Torna fortissima a Palermo la preoccupazione per il proprio futuro tra i 2.800 dipendenti di Almaviva. Al drastico taglio dei volumi di traffico di Tim e Wind-Tre si è ora aggiunto quello di Sky: a metà dicembre la piattaforma televisiva ha annunciato la riduzione del 36 per cento della commessa nel primo trimestre 2020. Una “nuova e ulteriore criticità che si somma alla già complessa situazione del sito”, spiega la società di call center, dichiarando per gennaio “l'utilizzo al massimo dell’ammortizzatore sociale e il ricorso allo smaltimento degli istituti” (come ferie o permessi), mentre per febbraio s’ipotizzano esuberi per circa 120-130 lavoratori. Una situazione esplosiva, che oggi (mercoledì 8 gennaio) sarà affrontata nell'incontro che si tiene a Roma, presso la sede del dicastero del Lavoro.

La riunione ministeriale era già stata fissata prima dell’annuncio di Sky (e dopo gli incontri, sempre a Roma, del 25 settembre, 6 novembre e 9 dicembre), allo scopo di affrontare la difficile situazione della sede Almaviva di Palermo. Attualmente sono 2.552 i lavoratori che usufruiscono fino al 31 marzo prossimo della cassa integrazione in deroga al 35 per cento: un accordo che per ora ha scongiurato i 1.600 esuberi annunciati (pari al 57 per cento del personale) dal gigante dei call center, causati dal drastico taglio dei volumi, per oltre la metà, da parte dei principali committenti Tim e Wind-Tre. Nell'ultima riunione Tim si è detta disponibile a riportare alcune commesse nel nostro Paese, mentre Wind-Tre vorrebbe vincolare il possibile ritorno in Italia dei volumi dall'estero con un progetto di defiscalizzazione delle chiamate che rientrano e con il pagamento del servizio clienti per alcune tipologie di chiamate: Almaviva ha confermato l’intenzione di continuare le verifiche sulla sostenibilità economica per individuare una soluzione positiva dell'operazione assieme alle due compagnie telefoniche.

“Dalla riunione ci aspettiamo risposte concrete dopo mesi di discussioni con il governo”, commenta Massimiliano Fiduccia, componente della segreteria Slc Cgil palermitana e Rsu di Almaviva: “La decisione di Sky potrebbe compromettere la trattativa con il call center, non ci aspettavamo che la situazione potesse precipitare. Adesso attendiamo le risposte che riguardano il sito, ma anche quelle relative all'intero comparto. Nei confronti del governo c'è ancora una grande apertura di credito, ma se non dovessimo avere risposte allora valuteremo qualche azione di protesta”.

Martedì 7 gennaio l'assessore al Lavoro del Comune di Palermo, Giovanna Marano, ha incontrato le segreterie provinciali di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Telecomunicazioni. "Questa scelta di Sky - affermano l'assessore e il sindaco Leoluca Orlando - ci preoccupa e prefigura un'altra incognita sui livelli occupazionali di Palermo. Un ulteriore aggravio sopraggiunto all'incontro già fissato al ministero del Lavoro". I due esponenti politici evidenziano che "senza un nuovo sistema di regole che faccia valere diritti comuni a tutte le lavoratrici e i lavoratori, non si riuscirà a superare la crisi strutturale del settore dei call center. Per questo servono interventi e scelte da parte del governo nazionale che definiscano un insieme di regole certe in un settore contraddistinto per essere localizzato maggiormente al Sud. L'amministrazione comunale continuerà a seguire con attenzione questa vertenza e ne farà, al fianco delle organizzazioni sindacali, oggetto di confronto con i governi regionale e nazionale". 

Per il segretario generale della Slc Cgil palermitana Maurizio Rosso, se non si mettono “a fuoco, come base, tre-quattro regole fondamentali, non cambierà mai nulla, e questo settore sarà sempre precario, vivrà sempre nel terrore. Questa è solo l'ultima tegola”. Rosso evidenzia la necessità di “far rispettare le tariffe contrattuali, che sono fondamentali” e di una severa “lotta alle delocalizzazioni: c'è un enorme traffico fuori dalla comunità europea”. Per il segretario Slc “questo potrebbe diventare il settore principe dei servizi, con livelli occupazionali destinati a crescere. Ma senza stabilire delle regole non si potrà mai cambiare nulla, così questo comparto non ha dove andare”.

Maurizio Rosso evidenzia che “il costo del lavoro di un call center non può essere inferiore a 0,55 centesimi al minuto, invece ancora si fanno appalti a 0,36 centesimi al minuto, così non si possono pagare nemmeno i lavoratori. Se il governo non fa rispettare questo limite, non c’è speranza. Sono anni che diciamo queste cose, ma da parte delle istituzioni non c'è alcun impegno”. Per l’esponente sindacale “bisognerebbe anche creare un fondo strutturato dedicato al settore, in modo da poterci difendere, da poter creare i presupposti per una sua trasformazione. In questo comparto lavorano quasi 100 mila persone, oggi il rischio è che scompaia del tutto”. La soluzione, conclude Rosso, è che “il governo imponga a questi colossi di rispettare contratti e tariffe, facendo nello stesso tempo una lotta feroce alle delocalizzazioni”.

Tornando a Sky, la decisione della pay tv è stata comunicata giovedì 19 dicembre, con la nota di pianificazione per i primi tre mesi del 2020. “Con nostro totale stupore abbiamo appreso di un taglio di volumi a noi assegnati pari al -36 per cento medio nel primo trimestre 2020 rispetto alla media dell'ultimo trimestre del 2019”, spiega un comunicato di Almaviva: “Con questo scenario di volumi dovremo utilizzare su gennaio l'ammortizzatore massimo come da accordo sindacale in corso e fare ricorso allo smaltimento istituti. Dal mese di febbraio, avendo un delta negativo di volumi ancora maggiore, avremo esuberi in aggiunta all'ammortizzatore massimo per oltre il 25 per cento sulla commessa Sky”. Il contratto con la piattaforma televisiva scadrà nel prossimo giugno, mentre il taglio previsto “aumenterà l'insostenibilità economica della commessa”.

(mt)