L’obbligo del green pass per tutti i lavoratori dipendenti, gli interventi del governo per evitare l’aumento delle bollette energetiche, le critiche arrivate da più parti al ministro della Transizione ecologica Cingolani: questi i temi che dominano le prime pagine dei maggiori quotidiani nazionali di oggi (mercoledì 15 settembre). 

“Green pass per tutti al lavoro. Obbligo per gli statali e i privati da metà ottobre: domani il via al decreto. Il governo tira dritto, la Lega è divisa. Critiche del Carroccio anche sulla riforma del catasto” titola il Corriere della Sera, mentre Repubblica apre con “Green pass per lavorare. Svolta del governo, domani Draghi porta in Consiglio dei ministri l’obbligo per statali e aziende private. Il provvedimento scatterà da metà ottobre per 18 milioni di dipendenti. Ira di Salvini: unici in Europa”. 

Sulla Stampa si legge: “Rischio stangata da 1.300 euro, ora il governo corre ai ripari. Riforma del catasto: no della destra. Il premier: bollette, aiuti a famiglie e imprese. Draghi cita Andreatta: fare quello che si deve fare anche se è impopolare”. Tema analogo per il Messaggero: “Bollette, piano anti-rincari. Il governo corre ai ripari: subito interventi per evitare gli aumenti, poi riforma delle tariffe. Draghi: tutele per cittadini e imprese. Donnarumma (Terna): reti e rinnovabili per tagliare i costi”.

Il Giornale lancia “Svolta nel Covid, green pass totale. Draghi pronto a estenderlo a tutti i lavoratori, anche nel privato. Ma nella maggioranza c’è chi chiede un provvedimento più soft. Oggi la decisione”. Mentre così Libero: “Draghi non fare scherzi. Dopo la luce, occhio a casa e pensioni. Bollette: la Spagna taglia le tasse e i profitti delle aziende energetiche, compresa la controllata di Enel. Super Mario cerca soldi per evitare rincari del 40%. Su i valori catastali e via quota 100”. 

Il Fatto Quotidiano apre con “Bollette, tutte le balle contro gli ambientalisti. I 4/5 della stangata dovuti al boom del gas. ‘Cingolani a casa’, i verdi reclamano le sue dimissioni. Conte e i ministri M5s lo incontrano: ‘Ora devi coordinarti con noi’. E lui fa marcia indietro sul nucleare”. Stessa tema anche per il Manifesto: “Insostenibile. Il ministro della finta Transizione ecologica finisce nell’angolo. Sul caro bollette di luce e gas promette interventi per mitigare la stangata ma non dice come. Marcia indietro sul nucleare dopo un vertice con Conte e ministri 5 stelle. Le associazioni ambientaliste: basta sostegno alle fonti fossili, accelerare con le rinnovabili. E anche Bruxelles insiste: indietro non si torna”. 

Infine, il Sole 24 Ore: “Contro il caro bollette, taglio dell’Iva. I piani del governo: allo studio misure contro i maxi rincari, vertice al Mef con Authority e Ragioneria. L’imposta pesa per il 12-13%. In alternativa intervento sugli oneri impropri”. 

Le interviste
“Non c’è stato tempo per la transizione, l'Europa ha aumentato troppo il costo della Co2 senza dare il tempo necessario di adeguarsi. E questo incide sulla marginalità delle industrie e quindi sulle famiglie”. A dirlo è il presidente di Confapi Maurizio Casasco, in un’intervista al Corriere della Sera: “Dobbiamo chiedere all'Unione Europea di rivedere il piano sul clima dello scorso luglio, ma cominciare anche a studiare uno sviluppo delle centrali idriche, vista la ricchezza idrica dell'Italia. E ripensare alle centrali nucleari senza ideologie, sono molto più sicure di altre soluzioni. Le aziende sono già soffocate da burocrazia e cuneo fiscale, ora chiedono alla politica di intervenire sull'Europa”.

Per Casasco è necessario intervenire anche sulle materie prime, visto che “i costi sono raddoppiati in un anno. L'Europa ha fatto una politica anti-manifattura, basti pensare che in Italia il prezzo dell'acciaio è cresciuto il doppio rispetto a quello cinese, questo per le quote alle importazioni fissate dall'Unione. Ma il rottame ferroso si può esportare senza dazi ed è un vantaggio per la Cina che, al contrario, ha messo i dazi sull'export e si prepara alla concorrenza sui prodotti finiti”. Il risultato? “Abbiamo costi altissimi e problemi di approvvigionamento, rischiamo di non poter rispondere agli ordini e mettere i lavoratori in cassa integrazione. L'Europa deve togliere le quote come ha fatto per l'alluminio”. 

“Basta dolore: nessuno deve più vivere nascosto”, questo il titolo dell’intervista del Riformista al deputato Alessandro Zan, primo firmatario del ddl sull’identità di genere. “Viviamo in una società dove vige una presunzione di eterosessualità, se non dici di essere gay o lesbica viene dato per scontato che tu sia eterosessuale”, spiega l’esponente del Pd: “In quest'ottica il coming out è un momento fondamentale per la felicità e la realizzazione, ma troppo spesso gli effetti che produce sono negativi: figli cacciati di casa, insulti, botte. Vorrei che i lettori capissero cosa significhi perdere la bellezza dell'adolescenza perché è necessario vivere nascosti e ingrigire l'amore, il più bello dei sentimenti. È un peso enorme che spero nessun altro ragazzo debba sopportare”. 

Per Alessandro Zan l’approvazione del disegno di legge rappresenterebbe “un altro tassello nell'avanzamento del Paese verso la piena parità dei diritti, importante più che mai in questo momento in cui la Polonia e l'Ungheria stanno smantellando le libertà individuali, creando una disparità di trattamento tra cittadini di serie A e serie B”. Il deputato del Partito democratico evidenzia che “noi dobbiamo colmare questo gap come prevede la Costituzione, la Repubblica deve rimuovere gli ostacoli per fare in modo che tutti i cittadini abbiano gli stessi diritti”. 

L’esponente politico rimanda al mittente “la richiesta di eliminare dal ddl l'identità di genere e la formazione nelle scuole, perché altrimenti diventerebbe una legge discriminatoria tenendo fuori le persone trans, che sono le più dimenticate”. Per quanto riguarda la formazione nelle scuole, Zan cita la legge “buona scuola” che prevede “corsi antidiscriminazione per promuovere il rispetto delle differenze. Noi chiediamo solamente che in occasione della Giornata contro l'omotransfobia vengano organizzati progetti sulle discriminazioni, d'altronde il bullismo è una piaga e bisogna educare alla gentilezza e al rispetto dell'altro. Se questo non si fa nelle scuole, dove lo si dovrebbe fare?”. 

Gli editoriali
“È davvero inaccettabile la previsione di un aumento delle tariffe elettriche e del gas dal 31 al 42% a partire dal prossimo trimestre”. Inizia così la riflessione del segretario generale della Cisl Luigi Sbarra, pubblicata sul Mattino. “Sarebbe una stangata non solo per le famiglie, già duramente colpite dalle conseguenze del Covid, ma anche per la competitività delle imprese e per tutto il sistema paese”, prosegue l’esponente sindacale, chiedendo al governo “di fermare questi aumenti (…) il balzo del costo dell'energia, determinato dagli aumenti del prezzo del gas a livello internazionale e della Co2 prodotta, non può scaricarsi sulle fasce più vulnerabili e deboli della società”.

Sbarra evidenzia che “l'Italia ha già le bollette più care in Europa, insieme a Spagna e Portogallo, a causa di un fisco ingordo, e per una serie di ritardi, scelte energetiche sbagliate e mancati investimenti pubblici e privati”. Non è dunque possibile consentire “un’ulteriore grave perdita di potere di acquisto per i cittadini e, in particolare, per i lavoratori, per i quali anche i tanti recenti rinnovi contrattuali potrebbero diventare insufficienti se vi fosse un'impennata di tutti i prezzi legati all'andamento dei costi dell'energia”. 

Il segretario generale Cisl, in conclusione, si rivolge direttamente al presidente Draghi chiedendogli “di non vanificare gli sforzi che i lavoratori e i pensionati hanno fatto in questi lunghi mesi difficili di pandemia. Non possiamo dibattere per mesi solo dell'estensione nei luoghi di lavoro del green pass, su cui non abbiamo alcun pregiudizio ed anzi riteniamo sia uno strumento utilissimo per proteggere tutti i lavoratori e diffondere la campagna vaccinale. Dobbiamo occuparci anche della ripresa del Paese, di come accompagniamo la transizione energetica con una nuova politica industriale, di come spendere efficacemente e in trasparenza le risorse del Recovery Plan, senza più sprechi e malaffare”. 

“Nel nome del maschio”: questo il titolo della riflessione della direttora centrale dell’Istat Linda Laura Sabbadini, apparso oggi su Repubblica. La riflessione riguarda il fenomeno dei femminicidi, che per l’editorialista è “la punta di un iceberg di una violenza diffusa contro le donne. Uccisioni che non arrivano all'improvviso e si evidenziano dopo un’escalation della violenza. Uccisioni che non riguardano solo le donne che si ribellano, che vogliono separarsi o semplicemente vivere in pace, magari con i propri figli. Ma anche quelle che non ce la fanno a ribellarsi, che sono state costrette a subire (…) Non sono raptus improvvisi, non sono casi individuali, non avvengono casualmente. Sono l'espressione della volontà di possesso e di dominio dell'uomo sulla donna”. 

Linda Laura Sabbadini sottolinea che, se “si considera l'età delle donne, più colpite sono le anziane (…) Perché le anziane sono più invisibili nella narrazione quotidiana. Ma sono quelle che più a lungo, fino allo stremo, subiscono la violenza e la sua escalation”. E rimarca che “quasi 3 milioni di donne hanno subito violenza fisica o sessuale da partner o ex nel corso della vita. Ciò succede anche perché gli uomini violenti sanno che la violenza che esercitano rimarrà assolutamente impunita. Si arriva solo al 12% di denunce. È dura per le donne denunciare. Perché dovrebbero farlo se spesso non sono credute in tribunale? Perché dovrebbero farlo se vedono che molte donne che denunciano non sono state adeguatamente protette?”. 

Per la direttora centrale dell’Istat “bisogna diffondere la cultura del rispetto, combattere gli stereotipi che sono alla base della violenza e che la giustificano, anche dentro le istituzioni. Bisogna ascoltare le donne che subiscono violenza e quelle che aiutano le donne vittime di violenza ad autodeterminarsi. Bisogna chiedere aiuto quando si subisce violenza magari ad altre donne, ai centri, e cercare di rompere l'isolamento, senza aspettare. E soprattutto le donne che subiscono violenza devono poter contare su istituzioni che danno speranza di libertà e la garantiscono a tutti gli effetti”. 

La Cgil
L’apertura di Collettiva è dedicata all’Assemblea delle delegate e dei delegati che si è tenuta a Milano: l’intervento dal palco del segretario generale Maurizio Landini (con un primo e un secondo video), gli interventi dei delegati (con un primo, un secondo e un terzo video), le fotografie dal palco e dalla platea (con una prima e una seconda fotogallery).

Da segnalare anche l’approfondimento sul rinnovo del contratto delle farmacie private, la morte di un operaio in Trentino, la convocazione per giovedì 16 del tavolo Whirlpool (con corteo degli operai a Roma), la risoluzione positiva della vertenza Sittel, lo sciopero odierno dei lavoratori Kirey di Torino contro i licenziamenti. 

Per la rubrica Buona Memoria, il ricordo del segretario generale aggiunto Cgil Fernando Santi, a 52 anni dalla sua morte. 

L’agenda degli appuntamenti
Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti Cgil, vedi l’agenda di Collettiva.