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Il greco Georges Dassis è da pochi giorni (esattamente dal 7 ottobre) il trentunesimo presidente del Comitato economico e sociale europeo (Cese). Nel corso del suo mandato, che durerà due anni e mezzo, l’impegno di Dassis – che ha guidato dal 2008 il Gruppo lavoratori nell’ambito dello stesso Cese – sarà principalmente quello di far ascoltare di più la voce di questo organo istituzionale consultivo che rappresenta gli interessi della società civile. Come? Lavorando di più e in maggiore sintonia con il Parlamento europeo, dice lui, ma anche avanzando alla Commissione più proposte di iniziativa legislativa e cercando di influenzare le priorità delle future presidenze dell’Ue.
Rassegna Presidente, se la sente di tracciare un bilancio dell’attività del Gruppo lavoratori in questi ultimi cinque anni fatti di austerità e attacchi ai diritti dei lavoratori?
Dassis Da quando è scoppiata la crisi, il Gruppo dei lavoratori del Comitato economico e sociale ha lavorato in stretta collaborazione con la Confederazione europea dei sindacati. Il principio che abbiamo adottato è stato quello della solidarietà, che è alla base della Costituzione dell’Unione europea. Con i nostri pareri abbiamo cercato di convincere le istituzioni europee che bisognava procedere verso l’alto e non abbassando il livello dei 28 Paesi aderenti. Abbiamo denunciato che il prezzo della crisi lo stanno pagando i lavoratori e soprattutto la popolazione meno ricca dell'Unione e in uno dei nostri documenti abbiamo proposto la mutualizzazione del debito pubblico, per fare in modo che i paesi più ricchi non si avvantaggiassero rispetto ai paesi più poveri. Non solo: abbiamo anche chiesto al commissario responsabile per le Politiche regionali che i Paesi in difficoltà potessero usare i fondi strutturali con un tasso di partecipazione diversa dagli altri, in modo da trasformare gli stessi fondi in uno strumento in più per migliorare le situazioni di difficoltà. Abbiamo dimostrato che le misure di austerità che sono state utilizzate nei diversi Paesi Ue, ma soprattutto per l’Irlanda, la Grecia e il Portogallo, non hanno affatto risolto i problemi. Anzi, li hanno aggravati.
Rassegna Ha citato l’austerità e poco prima ha parlato del principio di solidarietà, fondante dell’Unione europea. Lei è greco e il suo paese è diventato in qualche modo il simbolo dell’incapacità europea di trovare risposte solidali ai problemi generati dalla crisi. Alla luce delle vostre richieste e degli obiettivi che avete sempre perseguito all’interno del Cese, qual è il lascito del suo mandato alla presidenza del Gruppo lavoratori?
Dassis Personalmente sono soddisfatto. Soprattutto davanti al risultato di un movimento sindacale che si è sviluppato in questi anni anche perché ha appoggiato i pareri e fruito dei consigli che sono arrivati dal Comitato economico e sociale. Per quanto riguarda il mio operato, chi verrà dopo giudicherà come ho – anzi, come assieme a tutti i consiglieri del Gruppo – abbiamo lavorato. Quello che più mi preme sottolineare, a questo punto, è che, pur se da un’altra posizione, non ho nessuna intenzione di abbandonare la battaglia che ho iniziato sette anni fa al Gruppo lavoratori, perché continuerò a lavorare per gli stessi obiettivi.
Rassegna Ora l’importante incarico alla presidenza del Cese…
Dassis Il lavoro del Cese continua, non solo in collaborazione con il Gruppo dei lavoratori, ma anche con gli altri due organismi interni al Comitato, quello degli imprenditori e quello delle associazioni del terzo settore. Continueremo a operare per influenzare le istituzioni europee e per riportarle ai principi delineati dai padri fondatori. Chi decide sulle sorti dell’Unione non può lasciare nella miseria tanta parte dei cittadini del nostro continente.