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L’America, patria delle occasioni e dei fast food, decide di pesare i corpi come passaporti. D’ora in poi la libertà si concede solo ai magri e ai milionari. Il sogno americano entra in palestra. Tapis roulant per i poveri, check-up per i disperati. Se tossisci, ingrassi o invecchi, la frontiera ti chiude in faccia con un sorriso in smalto perfetto.
Trump, il profeta del benessere selettivo, ha trovato la formula del nuovo umanesimo a stelle e strisce: meno persone, più profitto. Chi non rientra nei parametri del colesterolo patriottico viene espulso dalla speranza. Non serve studiare, lavorare, inventare, basta dimagrire e dichiarare un reddito da cardiologo di Manhattan.
I funzionari consolari diventano santoni della selezione sanitaria. Si misurano zuccheri, età, patrimoni e discendenze come se l’anima avesse un tasso d’insulina. La salute, in fondo, è un investimento: chi può permettersi di ammalarsi diventa un cittadino modello. Gli altri, carne da frontiera, restano a sognare le assicurazioni.
È un esperimento sociale travestito da burocrazia. Si esclude la fragilità, si espatria la vecchiaia, si licenzia l’imperfezione. La Statua della Libertà, con la torcia in mano, potrebbe accendersi una sigaretta di nervosismo e chiedere un consulto endocrinologo.
Così il Paese che vende sogni a credito rifiuta chi costa troppo da curare. Ma il vero malato è proprio lui. Un corpo politico obeso di paura, iperteso di arroganza, diabetico di compassione. E ogni nuova legge non è che una dieta a base di crudeltà. In fondo anche il sogno americano, a furia di dimagrire, ha perso pure l’anima.























