Per la terza volta, un tribunale della Repubblica si esprime sulla paradossale vicenda del lavoratore e delegato Fiom Cgil alle dipendenze della Fbm Hudson Italia spa di Terno d’Isola dal 1992. E, per la terza volta, il giudice dà torto all’azienda.

La vicenda ormai somiglia più a una soap opera che a una vertenza sindacale: tutto è cominciato con una saldatura realizzata – secondo l’azienda – ‘non a regola d’arte’, pagata con il posto di lavoro, dopo ventisei anni alla Fbm. Licenziato una prima volta nel 2018, l’operaio saldatore, da diverso tempo anche delegato sindacale, nel marzo 2019 era stato reintegrato dal Tribunale di Bergamo. Il 15 aprile, però, era stato licenziato nuovamente ma, con un’ordinanza emessa il 10 ottobre scorso, il Giudice del lavoro, Monica Bertoncini, aveva dichiarato nullo il secondo allontanamento dall’azienda, in quanto “di estrema evidenza la natura ritorsiva del licenziamento, intimato in relazione a fatti privi di oggettivo rilievo disciplinare”.

“La Fbm ha successivamente presentato appello contro la sentenza in cui il Tribunale di Bergamo ordinava il primo dei due reintegri – ha spiegato stamattina Fabio Mangiafico, Fiom Bergamo –. Con la sentenza arrivata il 17 gennaio, l’azienda ha perso anche l’appello. Siamo soddisfatti dell’esito di questo nuovo pronunciamento. Fin dall’inizio, con gli avvocati dello studio Cattalini-Nodari, abbiamo sostenuto che il delegato andasse reintegrato al suo posto e per la terza volta ci viene data ragione. Ora, ci auguriamo che l’azienda maturi riflessioni e comportamenti diversi, sia in merito al caso specifico sia in generale nei rapporti con i propri dipendenti e con le organizzazioni sindacali interne”.