'irrigazione a caduta, che confina con Borgetto e Partinico”.