Nel tentativo di parlare di 8 marzo senza la retorica consumata nello spazio di un giorno, ci facciamo soccorrere da un libro dal titolo “La città della Dea Perenna” (pp.675, € 18), che non soltanto guarda al mondo delle donne attraverso storie sconosciute o troppo in fretta dimenticate, ma è il libro stesso ad avere una sua storia tutta da conoscere. La racconta per noi Anna Vernarelli, una vita nel terzo settore, nel femminismo più attivo, nelle associazioni e movimenti che hanno lottato per migliorare la nostra società negli ultimi decenni, ora segretaria della Funzione Pubblica della Cgil Roma e Lazio, con particolare attenzione alle politiche di genere.

“Il libro è nato da un incontro casuale, durante una visita culturale all’interno della Casa internazionale delle donne di Roma, organizzata per conoscere la storia di questo palazzo e della sua strada (Via della Lungara). Un’iniziativa che ha visto partecipare anche molti uomini, ma soprattutto dedicata alle donne che lavorano nella penitenziaria, dato che questo luogo è stato un carcere. Ci guidava in questa visita Maria Paola Fiorensoli, l’autrice del volume che nell’occasione portava con sé, e alla quale abbiamo chiesto dove si potesse trovarne una copia. Ci ha risposto “da nessuna parte”, e in quel momento abbiamo capito l’importanza politica e culturale che non solo per la federazione, ma per tutto il sindacato, e per le donne in particolare, potesse avere una nuova edizione, dopo la prima del 1999, e l’idea di una pubblicazione da parte nostra, la prima di cui la Funzione Pubblica della Cgil si prende cura. Conoscere, leggere e ascoltare la voce di una donna come Maria Paola è stata una scoperta culturalmente empatica, così ci siamo persuasi di come questo incontro non fosse nato per caso. Questo è un libro che parla molto di Roma, della sua storia artistica da dopo il Rinascimento in poi, ma ci parla soprattutto di un luogo, la Casa internazionale delle donne, divenuto simbolico nel momento in cui la memoria deve continuare ad essere coltivata. E ci parla delle donne, della loro storia nel corso dei secoli, una storia di sopravvivenza, di coraggio, di emancipazione”.

Introdotte da una presentazione di Susanna Camusso, le pagine di questo libro ci riportano indietro nel tempo, quando tra Cinquecento e Seicento Via della Lungara diventò un’isola di reclusione femminile agostiniana, laica e religiosa, costruendo negli anni quattro conventi in teoria avulsi dal circondario, in realtà centri vitali d’interscambio con il territorio, dove risiedavano centinaia di donne tra suore, novizie ed educande; poi, alla fine del Settecento, la Rivoluzione dei Senza-Dio arrivò sino alle sponde del Tevere, seminando non solo preoccupazione e paura, ma anche la consapevolezza di alcuni diritti fondamentali, primo fra tutti per le donne quello di essere considerate cittadine.

Così furono due ordini francesi, tra il 1835 e il 1848, a monopolizzare il settore carcerario, tra cui  “Nostra signora della Carità del Buon Pastore”, complesso presto trasformato dalle autorità religiose in uno dei reclusori più articolati e imponenti dello Stato della Chiesa, popolato da donne con esperienze di ogni tipo di marginalità e violenze. Il Novecento portò con sé il Fascismo, due guerre mondiali, ma anche la possibilità di confrontarsi con iniziative di altri Paesi, come quella dell’“International Council Women”, la cui sezione italiana diede vita nel 1903 al CNDI, il Consiglio Nazionale delle Donne Italiane, il primo esperimento di associazionismo federativo, un laboratorio politico al femminile da cui presero spunto nella seconda metà del secolo quei movimenti che portarono, già alla metà degli anni ’60, alla formazione del Centro Femminista separatista dal Governo Vecchio al Buon Pastore, con sede sempre in Via della Lungara 19.

Un percorso articolato e tortuoso, praticamente dimenticato dalla storia ufficiale, che ci conduce dritti al nostro presente, alla nostra più stringente attualità, alla Casa internazionale delle donne. Una realtà che, come inequivocabilmente dimostra questo volume prezioso, miniera inesauribile di notizie, documenti e informazioni poco note al lettore comune, appartiene a una storia che non può essere non tenuta in considerazione, come invece sembra fare chi, con la revoca della convenzione avvenuta nel 2018, ogni giorno ne minaccia la chiusura, nonostante ogni giorno le numerose associazioni presenti in questa sede continuino a svolgere le proprie attività, senza ricevere alcun riconoscimento del loro valore sociale, né finanziamenti da parte delle istituzioni, o dal Comune di Roma.

L’antica dea Anna Perenna nominava il tempo e ne garantiva il rinnovamento nelle generazioni. Speriamo sia di buon auspicio.