“È indetta una selezione pubblica per la ricerca di personale disponibile a svolgere prestazioni di lavoro di natura occasionale di tipo accessorio, retribuite mediante buoni lavoro (voucher)”. Fin qui, si potrebbe dire, nulla di nuovo. I voucher sono ormai uno strumento diffusissimo e in continua ascesa (1,4 milioni di persone pagate con i buoni nel 2015). Il fatto è che questo annuncio non è stato pubblicato da un’azienda qualsiasi, magari un po’ spregiudicata, che cerca lavoratori a basso costo, ma da un’amministrazione pubblica e più precisamente il Comune di Assisi, con un avviso pubblicato (anche sul portale www.comuneassisi.gov.it) lo scorso 26 febbraio e rimasto aperto fino al 21 marzo.

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G.De Angelis
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Le mansioni previste: c’è un po’ di tutto

L’amministrazione della città di San Francesco vuole personale da retribuire con i buoni lavoro (nati, lo ricordiamo, per far fronte al fabbisogno delle aziende agricole nei periodi di vendemmia) per tutta una serie di attività, ben specificate nell’avviso stesso: preparazione siti delle iniziative e manifestazioni culturali, turistiche, ricreative e sportive e ripristino dei siti originari al termine delle iniziative e manifestazioni;  attività di sorveglianza/assistenza espletata durante le manifestazioni culturali, turistiche, sportive, ricreative, caritatevoli, organizzate e/o patrocinate dall’ente; servizi di manutenzione tecnica; servizi di pulizia e manutenzione del territorio, degli edifici pubblici e delle aree verdi; interventi di emergenza o di solidarietà promossi dall’ente nell’ambito del territorio locale.

Lavoro per disoccupati, ma non se immigrati

Dopodiché, precisa il Comune nell’avviso, “a prescindere dalla tipologia dell’attività richiesta”, al “prestatore” sarà corrisposto per ogni ora di lavoro un voucher da 10 euro (in realtà, sono 7,5, tolti Inps e Inail). Attenzione, però, i candidati selezionati dovranno tenersi sempre pronti, perché “la chiamata di presentazione in servizio avverrà telefonicamente, seguendo l’ordine della graduatoria, con almeno 8 ore di anticipo”. L’interessato “dovrà esprimere la propria disponibilità immediata; in caso di rinuncia si scorrerà la graduatoria”.

Interessanti anche i requisiti richiesti dal Comune di Assisi ai candidati “voucheristi”. Serve un Isee sotto i 20mila euro, bisogna essere in “stato di disoccupazione o non occupazione”, oppure in “cassaintegrazione ordinaria o in deroga”, o ancora “in mobilità”. Fin qui, criteri abbastanza comprensibili. Meno comprensibile, tanto più in una città “ecumenica” come quella di San Francesco, è il requisito della “cittadinanza italiana o appartenenza a uno degli Stati membri dell’Unione europea”.

La denuncia della Cgil

Netta la presa di posizione della Cgil, che per prima ha denunciato l’iniziativa del Comune di Assisi. “Invitiamo l’amministrazione a cancellare subito quel bando – si legge in una nota firmata da Filippo Ciavaglia, segretario generale della Camera del lavoro di Perugia, e da Mario Bravi, dell’Ires Cgil Umbria –, perché è un obbrobrio nel merito e nel metodo e un’offesa per tutti gli abitanti del comune e dell’Umbria”. L’uso indiscriminato dei voucher, continuano Ciavaglia e Bravi, “sta cannibalizzando sempre di più i potenziali rapporti di lavoro subordinato. E tutto questo si manifesta con forza anche in Umbria, dove nel 2015 ne sono stati venduti due milioni, che hanno interessato 17mila persone”.

“I voucher dilagano nella nostra regione, mentre le aziende, finito l’effetto degli sgravi, hanno subito interrotto le assunzioni a tempo indeterminato”, commenta Vincenzo Sgalla, segretario generale della Cgil umbra. “Una situazione che ci spinge sempre più a proseguire sulla strada tracciata con la Carta dei diritti universali e con i referendum collegati, tra cui uno proprio mirato ad abolire i voucher. Uno strumento che spalanca le porte a una nuova forma estrema di precariato, sempre più povero, e al tempo stesso, come dimostra proprio il caso di Assisi, elimina lavoro stabile e strutturato. Perché se i servizi di pulizia del territorio si pagano con i buoni, vuol dire che il personale che fino a oggi se ne èoccupato non serve più”.

Assisi non è un caso isolato

Quello di Assisi non è tuttavia un primato. Diverse altre amministrazioni pubbliche hanno già sperimentato il nuovo strumento dei voucher (leggi qui quanto scritto su Rassegna da Gianluca De Angelis). Nonostante lo stesso Tito Boeri, presidente dell’Inps, parli di “un meccanismo che intorbidisce ulteriormente il mercato del lavoro italiano”, fioccano le iniziative pubbliche che ne incentivano l’uso, favorendo la svalutazione e la precarizzazione del lavoro. “Gli ultimi casi – osserva Gianluca De Angelis, della Fondazione Di Vittorio – sono quelli dei Comuni di Ariano Irpino, di Quarto e di Eboli, di Pescara, ma anche di Andora nel Savonese, di Nonantola nel Modenese e di Gorizia, dove il Comune paga con i voucher la rimozione di ghiaccio e neve”.