Il 23 gennaio, negli uffici dell’agenzia delle Entrate e delle Dogane di Roma e Lazio, si terranno la mattina assemblee unitarie previste sulla vertenza in corso. Dalle carenze di personale al salario accessorio, tanti sono gli aspetti che minano il funzionamento degli uffici e l’erogazione di servizi.
 
“Non è possibile pianificare una vera lotta all’evasione se non si prevedono adeguati investimenti sul personale e non si valorizzano le professionalità esistenti – dichiara la Fp Cgil di Roma e Lazio –. Negli uffici regionali dell’Agenzia delle Entrate sono andate in pensione 190 persone nel 2019, e anche quest’anno sono previste uscite in ogni area. Non c’è corrispondenza tra i carichi di lavoro, definiti in funzione degli obiettivi in convenzione con il ministero, e la retribuzione accessoria, che invece risente dei tagli imposti dalla normativa sui fondi”.

Anche le Dogane risentono pesantemente delle mancate assunzioni e delle continue fuoriuscite. “C’è una carenza complessiva di quasi 3.000 persone in tutta Italia. Nel Lazio avevamo denunciato numerose uscite dai controlli di dogana a Fiumicino (11 su 179) e Ciampino (1 su 4); situazione confermata e aggravata dai pensionamenti previsti per quest’anno, mentre resta difficile la mobilità, ora ferma per l’assenza dei vertici. Una carenza già insostenibile, che preoccupa ancora di più per l’imminente attuazione della Brexit. Per i due principali aeroporti di Roma passa una fetta enorme di traffico internazionale e la Gran Bretagna è uno dei principali partner commerciali: nel 2019 i passeggeri  sono stati 46 milioni, di cui 41 a Fiumicino e 5 a Ciampino; 187.000 tonnellate di merci sottoposte a controllo doganale, di cui 171.000 a Fiumicino, per oltre 32 milioni di diritti doganali versati allo Stato. Per i porti di Civitavecchia, primo porto di Europa per transito passeggeri, Gaeta e Fiumicino passano oltre 16,6 milioni di tonnellate merci controllate”, prosegue il sindacato.

“Effettuare controlli con così poco personale, senza prevedere adeguati rinforzi né risorse per erogare le dovute indennità al personale, vuol dire non dare adeguato supporto a un’attività strategica per l’intero Paese e a non garantire la sicurezza delle frontiere, dall’antiterrorismo alla salute. Perciò ci aspettiamo altissima adesione alla mobilitazione, che ci vedrà sotto al Mef il 6 febbraio per la manifestazione nazionale unitaria: per il lavoro, per i servizi, la legalità e gli investimenti essenziali per il funzionamento dell’intera macchina pubblica”, conclude la nota.