Gira l’Italia per costruire la cultura della legalità. Lo fa da quando, da presidente del Parco dei Nebrodi, “inventò” il Protocollo che impedì alla criminalità organizzata di accedere ai fondi europei. Da allora sono passati tanti anni ma Giuseppe Antoci continua nel suo impegno di costruzione di una coscienza antimafia diffusa. Camminando insieme ad altri, a cominciare dala Cgil. Per questa ragione non poteva mancare al congresso che si sta celebrando a Rimini.

“La Cgil è sempre stata in prima linea nella lotta alla mafia, pagando un caro prezzo di vite umane. Penso a Placido Rizzotto, Carmelo Battaglia e ai tanti altri sindacalisti barbaramente uccisi negli anni dalla mafia", afferma il presidente onorario della Fondazione Caponnetto, al suo arrivo al Palacongressi di Rimini.

"Penso – ha aggiunto - a tutti coloro che ancora lottano per quei diritti difendendo i lavoratori dal caporalato, come penso all'impegno profuso in questi anni dalla Cgil per chiedere una migliore gestione dei beni confiscati, affinché possano diventare finalmente occasione di sviluppo e lavoro". Antoci ha poi rilevato che "la mafia si batte con il 'noi', con il 'noi' che lottiamo, con il 'noi' che non abbassiamo la testa, con il 'noi' che ci porta a dire che proprio tutti 'noi' persone perbene siamo tanti più dei mafiosi e possiamo vincere".

Giuseppe Antoci ha così concluso: "Grazie a tutta la Cgil per questo impegno, e grazie a Maurizio Landini che ha voluto avermi al congresso consentendomi così di trasformare questo grazie in un abbraccio a tutta la Cgil, un abbraccio di lotta e speranza".