Sbatti il voto in prima pagina
La notizia del giorno è il risultato del voto per i Comuni e per la Regione Calabria. Le interpretazioni - come al solito - sono diversificate, ma su un fatto concordano tutti: il centrosinistra ottiene la sua rivincita conquistando le principali città e andando al ballottaggio a Roma, mentre è evidente la sconfitta del centrodestra “sovranista”. A Siena vittoria personale di Enrico Letta che torna in Parlamento. Altro dato incontrovertibile: vota la metà degli aventi diritto, cosa che porta il manifesto a parlare di “vittoria a metà”. Ma vediamo i titoli principali. Corriere della Sera: “Le città premiano il centrosinistra”. Repubblica: “Il crollo dei sovranisti”. Sole 24 ore: “Comuni, vince il centrosinistra, flop M5S. Al centrodestra solo la Regione Calabria. La Stampa: “Caduta dei populisti, rivincita del Pd”. Il Messaggero: “Michetti-Gualtieri, sfida a Roma”. Il Fatto Quotidiano: “Pd e 5Stelle uniti vincono, le destre unite perdono”. E questa sconfitta del centrodestra viene apertamente ammessa dagli stessi giornali portavoce dei partiti sovranisti e populisti. Il Giornale: “Comunali, flop centrodestra. Occasione persa”. Libero: “Il voto è un campanello d’allarme. Sveglia centrodestra”.

Che è successo? I commenti
Sul Sole 24 ore Lina Palmerini sostiene che questo primo tempo rafforza il premier Draghi e rafforza l’unità nazionale della coalizione di Palazzo Chigi. Sul Corriere della Sera Massimo Franco parla di doppio segnale: “L’onda populista si sta indebolendo e ritirando. Il vento del 2016 nelle grandi città, sublimato dal trionfo grillino alle Politiche del 2018, da ieri potrebbe diventare preistoria politica. Ma il crollo del Movimento 5 Stelle, ridotto a un terzo nel consensi, e quasi scomparso a Nord, era abbastanza atteso; quello del centrodestra a trazione sovranista no: non nelle dimensioni fatte registrare ieri e non a Milano”. Su Repubblica il direttore Maurizio Molinari descrive la “nuova geografia del riformismo”. “Il voto per le amministrative di oltre 12 milioni di italiani – scrive Molinari – premia i moderati e punisce ciò che resta dei sovranisti-populisti, disegnando un Paese che, soprattutto nelle grandi aree urbane, rispecchia sul territorio l'approccio pragmatico al governo. La nuova geografia del riformismo che si impone dopo la pandemia. Il successo dei moderati ha soprattutto i colori del centrosinistra perché è il Pd di Enrico Letta che ha presentato candidati capaci di essere inclusivi e aperti al cambiamento, interpretando la stagione della ripartenza dopo la pandemia”. Su La Stampa commento all’insegna dell’ottimismo di Marcello Sorgi: “Antipolitica a fine corsa”. “Magari è presto per dirlo – scrive Sorgi - ma dalle urne del 3-4 ottobre, a ben guardare, escono battuti l'antipolitica e il populismo movimentista che avevano spopolato nel 2016 e 2018. La vittoria del centrosinistra, con o senza i 5 stelle, e la conseguente sconfitta del centrodestra al primo turno delle amministrative aprono una fase nuova, dagli effetti ancora tutti da valutare. Perché le dimensioni dell'una e dell'altra saranno chiare solo dopo il risultato definitivo di Roma”. Sempre su La Stampa non si evita di guardare all’altra faccia delle amministrative: il tonfo della partecipazione. Ne parla Francesca Schianchi: “Adesso è tutto un cospargersi il capo di cenere: ‘Una sconfitta per tutti’, ‘serve un'autocritica’, ‘un dato drammatico’. Ma, al netto dell'enfasi, non c'è dubbio che il dato di affluenza di ieri nelle grandi città - Roma, Torino, Milano e Napoli che non arrivano al 50 per cento, persino la solida Bologna supera appena il 51, dato più basso della sua storia - sia il primo dei risultati di questa tornata amministrativa su cui i partiti devono riflettere. Tanto più quando si approfondisce il dato al microscopio delle realtà locali”. Sul Messaggero Paolo Pombeni sostiene che gli italiani sono diventati un po’ americani (perché votano in pochi) e un po’ tedeschi che cercano soprattutto l’affidabilità dei politici. “Questioni di fiducia. La scelta degli italiani che cercano affidabilità”. Per Norma Rangeri, che dirige il manifesto, emergono messaggi chiari dal voto. “Se i candidati portano la croce (del forte astensionismo, ndr), bisogna anche chiedersi perché mai un cittadino, che ha visto tutti i partiti confondersi nel governo di un economista che guida il paese con il pilota automatico, dovrebbe improvvisamente appassionarsi a una competizione elettorale. Anche per questo, la soddisfazione del segretario Letta per il risultato del Pd ‘in sintonia con il paese’, e del voto in generale ‘che rafforza Draghi’, è comprensibile ma tutt'altro che rassicurante di fronte a una democrazia dimezzata. Infine, il terzo elemento evidente che le urne ci consegnano è finalmente positivo, dice che chi comunque è andato a votare, ha decretato la sconfitta del centrodestra e premiato le prime prove di unità del centrosinistra, come a Napoli e a Bologna (Milano fa caso a se). A una indicazione politica per il futuro: le destre si possono battere solo se di fronte hanno l'unità delle forze di centrosinistra”.

Tendenze. Spunti dalle interviste
Su La Stampa Fabio Martini dà la parola a Romano Prodi, secondo il quale bisogna essere prudenti nel cantare vittoria: Al nord i Cinque Stelle sono spariti e con loro quindi l’antipolitica. Il Pd ha ritrovato la sua forza, ma “aspetterei a parlare di svolta”. “Queste erano elezioni locali e non dobbiamo dimenticarlo – spiega Prodi - Certo, il contesto internazionale è cambiato e alcuni mesi fa ho sottolineato quanto avanzate siano le politiche sociali di Biden. Ma per parlare di un cambio di ciclo, dell'avvio di un ciclo progressista, come quello inaugurato da Clinton nel 1992 , bisogna aspettare, è troppo presto”. Intanto però nel Pd si torna a brindare. “Che rivincita su chi criticava il Pd”, dice Enrico Letta in una intervista su Repubblica (Giovanna Vitale a pagina 4). L’appuntamento è alla politiche del 2023, quando – spiega sempre il segretario del Pd – “una coalizione unita e coesa sarà in grado di prendere il testimone di Draghi: il mio modello è quello di Scholz con la Merkel”. Un’altra voce che si alza dal Pd è quella di Debora Serracchiani che in una intervista di Maria Teresa Meli sul Corriere della Sera (p. 19) parla d un risultato che spinge verso un’intesa con il M5S. “Andare alle urne? No, prima le riforme”. A proposito di intese e coalizioni da registrare alcune battute alquanto stizzite di Carlo Calenda. “Niente accordi – dice in una intervista sul Corriere della Sera (p.8) – tradirei gli elettori. Così i Dem imparano a darmi del leghista”. Chi vede (anzi auspica) un accordo tra Pd e Calenda è Marco Bentivogli (ex segretario della Fim Cisl) intervistato da Umberto De Giovannangeli sul Riformista: “Caro Gualtieri, se vuoi vincere, adesso apri a Calenda”. (a pagina 2). “Calenda? E’ serio, sa che cosa vuole per la sua città”, dice Graziano Delrio sull’Avvenire (intervista di Roberta D’Angelo a pagina 4). Anche se biosgna guardare soprattutto al rafforzamento delle alleanze con i Cinque Stelle. Per Delrio la linea di Letta è stata finora vincente: “Funziona l’alleanza con M5S, va ampliata”. Dalle fila del Movimento a Cinque Stelle è Roberto Fico, presidente della Camera, a tessere le lodi della scelta tattica dell’alleanza con il Pd. In particolare Fico esulta per il risultato di Napoli, che è andato perfino oltre le aspettative: “Un modello – spiega Fico nella intervista su Repubblica (p. 11) – che adesso può servire al Paese”. 

Parola d’ordine “partecipazione”. Giovedì a piazza Vittorio.
Giovedì prossimo, 7 ottobre, la Cgil e molti enti, associazioni e reti del civismo attivo e delle organizzazioni civiche e sociali si incontreranno nel Parco di Piazza Vittorio a Roma per discutere insieme del futuro del Paese. L'appuntamento è previsto a partire dalle ore 15.30 e si chiuderà con un dibattito a cui, dalle ore 18, parteciperà tra gli altri il segretario generale della Cgil Maurizio Landini.

La pandemia – si legge nel comunicato della Cgil diffuso ieri - oltre a minacciare la salute e la vita delle persone, ha cambiato gli stili di vita e le relazioni tra le persone, ha colpito l’economia reale e il lavoro. Sono sul tappeto grandi questioni che riguardano i rapporti di lavoro, l’ambiente, il sistema del welfare, l’innovazione tecnologica, la struttura sociale e demografica del Paese, le disuguaglianze generazionali, di genere, territoriali. Non si può guardare al futuro con gli occhi rivolti al passato. C’è bisogno di un cambiamento vero e di una grande discussione pubblica che coinvolga le energie e le intelligenze di tutti coloro che si sono battuti e si battono per la solidarietà e la giustizia sociale, per il lavoro e i suoi diritti, per la tutela della salute, per l’ambiente, per la formazione e l’istruzione per i beni comuni, contro le mafie e la corruzione.

La Cgil e le associazioni che hanno aderito all’iniziativa di giovedì ritengono grave l’assenza di una discussione pubblica sul Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, le cui risorse andrebbero declinate per il miglioramento della qualità della vita e del lavoro delle persone, per orientare in senso democratico il cambiamento tecnologico, per garantire una transizione ecologica fondata su uno stretto rapporto tra giustizia sociale e ambientale. La mancanza di un dialogo sociale e l’assenza di un adeguato sistema di monitoraggio richiesti tra l’altro dall’Unione Europea, destano preoccupazione proprio in relazione alle modalità con cui verranno indirizzate le azioni del Piano sia a livello Nazionale che locale. Questa discussione pubblica vogliamo avviarla con questo importante appuntamento. Interverranno diverse realtà del mondo associativo ed esponenti della Cgil. Lo faranno ognuno con la propria autonomia, senza timore delle diversità di opinione e di giudizio. Anzi, proprio le diversità costituiscono una condizione e una ricchezza di un confronto vero e privo di reticenze.

Obiettivo di fondo della giornata del 7 ottobre è dunque quello di dare un segnale forte al Governo e alla politica rispetto alla richiesta ad aprire, con urgenza, un grande dibattito nel Paese al fine di consentire una partecipazione democratica al confronto non solo sul Pnrr, ma anche sull’insieme delle altre risorse che saranno utilizzate nei prossimi mesi. Nella prima parte della giornata il confronto avverrà in tre panel di lavoro paralleli, sulle tematiche del welfare, della transizione ecologica, dell’innovazione tecnologica, per poi prevedere un momento in plenaria di confronto sui temi emersi dai diversi panel. La giornata del 7 ottobre, per la Cgil e tutte le altre organizzazioni che vi prenderanno parte non è vissuta come punto di arrivo, ma come momento di partenza per un percorso diffuso e partecipato, capace di mantenere vivo il confronto e l’iniziativa comune.

Il primo elenco delle associazioni che parteciperanno: Actionaid Italia, Anpi, Arci, Associazione Fairwatch, Associazione Terra!, Auser, Avviso Pubblico, Centro per la riforma dello Stato, Cittadinanzattiva, Cnca, Federconsumatori, Fondazione Lelio e Lisli Basso, Forum italiano dei movimenti per l’acqua, Forum disuguaglianze e diversità, Greenpeace, Kyoto club, Legambiente, Libera, Rete Salute Welfare territorio, Rete studenti medi, Sbilanciamoci, Unione degli universitari, Wwf Italia

Su Collettiva.it
L’apertura di oggi è dedicata alle pensioni. e alla corsa contro il tempo della politica per evitare lo scalone del gennaio 2022 una volta esaurito l'esperimento (fallimentare) di Quota 100. A proposito delle elezioni amministrative ricordiamo lo speciale lanciato su Collettiva alla vigilia del voto con i video dei segretari delle Camere del lavoro:  Sulla solidarietà con Mimmo Lucano da segnalare la fotogallery di Marco Merlini e le dichiarazioni del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini: . Nella rubrica Buona Memoria di oggi si parla dei martiri di Marzabotto 

Tutti gli appuntamenti
Per tutti gli appuntamenti in calendario vedi l’agenda sul sito della Cgil nazionale: e l’agenda di Collettiva.it.