Le trattative europee sul Recovery fund e la possibile “tregua di Natale” per le restrizioni anti-covid la fanno da padrone sulle prime pagine dei quotidiani di oggi (20 novembre). La Repubblica apre con “Recovery, strada in salita. Resta il veto di Polonia e Ungheria sulle condizioni che legano i finanziamenti al rispetto dei diritti democratici. L'erogazione rischia di slittare all'estate 2021. Il Tesoro prepara un piano B. Conte: noi in linea con le scadenze”. La Stampa sceglie “La Ue si spacca, Recovery a rischio”, mentre il Manifesto opta per “Pandeconomics. La seconda ondata del Covid intaccherà severamente l'economia dell'Eurozona. L'allarme della presidente della Bce Lagarde. Che però stronca le richieste per la cancellazione del debito”. Il Corriere della sera apre con: “Conte: le feste siano sobrie. Baci e abbracci sono impensabili”; il Messaggero con: “Chiusure, la tregua di Natale. Il contagio rallenta: dal 3 dicembre il coprifuoco a mezzanotte anche per ristoranti e bar. A Roma Rt sotto l'1, ma il Lazio non si fida: meglio non riaprire”. Il Sole24Ore invece sceglie: “Attività in perdita, stop a tasse di fine anno. Sospensioni finali per le imprese fino a 50 milioni di fatturato e perdite al 33%”. Il Fatto quotidiano punta infine sulla politica interna: “Arrestato Tallini (Fi), presidente del consiglio regionale (calabrese ndr). Dialogare con questi?”,

Interviste
La Repubblica, a pagina 20, pubblica un’intervista a Barack Obama di Javier Moreno. “Queste elezioni hanno dimostrato che la società americana è profondamente divisa – dice l’ex presidente Usa -. Alcune di queste divisioni c'erano già prima di Donald Trump e continueranno ad esserci dopo di lui. Ma quello che è certo è che lui ha accelerato quelle divisioni. Ha alimentato le fiamme della divisione. Joe Biden, invece, è una persona che, per istinto e per carattere, unifica. Una cosa che ho imparato come presidente è che ciò che il presidente dice, il modo in cui lo dice, è molto importante. II presidente degli Stati Uniti non può risolvere tutti i problemi, anche se spesso la gente si aspetta che sia in grado di farlo. Ma può incoraggiare un certo modo di interagire, un modo civile, un senso di comprensione degli altri. Penso che possa dare un tono a livello internazionale per quanto riguarda il modo in cui interagiamo con i nostri alleati, il modo in cui cl avviciniamo alla diplomazia. E penso che vedrete in Joe Biden un ritorno ad alcune delle tradizioni che ho cercato di mantenere quando ero presidente”.

La Stampa, a pagina 3, pone invece delle domande a Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio: “Proprio il tempo dell'emergenza ha confermato quanto sia importante il ruolo economico e sociale del commercio di prossimità – si legge -, quanto sia determinante per la qualità della vita il modello italiano di pluralismo distributivo, che significa anche valorizzare i prodotti made in Italy attraverso la rete dei negozi di vicinato. Io spero che le scelte di consumo di ciascuno ne tengano conto. Ma poi servono le scelte politiche. Del resto, giusto ieri, è stato proprio il presidente Conte, alla nostra assemblea Fipe, a ricordare che bisogna intervenire ora perché il massiccio ricorso all'online rischia di produrre gravi disequilibri. Facciamolo”.

A pagina 5 di Avvenire Elena Molinari intervista poi Jeffrey Sachs, direttore del Earth Institute della Columbia University, che dice: “La pandemia non ha fatto che esasperare le disuguaglianze e le divisioni (...). Preoccupazione, tristezza e rabbia sono aumentate esponenzialmente in tutto il mondo con l'esplosione della pandemia. I governi stanno prestando attenzione? Lo stress è elevato e in aumento nei Paesi ad alta disuguaglianza e senza protezioni sociali, come gli Stati Uniti, e le crisi non fanno che aumentare questo senso paura e di precarietà. Molti politici, come Donald Trump, hanno utilizzato quei sentimenti negativi per fomentare odio e divisione”.

Sul Fatto quotidiano, a pagina 2, c’è un intervista a Riccardo Iacona sulla Calabria, a firma di Antonello Caporale. “La quantità di espulsi dal processo democratico, dai ruoli dirigenziali, rivela l'incapacità calabrese a trovare dentro di sé l'energia vitale, a scoprire e promuovere le eccellenze. Si spoglia dei migliori e si affida ai peggiori. È il bisogno che la costringe a questa forma di masochismo. Il bisogno. Quello fondamentale alla salute, quello al lavoro. Il bisogno essenziale, primitivo nel quale per certi versi ancora è radicata la società. Però non dimentichiamo la stagione nuova della Giustizia, l'era Gratteri porta in dote una magistratura giovane, appassionata, indipendente”.

Editoriali e commenti
Sul Sole24Ore, a pagina 25, George Soros scrive sul veto polacco e ungherese al Recovery fund: “Un'attenta analisi rivela però che esiste un modo per aggirare il veto - si legge -. Le norme sullo stato di diritto sono state adottate. Nell'ipotesi di un mancato accordo su un nuovo bilancio, quello che scade a fine 2020, viene prorogato su base annuale. L'Ungheria e la Polonia non potrebbero ricevere fondi da questo bilancio perché i loro governi violano lo stato di diritto. Similmente, il fondo per la ripresa, chiamato Next Generation Eu, potrebbe essere attuato ricorrendo a una procedura di cooperazione rafforzata, come ha proposto il parlamentare europeo Guy Verhofstadt”.

Il fondo del Corriere è invece affidato a Sabino Cassese, che si occupa della manovra finanziaria: “Si può ragionevolmente prevedere che, in Parlamento, il disegno di legge, invece di liberarsi del superfluo, si caricherà di altre misure destinate a soddisfare appetiti locali. Tutto questo con la solita pessima fattura delle leggi, scritte rinviando a migliaia di altre leggi per renderle comprensibili quanto un testo redatto in antico sanscrito. Nell'ultimo numero dell'Economist, si può leggere la sarcastica frase: ‘Italy has a less than stellar record of investing for the long term’, per sottolineare che abbiamo un mediocre primato nell'investimento sul lungo termine”. Sempre ella manovra, ma da un’altra prospettiva, scrive Sergio Rizzo, a pagina 28 di Repubblica: “Un pezzo della riforma fiscale appaltata ai privati. ‘Possibile?’ si domanderanno increduli i lettori. Eppure leggendo con attenzione il comma 2 dell'articolo 113 della bozza della manovra di bilancio il sospetto viene: “La società di cui al comma 1, nell'ambito delle attività di supporto all'attuazione della riforma complessiva del sistema fiscale, fornisce assistenza alle strutture competenti del ministero dell'Economia e delle Finanze per lo svolgimento delle attività finalizzate alla redazione di un codice generale delle norme tributarie, anche attraverso il reclutamento di personale esterno ad elevata specializzazione mediante contratti di lavoro a tempo determinato”. La società di cui al comma 1 si chiama Studiare sviluppo ed è di proprietà del Tesoro”.

Il fondo della Stampa è poi a cura di Marco Zatterin, che scrive: “Come da copione, il vertice europeo ha formalizzato (ieri) lo stallo sul lancio dei fondi che lo stesso vertice europeo aveva ritenuto necessari (in luglio) per sanare le ferite economiche che il virus ha aperto nella carne viva del Continente. Il folle diniego di ungheresi e polacchi - leader che privilegiano un conservatorismo autoritario a una democrazia di eguaglianze -, ha costretto i Ventisette a una messinscena di 16 minuti per congelare il dossier dei denari per lo sviluppo, un micro-confronto il cui risultato è stato ufficializzare il rischio già evidente che il Recovery Fund slitti nel tempo, magari per l'intero 2021. Era scritto nelle stelle, ma non per questo è meno doloroso”.

Lavoro, welfare, economia
A pagina 2 il Manifesto dà la notizia di uno “stallo” all’ex Ilva: “Sciopero di due ore con presidi davanti a tutti gli stabilimenti del Gruppo ArcelorMittal Italia per mercoledì 25. Le segreterie nazionali di Fim, Fiom e Uilm si mobilitano a pochi giorni dal termine della trattativa tra governo e ArcelorMittal per la definizione della nuova compagine societaria, che vedrà l'ingresso dello stato tramite Invitalia con una quota ‘non minoritaria’”. Sullo stesso tema, sul SecoloXIX a pagina 19, si legge : “Trattano ancora, le parti: il raggiungimento di un'intesa è probabile, ma non scontato(...). Il governo ha ribadito l'intenzione di portare avanti il piano industriale di marzo, con il revamping dell'altoforno 5 e due forni elettrici a Taranto. Non ancora ‘maturo’ il tema della governace, che potrebbe essere definito nei patti parasociali”. Il Corriere Torino a pagina 3 dà invece notizia di un allarme della Fiom: “Negli ultimi 15 giorni infatti, a giudicare dai dati della Fiom – si legge -, le aziende con un dipendente contagiato o in isolamento fiduciario sono quasi raddoppiate. Nella settimana del 30 ottobre erano 79 su 167 controlli, oggi 145 su 234. Di fatto più di uno stabilimento su due presenta dipendenti positivi”.

Sul Sole24Ore, a pagina 3, viene invece dato spazio all’allarme dell’Ance sul super ecobonus: “Serve una proroga di tre anni oltre l'attuale scadenza del 31 dicembre 2021 per massimizzare l'efficacia del Superbonus del 110%. (...). La proroga è necessaria per varie ragioni: gli interventi previsti sono complessi, hanno bisogno di progetti e di verifiche importanti soprattutto in relazione alle classi energetiche; occorrono certificazioni delle amministrazioni comunali (come l'attestato di conformità) che richiedono tempi non brevi, soprattutto in periodo di smart working dei funzionari pubblici che devono estrarre dati da archivi spessissimo ancora cartacei”.

A pagina 39 del Corriere della sera si dà poi notizia dello studio di Bankitalia, secondo il quale, “in condizioni normali, in assenza quindi dello choc collegato al Covid-19, nel 2020 in Italia ci sarebbero stati circa 500 mila licenziamenti per motivi economici, in linea con l'anno precedente, quando c'erano stati anche circa 1,3 milioni di nuove assunzioni e trasformazioni di contratto. E tenuto conto che lo choc ha colpito in modo più intenso comparti nei quali la quota di lavoratori a tempo indeterminato e relativamente contenuta, si può stimare che, in assenza delle misure introdotte, nel 2020 lo choc pandemico avrebbe potuto causare ulteriori 200 mila licenziamenti, portando quindi II totale a circa 700 mila unità”. Per la Stampa, come si legge a a pagina 24, poi, ThyssenKrupp vuole eliminare11.000 i posti di lavoro nei prossimi 3 anni: “La riduzione dei costi è parte di una trasformazione del gruppo centrata sul taglio dei costi”.

Infine, sul Corriere della sera, Dario Di Vico scrive di Smartworking: “In un lasso di tempo molto veloce rispetto ai tradizionali tempi di maturazione delle decisioni strategiche le grandi imprese hanno scelto di puntare sullo smartworking, senza se e senza ma – si legge -. Più è larga la dimensione-delle aziende e più è netta la propensione ad usare il remoto nei prossimi anni. In genere quest'opzione viene spiegata dall'esterno con l'obiettivo di raggiungere consistenti risparmi (il piu citato è l'abolizione del buono mensa) grazie al fatto che il dipendente resta a casa. La seconda considerazione investe la possibilità che le imprese ricorrano al remoto per far emergere una quota di lavoro inefficiente (e quindi ridondante) che altrimenti sarebbe rimasto nascosto nelle pieghe di strutture poco elastiche. Senza voler minimizzare queste interpretazioni forse siamo davanti a uno di quei casi in cui per ora si vede l'albero e non la foresta”.

Su Collettiva, oggi, Emanuele Di Nicola racconta la storia dei licenziamenti alla Pfizer di Roma, che sono stati evitati grazie a Filctem e Fiom. 

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