Nei primi undici mesi del 2017 si è generato in Italia solo un lavoro 'mordi e fuggi', a dimostrarlo le rilevazioni dell'Inps di quest'oggi: il dato relativo alla crescita delle cessazioni dei contratti a tempo determinato, pari al 24.2%, è pressoché identico a quello delle assunzioni 26%”. Così la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti commenta i dati diffusi quest'oggi dall'osservatorio Inps sul precariato.

Secondo le cifre dell'Istituto, infatti, a novembre crollano le assunzioni stabili. In particolare, i nuovi contratti a tempo indeterminato (comprese le trasformazioni) stipulati nel corso del mese sono stati 88.815, con un calo del 30,3% rispetto allo stesso mese del 2016 (erano pari a 127.565). Nel 2016 erano in vigore incentivi contributivi alle assunzioni stabili, ma ridotti rispetto al 2015 quando, anche per effetto dello sgravio contributivo triennale totale per i contributi previdenziali, furono stipulati 200.536 contratti a tempo indeterminato.

“Finiti o ridotti gli sgravi il lavoro cresce, ma - denuncia la dirigente sindacale - è più povero in termini di stabilità, diminuisce il tempo indeterminato e cresce il tempo determinato, e più debole per durata e ore lavorate”. Per Scacchetti “anche i dati relativi alla riduzione delle ore di cassa integrazione vanno letti con attenzione, specie se si guarda al grande utilizzo di quella straordinaria rispetto al periodo pre-crisi. Altrettanto preoccupante - aggiunge - la conferma dei dieci milioni di ore per la cassa ordinaria che da tempo continua a registrare questi numeri”.

Se si considera che i dati non tengono conto dell’utilizzo del Fis e del costante aumento delle domande di Naspi (+ 3,3%), inoltre, "appare evidente che la situazione del sistema delle imprese è, pur in presenza di una congiuntura positiva, ancora molto difficile”.

La sindacalista quindi aggiunge: “Riteniamo necessario spostare il baricentro degli interventi sugli investimenti che possano generare occupazione. É importante - conclude - invertire la tendenza alla precarizzazione del mercato del lavoro che non favorisce la ripresa e impedisce sia il rafforzamento della crescita in termini qualitativi che la riduzione delle disuguaglianze”.