“La Fenice ormai non è più solo di Venezia, è un caso nazionale”. Nicola Atalmi descrive così una vicenda che ha travalicato i confini regionali, per diventare un simbolo. Il segretario generale della Slc Cgil del Veneto racconta con entusiasmo la piazza di oggi (10 novembre) a Venezia. In Laguna sono arrivati lavoratori da tutti i più importanti teatri italiani, per la manifestazione partita nel pomeriggio dalla Stazione di Venezia Santa Lucia: La Scala, il Regio di Torino, il Comunale di Bologna, l'Arena di Verona, il Teatro di Trieste. Il corteo si è concluso in Campo San Fantin, davanti al Teatro La Fenice. “La nostra sta diventando una vertenza nazionale – commenta Atalmi – perché il tema è che quando sono in gioco nomine così importanti, di qualunque teatro si tratti, il metodo deve essere trasparente, democratico e condiviso”.

Un pasticcio - lo definisce il segretario Slc – la cui responsabilità è da attribuirsi in toto al sovrintendente Nicola Colabianchi, del quale il sindacato ha chiesto le dimissioni. “Si è creata una situazione paradossale –commenta - per cui ad oggi Beatrice Venezi si troverebbe in forte difficoltà a dirigere l’orchestra della Fenice”.

La manifestazione di oggi, dal titolo Un passo dopo l’altro, la nostra voce, è nata con l’intento di chiedere più trasparenza e rispetto all’interno delle istituzioni culturali, e per ribadire la richiesta di un confronto reale tra direzione e lavoratori nelle scelte che riguardano il futuro del Teatro. Non solo La Fenice, dunque, ma tutti i teatri uniti oggi in piazza, nell’appello rivolto direttamente al ministro della Cultura Alessandro Giuli.

Il corteo ha attraversato la città di Venezia in un percorso simbolico, con sei tappe intermedie, a partire da Campo Santa Margherita, dove si sono alternate letture e interventi di rappresentanti delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche, orchestre, cori, conservatori e realtà culturali provenienti da tutta Italia, che hanno espresso solidarietà e vicinanza alle lavoratrici e ai lavoratori della Fenice.

Al momento, tuttavia, né da parte del ministro, né da parte dei vertici del teatro veneto sembrano arrivare segnali di apertura. Un silenzio che, in questo caso, non è assenso, ma di fronte al quale i lavoratori del teatro dichiarano di non volersi fermare: “Dopo lo sciopero del 17 ottobre, siamo scesi di nuovo in piazza oggi, 10 novembre. – dice Atalmi – Dalle assemblee di coro, orchestra e maestranze emerge chiara l’intenzione di continuare a opporsi a una nomina fatta con quasi un anno di anticipo”.

Beatrice Venezi, infatti, assumerebbe la direzione musicale a ottobre 2026, motivo per cui secondo lavoratori e sindacato, ci sarebbe tutto il tempo per fare un passo indietro e immaginare un calendario di “prove aperte”, per così dire, per testare il rapporto del Maestro con l’orchestra. La Rsu ha ribadito che “tale scelta non rappresenta soltanto una questione di metodo, ma un tema di fiducia, coerenza e rispetto nei rapporti di lavoro. La manifestazione è stata un momento di partecipazione collettiva e civile, aperto a tutte e tutti coloro che credono nel valore del lavoro culturale come bene comune”.