“Stiamo bene, anche se oggi siamo particolarmente provati dal freddo. È stata una nottataccia, tanta pioggia e poi un vento fortissimo che ci sbatte in faccia la polvere di carbone. Ma siamo qui e intendiamo restarci, non abbiamo alcuna intenzione di mollare”. La polvere di carbone è quella che resta ancora all’Alcoa di Portovesme, fabbrica di alluminio ferma dal 2012, al cui destino sono legate buona parte delle speranze di ripresa di un intero territorio. E proprio per questo, Roberto Forresu, segretario della Fiom Cgil del Sulcis Iglesiente, è salito, lunedì 21 marzo, in cima a un silos, a 60 metri di altezza. Con lui ci sono i suoi colleghi di Cisl e Uil, Rino Barca e Daniela Piras.

Rassegna: Roberto, perché siete arrivati a tanto?

Forresu: Perché siamo al punto di non ritorno. Se non si risolve la questione Alcoa la ripartenza di tutto il territorio è impossibile. Qui avevamo già 40mila disoccupati prima delle chiusure di Euroallumina, della ex Ila e di Alcoa. A quei 40mila si sono aggiunte almeno altre 2000 persone che prima avevano un reddito. Una situazione davvero gravissima.

Rassegna: E adesso cosa sta succedendo?

Forresu: Succede che da qui a breve quei lavoratori di Alcoa che nel 2014 sono andati in mobilità perderanno anche gli ammortizzatori sociali. Quindi, una situazione che era già straordinaria assume le proporzioni di una gigantesca bomba sociale. Il nostro territorio è sempre più debole economicamente, la disoccupazione ha portato anche alla chiusura di moltissime attività commerciali. È tutto collegato.

Rassegna: Di qui la decisione di alzare il livello della protesta.

Sì, noi segretari dei metalmeccanici, davanti a una situazione senza precedenti come questa, non potevamo restare a guardare, quando tra poco i lavoratori perderanno anche il sostegno degli ammortizzatori.

Rassegna: È al governo nazionale che vi rivolgete?

Forresu: Certamente. Ci chiediamo cosa aspetti a dare risposte. L’impressione è che a Roma non si abbia coscienza di questa situazione così drammatica.

Rassegna: Intanto, sotto il silos la solidarietà è palpabile. Non siete soli.

Forresu: Ai cancelli dell’Alcoa c’è un presidio permanente che va avanti, 24 ore su 24, da due anni. La tenacia di questi lavoratori è qualcosa di straordinario. E, in questi giorni, sono arrivati tanti attestati di preoccupazione e vicinanza da parte dei lavoratori delle poche aziende rimaste, come la Carbosulcis, la Portovesme Srl, o la Centrale Enel. Lavoratori che sanno bene che se non riparte Alcoa, anche il loro futuro è a rischio, perché il Sulcis può riprendersi solo attraverso il suo polo industriale.