“Il decreto Flussi si basa su un meccanismo perverso e sbagliato che genera truffe prima e sfruttamento dopo, senza rispondere alla richiesta di manodopera stagionale. Ogni giorno riceviamo lavoratori entrati con il nulla osta, con il visto che scadrà, ma che poi non trovano chi li aveva chiamati e sono qui senza lavoro, o con un lavoro in nero, senza un titolo di soggiorno, ricattati e indebitati. Chiediamo un permesso di soggiorno per l’attesa occupazione”. È quanto scrivono in un comunicato il segretario generale della Flai Cgil Roma e Lazio, Stefano Morea, Segretario Generale Flai Cgil Roma e Lazio, e la segretaria generale della flai Cgil frosinone e latina, Laura Hardeep Kaur.

“Il decreto – proseguono – è perverso perché in tantissimi casi alla richiesta di nulla osta con cui il lavoratore richiesto da un sedicente datore di lavoro non segue, poiché non è obbligo di legge, la sottoscrizione del regolare contratto di lavoro, propedeutico alla richiesta di permesso di soggiorno. Quel lavoro e quel contratto per cui la persona era stata chiamata in Italia.

L’ingresso di lavoratori, in primis persone, è una cosa positiva ma quelle persone che, in una lunga filiera di intermediazione, sono arrivate legalmente in Italia altrettanto legalmente si devono veder riconosciuto il contratto di lavoro; ci deve essere l’obbligo di assunzione", mentre ora non è così il sistema li lascia senza lavoro, oppure alimenta lavoro nero e precario. 

E ancora, i sindacalisti parlano di “un meccanismo sbagliato perché oltre al danno la beffa: mentre il 90% dei lavoratori tra il 2024 e il 2025 sono condannati a diventare schiavi da sfruttare nelle nostre campagne, soggetti ad ogni tipo di ricatto dopo che chi li ha chiamati qui non li ha assunti, il governo decide di far entrare altri 267 mila lavoratori definendoli manodopera indispensabile al sistema economico e produttivo nazionale e altrimenti non reperibile.

Sarebbe da chiedersi perché invece non si sia puntato sull'obbligo all'assunzione, e per un permesso per l'attesa occupazione per chi ha visto “sparire” il datore di lavoro.
Sarebbe da chiedersi perché solo il 7,8 % di lavoratori sono stati assunti una volta arrivati in Italia. Ancora una volta il governo ha deciso di non ascoltare la voce di chi quei lavoratori li rappresenta, di chi continua a cercare di strapparli ad un sistema basato sullo sfruttamento fino allo stremo”.

Morea e Kaur ricordano che non manca manodopera nelle campagne, manca invece chi è disperato a tal punto da lavorare a qualsiasi condizione, “mancano gli schiavi e hanno deciso di crearli, di nuovo, per legge. Moltissimi di questi lavoratori si rivolgono nelle nostre sedi, tanti chiedono giustizia, rispetto e dignità, molti trovano con noi il coraggio di denunciare e non è tutto vano, qualcosa si muove”.

Il Lazio continua a vedere importanti quote del decreto Flussi: “Moltissimi di quei lavoratori sono finiti sfruttati nelle nostre campagne, ma solo a Latina abbiamo avuto 30 persone che hanno visto riconosciuto il permesso di soggiorno per casi speciali, grazie al grande lavoro di denuncia della nostra categoria e la collaborazione, da un lato con la Procura della Repubblica di Latina che tempestivamente si è fatta carico dei provvedimenti, e dall'altro dell'Ufficio immigrazione della Questura di Latina. Una sinergia – concludono – che ha salvato quei lavoratori e che dobbiamo amplificare e diffondere come una buona pratica dei diritti, della dignità e del lavoro”.