Nel nuovo piano industriale di Arcelor Mittal sarebbero previsti 4.700 esuberi, passando dai 10.789 occupati del 2019 ai 6.098 del 2023. Gli esuberi arriverebbero però a 6.300, considerando i mancati rientri al lavoro dall'amministrazione straordinaria. La notizia è stata battuta dalle agenzie mentre è ancora in corso il tavolo al Mise, arriva da fonti presenti all'incontro, iniziato intorno alle 16.30. La produzione verrebbe fissata a 6 milioni di tonnellate nel 2021. 

Condizioni irricevibili per i sindacati che respingono immediatamente il nuovo piano. Per loro resta valido l'accordo del 6 settembre 2018. Lo ha detto la segretaria della Cisl, Annamaria Furlan, parlando a nome di tutti i sindacati presenti nel corso del tavolo su Arcelor Mittal al Mise. All'incontro, oltre al governo, partecipano l'azienda, i tre commissari Francesco Ardito, Alessandro Danovi e Antonio Lupo, Fim, Fiom, Uilm, Ugl e Usb, assieme ai segretari di Cgil, Cisl e Uil, Federmanager e i sindacati della categoria dei chimici e dei trasporti.

I tempi comunque stringono e si punta a far partire un negoziato serrato in modo da arrivare, prima dell'udienza del 20 dicembre al Tribunale di Milano, a un memorandum nel quale fissare i princìpi chiave, a partire dal nuovo piano industriale dell'azienda. Come si ricorderà ArcelorMittal un mese fa aveva notificato all'amministrazione straordinaria l'intenzione di recedere dal contratto di fitto del gruppo siderurgico. Intento a cui i commissari si erano opposti depositando al Tribunale di Milano un ricorso cautelare urgente (ex articolo 700 del Codice di procedura civile) e dichiarando il recesso di Mittal del tutto infondato. 

“È importante che sia arrivata la convocazione, anche se restiamo all'oscuro di ogni cosa. Non sappiamo assolutamente nulla di quanto possano essersi detti azienda e governo (che si sono visti ieri 3 dicembre, ndr), non sappiamo se il contratto è quello firmato un anno fa e se l'accordo sindacale che era considerato vincolante sarà rispettato o meno”, commenta la segretaria generale della Fiom, Francesca Re David. “Una cosa è certa – aggiunge –, non faremo i notai e non firmeremo nulla che preveda licenziamenti”.

“La mia attesa è per fare una trattativa che parta dal fatto che gli accordi vanno rispettati. Se invece gli accordi già firmati non saranno presi in considerazione, è chiaro che ci troviamo dentro tutto un altro quadro. Abbiamo fatto un anno di trattativa per arrivare a zero esuberi e non firmeremo nulla che preveda licenziamenti: questo lo devono sapere sia governo che azienda. Non è che il sindacato arriva alla fine e come dei notai firma quanto deciso da altre parti”, conclude la leader della Fiom. 

Ultimo aggiornamento ore 17.54