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"Siamo disposti a fare le modifiche necessarie al Codice degli appalti, ma la terapia è quella giusta". Così il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, è intervenuto all'incontro "Nuovo codice appalti pubblici. Legalità e tutele per investimenti e sviluppo", organizzato da Cgil, Cisl e Uil, che si è svolto oggi a Roma (leggi la relazione di Franco Martini). In risposta alle richieste del sindacato, il titolare del dicastero si è detto favorevole a "tutte le modifiche necessarie" sul Codice definito dal governo, "soprattutto per creare nuovi posti di lavoro".
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La situazione degli appalti italiani è "come un malato", ha detto Delrio, e "ora bisogna pensare a migliorare un po' la condizione di questo malato claudicante. Bene le modifiche, quindi, ma la cura che stiamo facendo è corretta: se continuiamo a coltivare i principi su cui abbiamo fondato il Codice, lavorando insieme ai sindacati, avremo sorprese positive sia per le imprese sia per i lavoratori". In generale, ha spiegato, "veniamo da uno scenario delle opere pubbliche segnato da corruzione, infiltrazione mafiosa, crollo del mercato. Bisogna ripartire dallo stato reale delle cose, dove spesso le imprese non hanno capacità bancarie e non pagano i contributi: non credo nelle leggi taumaturgiche, ma per migliorare bisogna ricominciare dallo stato reale delle cose". Il Codice dell'esecutivo "si inserisce in questa situazione. Non pensiamo che gli appalti si regolino moltiplicando le norme: proponiamo la 'soft law', scelta che ci allinea all'Europa: meno regolazione fissa e più capacità di valutare di volta in volta i problemi che abbiamo. L'eccesso di legislazione portava troppe cause e avvocati". A suo giudizio "servono bandi di qualità", e sulla legge "non credo ci siano vuoti normativi, piuttosto ci sono cose che non vanno che si possono correggere".
Decaro (Anci): accelerare l'iter legislativo
“Il nuovo Codice degli appalti pubblici rilancerà gli investimenti. Condividiamo in pieno gli obiettivi di fondo per la semplificazione e la trasparenza di una riforma che qualcuno ha definito rivoluzionaria”. Così il presidente dell'Anci Antonio Decaro nel ricordare che i Comuni sono di fatto ottomila piccole stazioni appaltanti in grado di restituire linfa al paese. “L'Anci – sottolinea il primo cittadino di Bari – aveva espresso dubbi solo sulla scelta di un periodo transitorio, cosa che fece anche il Consiglio di Stato. Oggi, dopo sette mesi, mancano all'appello ancora troppi decreti: ne sono stati approvati soltanto sette sui 65 totali. In particolare ne chiediamo due per i Comuni, sulla qualificazione delle stazioni appaltanti e sulla definizione dei livelli di progettazione che, nell'incertezza attuale, sta creando alcuni problemi ai tecnici impegnati nella programmazione triennale”. In questa fase, inoltre, “può essere centrale il ruolo della Cabina di regia per individuare i correttivi e per il successivo monitoraggio”. Così come di fondamentale importanza, ha concluso, “è sbloccare il turn-over dei Comuni perché negli anni il personale si è ridotto di numero ed è invecchiato”.
Cantone (Anac): rivoluzione copernicana, ma serve il correttivo
“Il nuovo codice è una vera rivoluzione copernicana: oggi per la prima volta chiediamo anche alle amministrazione di saper fare, non solo alle imprese. A regime, non ci saranno più appalti fatti su misura vinti da imprese con il solo merito di avere amici nel posto giusto”. A dirlo è il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone. “Nessuno – sottolinea – ha messo in discussione il codice, lo hanno detto chiaramente sia sindacati sia i costruttori, e questa è sicuramente una notizia, anche perché sulla riforma si sentono castronerie di dimensioni colossali, c'è una grande superficialità”. Poi la precisazione sulle norme transitorie (“non impediscono e non bloccano nulla, e non dimentichiamo che nella precedente occasione sono passati quattro anni per l'applicazione complessiva”), e l'altro fatto positivo, cioè che “finalmente abbiamo una logica di sistema che regge senza deroghe. Con un'emergenza come quella del terremoto, in tempi passati, sarebbero state fatte senza problemi”. Tuttavia “un correttivo è indispensabile per come il codice è stato approvato in fretta”, visto c'era ad aprile una corsa contro il tempo per rispettare le direttive comunitarie: “Ora – conclude – non bisogna attendere la fine dell'anno per fare il correttivo”.
Furlan (Cisl): valga anche per i bandi sotto un milione di euro
Il nuovo Codice degli appalti "fa un notevole passo avanti che noi condividiamo per garantire più legalità". Lo ha detto il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, in occasione dell'incontro. Con il provvedimento sarà possibile introdurre "trasparenza, sicurezza e rispetto dell'ambiente come dei contratti di lavoro". Il passo avanti rappresentato dal Codice deve avere la massima estensione: "Penso che debba riguardare tutte le gare al di sotto della soglia di un milione di euro e che le regole valgano per tutti, per il privato come per il pubblico". Quindi un passaggio sul Mezzogiorno: "Incentivare, anche attraverso la decontribuzione, le assunzioni dei giovani al sud credo che sia una cosa assolutamente positiva ma non basta questo, bisogna puntare alla crescita e allo sviluppo anche cambiando il fiscal compact", ha aggiunto. Come sindacati, ha concluso tornando sugli appalti, "faremo tutto ciò che possiamo affinché la clausola sociale diventi obbligatoria: se così non fosse, in ogni livello contrattuale della pubblica amministrazione chiederemo che la clausola sia inserita come elemento qualificante. Siamo disponibili al confronto, con l'obiettivo di trovare insieme a Comuni e Regioni i correttivi che servono: senza però snaturare i valori etici e morali, basati sulla centralità del lavoro, che sono contenuti nel nuovo Codice".
A cura di Emanuele Di Nicola, Maurizio Minnucci