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"Chiediamo che l'Alcoa scriva un documento in cui ci dica che non fermerà i terzi blocchi". Lo ha detto, attraverso una ricetrasmittente in diretta con 'Tgcom24', uno degli operai che protestano sul silo dell'Alcoa a Portovesme. I tre lavoratori sono saliti in cima al gigantesco serbatoio a 70 metri di altezza, la mattina del 4 settembre, al termine dell'assemblea tenuta in fabbrica. "La notte è stata bruttissima, siamo bagnati e c'è ancora vento", aggiunge l'operaio. "Noi vogliamo il documento – sottolinea –. Come facciamo ad andare avanti? Non c'è più niente. Dobbiamo combattere. Scenderemo solo quando l'Alcoa ci darà un documento scritto in cui ci dirà che non fermerà i terzi blocchi".
L'assemblea dei lavoratori, riunita in fabbrica dai delegati di Cgil, Cisl e Uil del Sulcis e delle Rsu, ha deciso che dal oggi (5 settembre) sino a domenica prossima inoltre effettuate in Sardegna diverse iniziative di lotta per preparare la manifestazione a Roma di lunedì 10 settembre. Intanto la macchina organizzativa per la trasferta nella Capitale è già all'opera: i sindacati stanno cercando di portare a Roma almeno 500 operai dell'impianto di Portovesme accompagnati anche dagli amministratori, commercianti e cittadini comuni, che hanno già aderito alla mobilitazione di tutto il territorio. Nei prossimi giorni ci sarà anche un incontro con i sindaci per definire alcuni aspetti del viaggio dei lavoratori che dovrebbero partire sabato da Cagliari per Civitavecchia con ritorno da Olbia.
Riguardo alla motivazione dello slittamento dell'incontro al ministero dello Sviluppo economico, inizialmente in programma per oggi, i sindacati hanno riferito agli operai in assemblea che "è motivato dalla necessità di effettuare un approfondimento tecnico tra governo e Glencore (la multinazionale svizzera) venerdì 7 settembre e che, a fronte di una graduale fermata degli impianti, è stata data la disponibilità per posticipare la data della riunione".
La Fiom Cgil, la Fim Cisl, la Uilm e le Rsu dell'Alcoa incontrano intanto a Roma i leader di Pdl, Pd e Udc sulla vicenda dello stabilimento sardo. Alle 12 - comunica la Fim - a palazzo Marini a Roma i sindacati si vedranno col segretario del Pdl, Angelino Alfano, il leader del Pd, Pierluigi Bersani, e il numero uno dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, "per un sostegno più incisivo del governo nella vertenza dell'Alcoa".
Oggi è intervenuto anche Stefano Fassina, responsabile economia e lavoro del Pd, che domani sarà in visita nello stabilimento sardo. "E' ovvio - dice in un'intervista a Repubblica - che il subentro di un altro operatore privato è possibile solo se il governo può garantire condizioni di contesto produttive che siano competitive con quelle europee". E abbassare il costo dell'energia "è un problema generale che implica una strategia energetica nazionale. Al mistero dello Sviluppo economico ci stanno lavorando. Purtroppo - secondo l'esponente del Pd - abbiamo perso quattro anni del governo Berlusconi che s'era imbarcato sull'ipotesi nucleare stoppata dal referendum. Poi, anziché concentrarci sulle politiche industriali, abbiamo perso sei mesi a parlare di articolo 18".
Ora "il governo - spiega Fassina - sta lavorando per portare il costo dell'energia, che in Italia è del 30% più oneroso che nel resto d'Europa, a livelli sostenibili. Le soluzioni in campo sono diverse, alcune di tipo transitorio, altre di lungo periodo che comprendono l'innovazione della centrale elettrica a ridosso dello stabilimento". Per il responsabile economico del Pd, "occorre diversificare le fonti di energia, creare una rete europea, sviluppare politiche di risparmio energetico e puntare sulle fonti rinnovabili". Tornando all'Alcoa, sull'ipotesi di un'acquisizione da parte dello Stato per evitare la chiusura, "l'intervento pubblico - risponde conclude - è uno strumento che va utilizzato in modo selettivo. Ma la regola è: soluzioni di mercato con operatori privati".