“L’altra possibilità, reportage sul mondo penitenziario”. Le fotografie di Giovanni Rinaldi e i testi di Annalisa Graziano documentano la vita nella casa circondariale di Foggia, in particolare in relazione alle attività di rieducazione e reinserimento sociale attuate, sia all’interno che all’esterno dei luoghi di detenzione, dall’amministrazione penitenziaria in collaborazione con istituzioni statali, enti culturali e associazioni di volontariato e del terzo settore. Foto e testi compongono una mostra itinerante organizzata dalla Fondazione Banca del Monte di Foggia e dal Csv (Centro Servizi per il Volontariato) di Foggia, in collaborazione con Casa Circondariale e Uepedi (Ufficio per l’esecuzione penale esterna) della città pugliese. Il volume, con prefazione di Angelo Ferracuti, può essere richiesto gratuitamente al Csv Foggia (0881.747103; info@csvfoggia.it). Di seguito alcuni scatti che fanno parte della mostra e del volume: ritratti "parlanti" di persone che vogliono darsi, appunto, un'altra possibilità. 

Antonio
La prima volta che sono uscito dal carcere in permesso mi sentivo strano, stordito. Non avevo più le forze. Mia figlia mi chiedeva di stringerla, ma io non ci riuscivo. Mi diceva: ‘Babbo, più forte!’, ma non potevo. È stato incredibile, meraviglioso: quel giorno sono rinato. Ho ricominciato a sorridere, nonostante la disgrazia che mi è capitata quel giorno, quando ho perso tutto.

Francesco
Mentre si lavora all’aria aperta si può anche riflettere su quanto accaduto, sulle scelte sbagliate, sulle occasioni mancate. Sul valore della libertà, che non ha prezzo. Stare senza soldi è brutto ma la libertà vale di più. Qui ho imparato un mestiere nuovo, spero possa servire in futuro.

Sartoria solidale
Le detenute, nel corso di cucito della Caritas, confezionano le camiciole che indossano i neonati al momento del battesimo e le tunichette per i bambini che fanno la prima Comunione. L’obiettivo è quello di realizzare, in futuro, una piccola sartoria solidale che possa dar lavoro a donne disoccupate o detenute.

Lucia e Carla
Il momento più bello è quando ci vengono a trovare i bambini, ci danno un’iniezione di vita. Poi per due giorni restiamo frastornate: il distacco è difficile, ma è così, per ora. Prendiamo ciò che arriva di bello, anche se solo per poche ore.

Alessandro
Per sentire gli affetti più vicini molti detenuti scrivono, come Alessandro. Sulla parete della cella, le foto dei familiari e un rosario; sulla scrivania un foglio con la scritta “Ti amo” in un carattere elegante, messaggio indistruttibile di un sentimento che le sbarre non possono contenere.

Nicola, il “personal trainer” con Alessandro e Marco
Ho sempre fatto sport, in particolare body building, da quando avevo 18 anni. Qui mi chiamano l’allenatore perché preparo i programmi per tutti.

Kamel
Sono di origini tunisine, ma non ho avuto problemi di integrazione, da quando mi trovo qui; vado d’accordo con tutti. I compagni e gli appuntati non mi hanno mai fatto sentire diverso, non esistono pregiudizi in questo istituto. Evitano battute spiacevoli e non si parla di questioni delicate, come la religione: su questo punto sono tutti molto attenti. In verità non è che io preghi proprio tutti i giorni; prima del processo sempre. Mio padre ogni tanto mi dice: ‘Tu conosci Dio solo la notte dei fulmini’.

Michele
I bambini sono la vera forza durante la detenzione, sono loro a incoraggiarti, a farti andare avanti. Sai che avrebbero bisogno di te e quando ci pensi, nei pochi metri quadrati della cella, ti sale l’amarezza, ma devi resistere. Io spesso sogno il giorno in cui potrò tornare a casa. Sarà un nuovo capitolo della mia vita, mi lascerò alle spalle questo periodo, le tante ore in cella che ti arrugginiscono, le ingiustizie del passato e l’aria di qui, che sa di chiuso. Quella di fuori è diversa, apre i polmoni. Quella è la vita.

Nazareno
Sono un esperto del lava-asciuga e non è cosa semplice. Bisogna stare attenti o la coperta di qualcuno qui diventa come quella di una culla, piccola piccola. Distrazioni non sono ammesse, il lavoro è tanto. Io ho tre figlie, di 14, 16 e 22 anni e non le ho viste per 10 anni. Non volevo farle soffrire, facendo vedere dove mi trovavo. È stato meglio così, ne sono convinto ancora oggi.

Mariano
Quello che è successo prima è passato, va superato. Il problema è che purtroppo la gente non va oltre, non comprende che non è che siamo tutti pazzi e che in alcuni casi si va a rubare perché si ha bisogno e nessuno vuole darti un lavoro. Nuove opportunità eviterebbero tante ricadute. Certo, io ho sbagliato tante cose, lo dico perché in questo periodo ho fatto un bilancio, ma sto cercando di recuperare i miei errori. Ora frequento la gente perbene, uso il cervello.

Antonio con due operatori della coop. AlterEco di Cerignola
La mia famiglia possiede molti terreni, ma io non avevo mai messo un dito nella terra, andavo soltanto a impartire ordini, qualche volta, ma non avevo un minimo di esperienza. Quando sono arrivato a Terra Aut avevo un po’ di timore, ma poi mi sono appassionato sin dal primo giorno. Adoro gli ulivi, li guardo e mi sembrano parte della famiglia. Mi sento come se fossi a casa.

Nicola, istruttore del parco avventura per la Saman di Apricena
Sono in questa comunità da alcuni mesi. È una struttura elastica, gli operatori hanno esperienza e non potrebbe essere diversamente, perché le nuove droghe distruggono molto in fretta. Io ho iniziato ad assumere sostanze nell’85, ma oggi è diverso, i ragazzi vogliono trasgredire a tutti i costi, non capendo che il vero ribelle è chi non si droga, chi fa la differenziata, chi paga le tasse.