Le attività e le consulenze che il Sol Cgil svolge porta i sindacalisti dell’orientamento al mercato del lavoro ad avere informazioni di prima mano su quanto accade nel rapporto tra i disoccupati e i centri per l’impiego in relazione all’accoglienza, ai servizi e alle consulenze che i centri offrono. Ogni struttura Sol presente nei territori effettua indirettamente un monitoraggio delle azioni e delle attività, attraverso i racconti delle tante persone che si rivolgono a noi. Spesso esiste una collaborazione più operativa tra Sol e centro per l’impiego, sempre nel rispetto dei rispettivi ruoli, compiti e funzioni. A noi vengono riconosciute la competenza e la capacità di trasmettete contenuti e conoscenze sindacali legati alle tipologie contrattuali, al mercato del lavoro, ai diritti e  alla tutela individuale e collettiva dei lavoratori.

Senza voler generalizzare ma considerando i nostri punti di osservazione è evidente che le persone non ripongono fiducia nei centri per l’impiego perché “non trovano lavoro, quindi è inutile che mi iscriva”, raccontano gli utenti che si rivolgono a noi e che ci dicono di credere di più nei canali amicali e nella ricerca diretta di un posto. I cittadini che incontriamo, di qualunque età ma in particolare i giovani, sono molto diffidenti e per questo motivo fatichiamo, anche se investiamo tempo ed impegno, a far comprendere loro l’importanza dell’iscrizione al CpI, al rispetto delle condizionalità previste dalla legge che rappresentano delle opportunità di apprendimento quando le persone sono alla ricerca del lavoro. Questo vale sia per i giovani che per i giovanissimi, i maturandi che spesso neppure non conoscono i centri per l’impiego.

A nostro avviso nelle scuole e nelle università se ne parla troppo poco, se non con interventi di orientamento che anche noi, in quanto sindacalisti, realizziamo nei territori nei quali ci sono relazioni con gli istituti scolastici (tecnici, professionali e licei) e gli atenei, per spiegare l’andamento del mercato del lavoro nei diversi settori produttivi locali, le opportunità e i principali attori, insomma ciò che aspetta i ragazzi quando avranno completato gli studi: sindacato, enti di formazione, centri per l’impiego, agenzie per il lavoro, cioè la rete che può sostenerli nella ricerca di lavoro.

Gli adulti troppo spesso collegano l’esistenza dei CpI alla sola necessità di dichiarare il loro stato di disoccupazione, all’opportunità di accedere ad alcuni sostegni e ammortizzatori, anche per essere coinvolti nelle politiche attive del lavoro oppure per accedere ai sostegni economici e socio-assistenziali. Quindi hanno una conoscenza parziale del ruolo, dei compiti e delle funzioni che la legge, l’organizzazione regionale e la sussidiarità, il ministero del Lavoro e delle politiche sociali tramite l’Anpal hanno attribuito loro. A questa diffidenza, inoltre, si aggiunge il pregiudizio che le politiche attive sono destinate alle fasce deboli, ai lavoratori che hanno gravi e persistenti difficoltà a inserirsi nel mercato. Noi sappiamo che non è così e che sempre più si stanno facendo sforzi affinché i centri per l’impiego siano dotati di nuove professionalità, di personale qualificato, più servizi e di una banca dati costantemente aggiornata anche per l’incontro domanda/offerta. Per questo era stato previsto un piano di 11.600 assunzioni, delle quali 4.600 già nel 2020. Investimenti a favore dell’occupazione con particolare attenzione ai lungo-disoccupati, donne, giovani, over 50, svantaggiati e disabili.

Molti giovani inoccupati, tanti disoccupati anche adulti, spesso donne, ricevono servizi o sono coinvolti in politiche attive del lavoro in modo differente se si trovano al Nord o al Sud dell’Italia, con il conseguente rischio di determinare fenomeni di discriminazione, limitazione dei diritti individuali e collettivi, pari opportunità ed equità tra i cittadini.  Dall’analisi Anpal del 2017 risulta che solo il 52,8 per cento dei centro per l’impiego erano in grado di erogare tutte le azioni previste nelle otto aree d’intervento. Le politiche attive che i centri per l’impiego devono mettere in campo, devono avere come obiettivo la realizzazione di azioni che favoriscano l’occupabilità delle persone.

È chiaro che il progetto definito con e per la persona deve essere il risultato del percorso di orientamento, durante il quale può emergere anche il fabbisogno formativo di base oppure per l’aggiornamento delle competenze possedute, per cui è fondamentale il raccordo con il sistema di istruzione e formazione professionale di ogni ordine e grado. Per l’ingresso e il reingresso nel mercato del lavoro, il sistema produttivo chiede competenze e titoli che non sempre sono adeguatamente reperibili, disponibili e acquisibili sul territorio localmente.

A questo proposito crediamo che la componente formativa debba essere maggiormente valorizzata e promossa nell’ambito delle politiche attive per il lavoro, per consentire una maggiore qualificazione e riqualificazione delle persone, prevedendo in tutti i sistemi regionali il riconoscimento formale dei titoli e dei crediti formativi. Il rafforzamento delle competenze e l’innalzamento dei livelli di istruzione e di formazione permanente rappresentano, secondo la nostra visione, gli strumenti essenziali per accrescere la capacità delle persone che devono muoversi nel mercato del lavoro con adeguate conoscenze, con consapevolezza, senso di responsabilità e potendo esercitare diritti soggettivi. La formazione permanente e la formazione continua dovrebbero essere conseguenti e coerenti con il sistema dell’istruzione e della formazione professionale, a partire dall’obiettivo dell’innalzamento dei livelli di scolarizzazione, condizione fondamentale per contrastare le disuguaglianze, per promuovere equità tra i lavoratori, a partire dagli stranieri che necessitano dell’alfabetizzazione linguistica per integrarsi e per promuovere lavoro di qualità, sicuro e regolare per tutti i cittadini.

È evidente poi come nei centri per l’impiego sia carente la domanda di lavoro da parte delle imprese. Per una fetta consistente del nostro Paese, è responsabilità delle singole aziende e dei loro rappresentanti che la scelta dell’incontro domanda/offerta di lavoro si realizzi prioritariamente attraverso canali informali e mediati da terzi, piuttosto che affidandosi a quelli formali e istituzionali. Oltre agli elementi organizzativi e alle scelte imprenditoriali, resta sul tavolo la scarsa fiducia delle persone verso il servizio pubblico e il suo operato.

Come Sol Cgil auspichiamo il rafforzamento dei centri per l’impiego e sosteniamo la decisione di investire nell’assunzione diretta delle figure professionali, esperte e qualificate, capaci di dialogare e individuare opportunità occupazionali nelle imprese locali, attivare relazioni e reciprocità con le aziende che potrebbero favorire la scelta verso il servizio pubblico, elevandone il senso di responsabilità, la competenza e l’affidabilità, e anche per sviluppare un confronto costante e attivo tra questo e le aziende del territorio.

Oggi bisognerebbe dare piena funzionalità ed efficienza ai centri per l’impiego in modo che questi possano praticare e sperimentare attività personalizzate sul singolo soggetto per definire un piano d’intervento in linea con le politiche attive del lavoro: formazione, qualificazione, aggiornamento, autoimpiego, ricorso a incentivi occupazionali, apprendistato, servizio civile, tirocini extracurriculari, tenendo ben presente che  questi ultimi non sono l’unica tra le misure di politiche attive messe in campo, così come è accaduto in parte per il programma di Garanzia giovani.

Sol Cgil con la presenza capillare sul territorio nazionale esprime competenze di orientamento al mercato del lavoro e diffusione della cultura del lavoro stabile, retribuito, sicuro, regolare e offre rappresentanza individuale e collettiva che si basa su diritti, doveri, tutela delle lavoratrici e dei lavoratori, ma anche dei disoccupati e dei cittadini in generale.

Mariagrazia Nicita è responsabile nazionale Sol Cgil