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Il sistema tiene, ma scricchiola. Il Rendiconto generale 2024 dell’Inps, approvato dal Consiglio di Indirizzo e Vigilanza, fotografa un equilibrio finanziario apparente. Per la Cgil, che commenta i dati in una nota, si tratta però di una stabilità ingannevole, minata da criticità profonde e strutturali. Un campanello d’allarme sulla tenuta sociale del welfare italiano.
Occupazione: crescono i numeri, non la qualità
Il dato chiave riguarda la crescita della contribuzione, ferma al +5,5%, inferiore all’inflazione. Tradotto: la nuova occupazione non regge il passo del caro vita. È precaria, sottopagata, povera. E, cosa ancor più grave, incapace di rafforzare le casse previdenziali. Secondo la Cgil, è “il riflesso diretto di un modello occupazionale basato su bassi salari e contratti instabili, che produce più fragilità che sviluppo”.
La ricetta proposta parte dai rinnovi contrattuali, che devono essere “veri”, in grado di garantire retribuzioni dignitose. Ma non è sufficiente. Serve ridurre il numero dei contratti collettivi nazionali, oggi “spesso usati per produrre dumping contrattuale”, e arginare la frammentazione negoziale che divide i lavoratori.
Incentivi poco efficaci, rappresentanza dimenticata
Un altro punto critico riguarda le risorse pubbliche. Secondo la Cgil, “una quota significativa delle risorse pubbliche stanziate negli ultimi anni sotto forma di incentivi e sgravi per favorire l’occupazione non si sia tradotta in un effettivo miglioramento della qualità del lavoro”. A fronte di una spesa ingente, il mercato continua a offrire instabilità e tutele deboli. Un uso inefficace di fondi pubblici, che richiederebbe “maggiore efficacia e condizionalità”.
In questo scenario, il sindacato rilancia una battaglia storica: la legge sulla rappresentanza. Uno strumento “indispensabile per dare piena legittimità alla contrattazione collettiva”, estenderne l’efficacia erga omnes e “combattere la proliferazione di contratti pirata privi di valore sostanziale e spesso peggiorativi”.
Povertà e disuguaglianze: tagli e immobilismo
Il quadro si aggrava guardando al contrasto della povertà. Tra 2022 e 2024 sono stati sottratti oltre 3 miliardi di euro a questa finalità. “Si continua a fare cassa sulla povertà”, denuncia la Cgil, “colpendo chi ha più bisogno e minando la funzione redistributiva dello Stato”. Le spese per l’inclusione sociale “restano sostanzialmente invariate, a fronte di bisogni crescenti”: un arretramento netto della funzione pubblica nel campo dell’equità.
Previdenza e ammortizzatori: segnali allarmanti
Anche sul versante pensionistico non si registrano avanzamenti. La spesa resta stabile in termini reali, ma non ci sono allargamenti di platea né interventi strutturali. “Al contrario, è stata di fatto azzerata ogni forma di flessibilità in uscita. Altro che superamento della Legge Monti-Fornero, come continua impropriamente a sostenere il Governo”.
Preoccupano anche i dati sulla spesa per ammortizzatori sociali: aumentano le prestazioni di cassa integrazione e Naspi. “È il segnale che la fragilità del mercato del lavoro si sta accentuando, e che la crisi sociale è ancora profonda”.
A questo si aggiunge la cancellazione di circa otto miliardi di euro di crediti contributivi, dovuta alle operazioni di “saldo e stralcio”. “È inaccettabile”, si legge nella nota, “che si continui a legittimare l’evasione contributiva, scaricandone i costi sulla collettività e soprattutto su chi le tasse le ha sempre pagate. Ogni euro sottratto ai contributi è un euro in meno per pensioni, ammortizzatori e diritti: si premia chi evade e si penalizza chi contribuisce alla tenuta del sistema”.
Serve una visione, servono scelte
La Confederazione conclude con un appello netto: “Il quadro complessivo impone con forza la necessità di un ripensamento profondo del nostro modello di welfare e previdenza”. Serve “una visione che guardi alle trasformazioni demografiche, tecnologiche e sociali in corso”. Occorrono “scelte coraggiose: politiche attive del lavoro, investimenti nella buona occupazione, un fisco equo e progressivo, una lotta seria e sistemica all’evasione, e un rafforzamento del patto tra le generazioni”.
È fondamentale “riaffermare il ruolo pubblico del welfare come strumento di coesione sociale e giustizia redistributiva, capace di non lasciare indietro nessuno, di contrastare le marginalità vecchie e nuove e di garantire una prospettiva equa e sostenibile per tutte le generazioni”.
Infine, un monito sul valore dell’informazione: “I dati e la corretta informazione diventano strumenti essenziali per leggere con consapevolezza la realtà, orientare le scelte politiche e restituire ai cittadini la piena comprensione di ciò che accade nel sistema di welfare”.