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L’emergenza per le alte temperature che hanno colpito l’Italia riguarda tutti. Al centro ci sono, ovviamente, i lavoratori e le lavoratrici più esposti, come i rider, gli operai, chi si muove all’esterno al caldo. Ma il nostro Paese è fatto anche di pensionati e pensionate, di anziani e fasce deboli che vanno protette. Anzi, oggi più che mai bisogna riflettere se è giusto chiamarla “emergenza” perché il riscaldamento climatico è una certezza che si può prevedere.
Abbiamo fatto il punto con Carla Mastrantonio, segretaria nazionale dello Spi Cgil con delega alla contrattazione. Ed è emerso un elemento importante: come sempre accade, la situazione si può migliorare attraverso il negoziato. Esercitando il ruolo del sindacato, è necessario introdurre sempre di più la contrattazione climatica fino ad estenderla a ogni livello. Alcune realtà virtuose già esistono, ora serve diffonderla davvero per non farsi trovare impreparati.
La contrattazione climatica nelle piattaforme
“Noi dello Spi – esordisce Mastrantonio – l'anno scorso abbiamo fatto una prima iniziativa sulla contrattazione climatica: l’abbiamo inserita come punto fondamentale nelle piattaforme di contrattazione sociale nelle città”. La premessa, come detto, è che il caldo non va più considerato emergenza: “Ormai le temperature record non sono sporadiche, ma sono diventate ordinarie. All’interno di questo cambiamento complessivo è necessario mettere al riparo le persone più vulnerabili, che sono le prime vittime”.
"Ciò accade soprattutto nelle città: nei grandi centri urbani i problemi si impongono in maniera più drammatica, dove c'è più disagio e mancata rigenerazione urbana, dove esplodono le isole di calore. Qui le situazioni di povertà portano anche la cosiddetta povertà energetica, ovvero l'impossibilità di avere una climatizzazione adeguata”.
Bisogna riprogettare le città del futuro
Ora viviamo una fase di rigenerazione alla luce del Pnrr. “In questi processi – continua la sindacalista – chiediamo che le città prevedano atti programmatici di mitigazione degli effetti del cambiamento climatico, insieme ad atti di adattamento alla situazione degli ultimi giorni”. Insomma, occorre agire sia sul presente che sul futuro.
Per il futuro “è necessario operare sulla progettazione delle città: intervenire sulla cementificazione con asfalti drenanti, meno pavimento e più verde, energie rinnovabili per la mobilità pubblica. Va prevista una riprogettazione che permetta l'adattamento delle città alle nuove temperature”.
Estendere subito i rifugi climatici
Un’altra cosa è l’adattamento al presente. Così Mastrantonio: “Diverse città stanno mettendo in atto i rifugi climatici: prevedono cioè la possibilità che per gli anziani ci siano luoghi in cui recarsi in caso di elevato calore, come biblioteche o parchi pubblici con acqua, oppure strutture climatizzate in cui andare”.
Nella pratica funziona così: “Quando arriva l’ondata di calore si possono avvertire i cittadini, per esempio attraverso i servizi di messaggistica istantanea, e dire loro di recarsi nei centri. Qui trovano il climatizzatore che magari non possono permettersi, insieme alla disponibilità di acqua gratuita, ma c’è anche un altro aspetto: trovano l’opportunità di stare insieme”.
Il ruolo del sindacato
Da parte sua, il sindacato dei pensionati “promuove tutti questi elementi per inserirle nelle piattaforme di contrattazione sociale. Le proposte sono state presentate a settembre 2024 in un seminario nazionale sul cambiamento del clima. È una parte innovativa che tiene conto delle nuove esigenze. In alcuni luoghi è già realtà, per esempio Firenze sta costruendo molti rifugi climatici. Anche a Bologna ne sono nati alcuni, ora devono espandersi”. Insomma, conclude, “dobbiamo iniziare a pensare che dentro la contrattazione quella climatica abbia sempre più spazio”.