Dal 25 novembre i lavoratori della sanità potranno finalmente godere il giusto riposo. Cessa, infatti, la deroga, e per il nostro paese c’è il rischio di sanzioni dell’Unione Europea se non riconosce il riposo di undici ore consecutive tra un turno di lavoro e quello successivo, o se si superano le 48 ore settimanali comprensive dello straordinario. La norma (decreto legislativo 66/2003) è sempre stata derogata, mettendo in parentesi il diritto dei lavoratori pubblici di ospedali e aziende sanitarie. Ma l’Europa ha detto stop: ora anche per medici e infermieri il rischio di prestazioni al limite dell’errore sarà sanzionato.

Sì, perché di questo si tratta: un lavoratore che opera oltre un certo limite orario diventa un rischio per se stesso e per i cittadini affidati alle sue cure. L’ha detto pure il ministro Beatrice Lorenzin, rassicurando che non ci sarà alcuno slittamento alla definitiva entrata in vigore del giusto riposo di undici ore: “Credo – ha spiegato a RaiNews24 – che nessuno vuole entrare su un aereo guidato da un pilota stanco. Non vedo perché deve essere così per chi lavora in sanità”.

Peccato che le deroghe le abbiano volute i governi di cui anche il ministro ha fatto e fa parte. La cancellazione del diritto al riposo e al giusto orario ha permesso a governo e Regioni di non fare le assunzioni che servono in sanità: 60 mila infermieri in più, per i 270 mila oggi in servizio. La Legge di stabilità prevede invece un nuovo taglio di personale (solo il 25 per cento dei pensionati sarà sostituito) e di risorse alle Regioni che continueranno a tagliare servizi, personale e convenzioni con i privati. La manifestazione di Cgil, Cisl e Uil di sabato prossimo contro la Legge di stabilità e per i contratti è la risposta. Dica il ministro Lorenzin se vuole che la sua sanità faccia definitivamente il volo.

* segretario generale Cgil Funzione pubblica Lombardia