Sono 3 mila i lavoratori delle imprese di costruzioni delle concessionarie autostradali che rischiano di essere licenziati a causa della bocciatura di un emendamento. Una prospettiva inaccettabile per Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil, che hanno indetto per oggi (lunedì 20 novembre) uno sciopero generale del comparto, con manifestazione nazionale a Roma, alle ore 10.30 davanti alla Camera dei deputati (in piazza Montecitorio). Altre otto ore di sciopero sono state proclamate per i prossimi giorni e verranno gestite a livello territoriale.

L’emendamento alla legge di conversione del decreto fiscale, proposto dai deputati Pd Borioli ed Esposito, intendeva riportare dal 20 al 40 per cento la quota dei lavori di manutenzione e progettazione affidabili senza gara alle concessionarie autostradali. L’emendamento, già depositato in Commissione Bilancio al Senato e oggetto di una trattativa tra governo e sindacati, ha ricevuto all’ultimo momento il parere negativo dell’esecutivo. La bocciatura, avvenuta martedì 14 novembre scorso, lascia quindi intatto l’articolo 177 del Codice degli appalti, che impone di mandare in gara una quota obbligatoria pari all'80 per cento dei lavori, servizi e forniture maturati nell'ambito della concessione. Questo nuovo tetto, dunque più alto di venti punti rispetto a quello attuale, scatterà dal 19 aprile 2018.

“L’inspiegabile bocciatura della proposta – spiegano Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil – è un colpo durissimo per i 3 mila operai e tecnici specializzati, che ora rischiano di essere licenziati, e vanifica il lungo lavoro svolto al tavolo interministeriale aperto dai ministeri dei Trasporti e dello Sviluppo economico, che era riuscito a trovare una soluzione per scongiurare questo ennesimo stillicidio di posti di lavoro”. L’emorragia di posti di lavoro è del tutto certa: dall’aprile 2018 le imprese di costruzione controllate da società autostradali (come la Pavimental di Autostrade per l'Italia, la Itinera del gruppo Gavio, la  Serenissima Costruzioni della Brescia-Padova Spa) perderanno infatti una quota sicura di lavori. E in previsione di questo avevano già avviato le procedure di licenziamento, procedure che i sindacati erano riusciti a bloccare proprio in virtù della promessa approvazione dell’emendamento.

“Evidentemente le pressioni delle lobby hanno avuto la meglio sul parere dei due ministeri, sul rischio di mandare a casa 3 mila lavoratori, sulla qualità del lavoro, sulla sicurezza delle stesse autostrade, sulla necessità di salvaguardare un pezzo strutturato di impresa italiana e di adottare un orientamento largamente diffuso in Europa” continuano i sindacati degli edili: “Le 16 ore di sciopero e il presidio a Montecitorio sono la nostra risposta all’atteggiamento della politica, che sta peraltro generando forti tensioni sociali sui territori e nei siti produttivi”. In conclusione, Feneal, Filca e Fillea chiedono con forza “l’immediata convocazione del tavolo permanente presso il ministero dello Sviluppo economico e un intervento rapido e deciso di tutti gli interlocutori politici e istituzionali per risolvere nel migliore dei modi questa delicata vertenza”.