I risultati dei ballottaggi delle comunali dominano le prime pagine dei giornali di oggi. Il Corriere della sera titola: “Il Pd riconquista Roma e Torino”; la Repubblica sceglie: “L'Italia del centrosinistra”; mentre la Stampa opta per : “Il centrosinistra si riprende le città”. Il Messaggero invece punta dritto su Roma: “Gualtieri sindaco, sfida Capitale”; il Manifesto sulla bassa affluenza con: “Pochi ma buoni”. Il Fatto quotidiano invece titola sui fatti del porto di Trieste: “I fascisti li scortano, i No Pass li caricano”; mentre il Sole24Ore sceglie l'economia internazionale: “Brusca frenata per il Pil della Cina”.

Interviste
Sul Corriere della Sera, a pagina 23, compare un'intervista di Massimo Gaggi all'ex segretario di Stato Usa Hillary Clinton: “Ha conosciuto Trump per relazioni sodali e familiari. Non ne aveva percepito la pericolosità, anche se allora non era entrato in politica? 'Io ho avvertito il Paese nel 2016 e continuo ad ammonire anche oggi circa la pericolosità di un demagogo come Trump. Se la storia ci insegna qualcosa è che un demagogo determinato e di successo rappresenta per la democrazia una minaccia micidiale'. A differenza dei romanzi di suo marito Bill Clinton con un altro maestro del thriller, James Patterson, libri tutti d'azione, qui c'è anche molta introspezione psicologica. Possiamo aspettarti un sequel, magari meno centrato sul terrorismo internazionale e più sulle convulsioni politiche interne dell'America? 'Non escludiamo nulla' qui è Louise Penny a rispondere, 'ma per adesso ci godiamo una sospirata pausa'”.

Sulla Repubblica, a pagina 4, Gabriele Bartoloni intervista l'ex ministro forzista Elio Vito, che dice: “Si è voluto dare una rappresentazione della coalizione che non trova riscontro nel nostro elettorato. Su temi come i diritti della comunità Lgbt, i nostri elettori di centrodestra sono molto più avanti rispetto ai dirigenti che li rappresentano. Si riferisce a Salvini e Meloni? È loro la responsabilità dei candidati che sono stati scelti. Ma la colpa è anche di Forza Italia, che anziché rivendicare l'identità liberale, riformatrice ed europeista, si è appiattita al sovranismo di Orban e Le Pen. Non crede che il centrodestra abbia pagato anche per le scelte fatte sul piano nazionale? Sì, penso alle posizioni sul Green Pass. Da che parte sta il centrodestra? Con l'80 per cento delle persone vaccinate o con quel 20 che non vuole fare il vaccino? Se si difende una minoranza che ha torto, queste sono le conseguenze”.

Sulla Stampa, a pagina 7, c'è poi un'intervista al direttore del Salone del Libro di Torino Nicola Lagioia, a firma di Miriam Massone. “Torino è in mezzo al guado - si legge -: non è più la città industriale del XX secolo ma attenzione, non è nemmeno ancora una smart city, né la capitale del cibo, della cultura o del cinema, anche se sta lavorando per esserlo. E io spero cresca come soft power dell'editoria europea. Ora però è ancora bloccata. Il Salone, come l'Eurovision, sono straordinari natanti, ma non bastano. Ci vuole uno sforzo collettivo, che includa anche i privati. Come la famosa borghesia torinese? È tra le più istruite del Paese, è aggiornata, colta ed è anche tra le più facoltose. Come accade in tutta Italia però, anche qui, credo sia più risparmiatrice che investitrice perché è convinta che il futuro sia nero”.

Sul Messaggero, a pagina 3, Loren De Cicco intervista invece il neo-sindaco di Roma Roberto Gualtieri, che dice: “Credo che in pochi avrebbero pronosticato un risultato del genere, abbiamo vinto dappertutto, in tutti i municipi in cui eravamo al ballottaggio, perfino nel XV, Roma Nord, il più difficile storicamente per il centrosinistra. Abbiamo preso oltre 260mi1a voti in più del primo turno. Credo poi che emerga un significato politico da queste elezioni. Quale? Che se si può vincere a Roma unendo il centrosinistra, si può vincere così a livello nazionale. La prospettiva indicata da Letta di riunire tutte le forze progressiste è quella giusta. Il Paese non deve tornare in mano a una destra populista, non popolare. L'affluenza è stata la più bassa di sempre, il 60% dei romani non ha votato. È innegabile che c'è un tema di distacco della politica dalle persone. Da sindaco, voglio prendere un impegno con chi non ha votato per sfiducia, per rassegnazione o per critica verso il nostro progetto. Lì dove c'è sfiducia, ora che siamo al governo metteremo ancora più impegno.”

Editoriali e commenti
Il fondo del Sole24Ore è affidato a Salvatore Carrubba, che ricorda la figura di Luigi Einaudi: “La vitalità del suo pensiero può risultare da un semplice esercizio: immaginare che cosa potrebbe dire e scrivere oggi, in una situazione che pare rimettere in discussione molte delle sue convinzioni e dei suoi insegnamenti. L'esercizio risulterebbe particolarmente istruttivo, e ci farebbe scoprire quanto Einaudi potrebbe esserci utile nell'affrontare i travagli che oggi minacciano le condizioni della libertà, le prospettive del mondo aperto, l'idea stessa della democrazia, il destino della politica, le sorti dell'Europa. Democratici illiberali, no vax, antipatizzanti del mercato, neostatalisti di ritorno, nazional-populisti, euroscettici, giornalisti conformisti e conduttori cinici cadrebbero sotto i suoi strali, tanto più insidiosi quanto acuminati nella precisione delle argomentazioni ed efficaci per l'onestà intellettuale. Ai facinorosi di ogni risma (accanto ai neo-fascisti ci sono gli sfascisti) Einaudi certamente riproporrebbe la sua visione della libertà come «fatto morale». E farebbe giustizia della deformazione, oggi tornata in auge (anche nelle piazze), di chi identifica la libertà col sopruso e chi non riconosce i limiti alla propria libertà nel rispetto di quella altrui”.

A Massimo Franco è invece affidato il fondo del Corriere, e sul voto scrive: “Di fatto, dopo il voto di ieri si apre, non si chiude una nuova fase. Se ne cominceranno a vedere i contorni a partire dall'elezione del presidente della Repubblica, a febbraio del 2022. In quel momento si materializzeranno altre alleanze. E si capirà se il premier Mario Draghi potrà mettere in sicurezza gli aiuti europei senza essere frenato o, peggio, boicottato da partiti a caccia di rivincite odi scorciatoie elettorali. Enrico Letta, segretario del Pd, sostiene che l'opinione pubblica è più avanti dei partiti. Avrebbe compiuto nelle urne la saldatura che la litigiosità della sinistra e il protagonismo delle sindache grilline non è riuscita a produrre”

Sullo stesso tema, a pagina 33 della Repubblica scrive Stefano Folli: “Questo voto ha offerto alcune indicazioni esplicite e qualche interrogativo da decifrare. Tra i punti chiari, ovviamente, la netta vittoria del Pd e dei suoi candidati, cui fa riscontro il disastro del centrodestra: pressoché ovunque tranne a Trieste, teatro della protesta dei portuali risolta con le spicce dalle forze dell'ordine. Il fronte sfilacciato Lega-FdI-Forza Italia che si pensa maggioritario nel Paese ha conosciuto la sua giornata più nera. Ma tra gli sconfitti vanno registrati anche i Cinque Stelle, riottosi compagni di strada del Pd rivelatisi del tutto irrilevanti. È la fine di un'epoca. Con ogni probabilità Giuseppe Conte entrerà in Senato al posto di Gualtieri, con ciò consegnandosi al ruolo di alleato subalterno, privo di idee e strategie che non siano la salvaguardia di quel che resta delle antiche posizioni di potere. Sembra passato un secolo da quel 2018 in cui la marea "grillina" invase le Camere con grandi ambizioni poi fallite”.

Sulla prima di Domani, Stefano Feltri commenta: “E' molto difficile proiettare il successo del centrosinistra in questo voto locale in una dimensione nazionale. Se la destra riuscisse a mobilitare i suoi elettori che ora sono rimasti a casa, i rapporti di forza potrebbero ribaltarsi di nuovo e per il Pd la scelta di accelerare le elezioni si rivelerebbe controproducente. Soltanto Giuseppe Sala, a Milano, si è dimostrato capace di conquistare nuovi elettori, gli altri hanno soltanto tenuto là dove i concorrenti si sfaldavano, C'è poi l'incognita dei. Cinque stelle, che hanno perso Roma e Torino davvero si rassegneranno, sotto la leadership impalpabile di Giuseppe Conte, a fare da satellite marginale del Pd? Dubbi rilevanti, certo, ma è anche vero che le attuali leadership della destra responsabili della sconfitta (Berlusconi-Salvini-Meloni) difficilmente cambieranno a breve, e che la difficoltà di Lega e Fratelli d'Italia nel redutare candidati presentabili dalla società civile è indice di una difficoltà, ben più grande, a consolidare un consenso molto effimero. Dunque, davvero tutto è possibile ora”.

Economia, welfare, sindacato
Sul Corriere della sera, a pagina 36, Enrico Marro si occupa di pensioni: “Servono un paio di miliardi (ma la Lega vuole di più) per gli interventi che sostituiranno Quota 100, che terminerà il 31 dicembre. Serviranno per ampliare la platea dei lavori gravosi ammessi all'Ape sociale, altro canale di uscita anticipata dal lavoro, e forse per estendere il «contratto di espansione» (consente, a determinate condizioni, di andare in pensione fino a 5 anni prima) alle aziende fino a 50 dipendenti (ora è fino a 100). Tra le ipotesi anche Quota 102 (per esempio 63 anni e 39 di contributi o 64 e 38) per due anni”.

Su Repubblica, a pagina 25, Andrea Daniele Signorelli si occupa degli investimenti di Facebook in Europa: “Dopo aver promesso, meno di un mese fa, un investimento da 50 milioni di dollari in 24 mesi per la creazione di questo universo digitale, Facebook ha rilanciato annunciando l'assunzione nei prossimi cinque anni, in tutta l'Unione europea, di 10mila persone che si occuperanno proprio di sviluppare il metaverso. L'Europa, spiega Facebook in un comunicato, è il «luogo ideale per le aziende tecnologiche: un mercato di consumo di grandi dimensioni, con aziende all'avanguardia, università eccellenti e, soprattutto, talenti di alto profilo». Si potrebbe inoltre sospettare che Zuckerberg stia porgendo un ramoscello d'ulivo all'antitrust europeo, mai tenero con il colosso di Menlo Park. In ogni caso, il Vecchio Continente avrà un ruolo di primo piano nella creazione di questo nuovo universo digitale”.

Sul Fatto quotidiano, a pagina 8, compare il reportage di Marco Grasso dal porto di Trieste: “Era già stata segnalata alcuni mesi fa in uno studio condotto da alcuni docenti dell'Università di Oxford, che stavano indagando sulla radicalizzazione delle proteste contro le restrizioni decise durante la pandemia: "Era tra le città con la percentuale più alta di mobilitazione in Italia - spiega Andrea Buggeri, professore ordinario di relazioni internazionali a Oxford -. E già allora abbiamo assistito a un fenomeno interessante: i disordini, già alla fine del 2020, erano stati fomentati sia da movimenti di estrema destra che gruppi di anarchici e autonomi". Per capire che sbocco avrà questa protesta, secondo Buggeri, occorre guardare agli organizzatori: "Sappiamo che sono mobilitazioni legate ad alcuni temi, come i vaccini e il Green Pass, ma non sappiamo quali sono gli attori che mettono davvero in comune gruppi distinti, i broker politici per così dire. La situazione è più imprevedibile però di un anno fa: allora gli obiettivi erano più chiari, si trattava di rivendicazioni economiche. Oggi non più e quindi potrebbe essere più difficile trovare una soluzione”.

Su Avvenire, a pagina 21, Maurizio Carucci si concentra sui dati Istat su sommerso e illegalità. “Le principali componenti dell'economia sommersa - si legge - sono costituite dal valore aggiunto occultato tramite comunicazioni volutamente errate del fatturato e/o dei costi (sotto-dichiarazione del valore aggiunto) o generato mediante l'utilizzo di lavoro irregolare. A esso si aggiunge il valore dei fitti in nero, delle mance e una quota che emerge dalla riconciliazione fra le stime degli aggregati dell'offerta e della domanda. L economia illegale include sia le attività di produzione di beni e servizi la cui vendita, distribuzione o possesso sono proibite dalla legge, sia quelle che, pur essendo legali, sono svolte da operatori non autorizzati. In particolare produzione e commercio di stupefacenti, servizi di prostituzione e contrabbando di sigarette.”

Sul Manifesto, a pagina 8, Massimo Franchi si occupa di come procede la Finanziaria: “Il Documento programmatico di bilancio (Dpb) con la griglia delle principali misure e le voci di spesa dovrebbe arrivare oggi in Consiglio dei ministri per essere poi notificato a Bruxelles. Nel giro di qualche giorno è atteso invece l'articolato della manovra vera e propria da trasmettere alle Camere per l'avvio della sessione di bilancio che quest'anno parte dal Senato. Già ieri gli incontri dei singoli Capi delegazione accompagnati dai responsabili economici di partito si sono svolti con lo staff di Palazzo Chigi e con il ministro dell'Economia Daniele Franco. Oggi invece, prima del consiglio dei ministri, il premier dovrebbe convocare la cabina di regia per trovare la quadra tra interventi e risorse. Due i grandi temi di discussione e divisione nella maggioranza: il ridimensionamento del Reddito di cittadinanza e il post-Quota 100 sulle pensioni. Meno divisivi gli altri due grandi capitoli: le coperture per la riforma degli ammortizzatori e l'anticipo degli interventi fiscali con il taglio del cuneo fiscale. In totale la manovra si aggira sui 25 miliardi”.

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