"Quanto sta emergendo in questi giorni, dalle indagini della magistratura veneziana sulla Fincantieri di Marghera e sugli appalti, ci consegna un quadro di sfruttamento e di sopraffazione tipici del caporalato, oltre ad aspetti, non meno inquietanti, di fatture false e corruzione. Spetta alla stessa magistratura fare le verifiche necessarie e accertare le eventuali responsabilità penali, ma già da adesso possiamo dire che quanto sta venendo alla luce non ci stupisce affatto". Così, in un comunicato congiunto, Cgil e Fiom Venezia.

"Da anni, siamo impegnati a denunciare, in tutte le sedi, la grave e pesante condizione dei lavoratori degli appalti, ovvero, una situazione totalmente fuori controllo e di illegalità diffusa. Il modello organizzativo, messo in atto dalla Fincantieri, che tante fortune sta facendo, in termini di acquisizione commesse e prestigio internazionale, secondo quanto emerso dalle indagini della magistratura, si fonda anche sullo sfruttamento dei lavoratori e sui ricatti occupazionali", continua il sindacato.

"Da tempo, stiamo denunciando che tantissimi lavoratori degli appalti, invisibili, sono senza diritti e garanzie minime, costretti a lavorare anche 14 ore al giorno in condizioni da quarto mondo, costretti, perfino, per mancanza di servizi minimi, che invece a tutti dovrebbero essere garantiti, a mangiare seduti sulle rotaie esterne al cantiere, in una situazione di assoluto degrado e a sopportare le durissime condizioni a cui sono sottoposti, per paghe, come dimostrato dalla magistratura, da fame e miseria", proseguono Cgil e Fiom. 
 

"Sono soprattutto lavoratori immigrati, bengalesi e albanesi, costretti loro malgrado al silenzio e alla rassegnazione, pena la perdita del posto di lavoro e, di conseguenza, del permesso di soggiorno. L’accertamento delle responsabilità sui gravi fatti venuti alla luce sta in capo alla magistratura, ma se vogliamo evitare che questi gravissimi fatti abbiano a ripetersi, bisogna voltare pagina, occorre ricostruire una filiera del lavoro che metta al centro i diritti, la tutela occupazionale e la certezza salariale per tutti i lavoratori, diretti e degli appalti", aggiunge il sindacato.

"Perciò, non è più rinviabile l’apertura di un confronto sul modello organizzativo che coinvolga l’azionista di maggioranza, Cassa depositi e prestiti, e il governo, sul tema delle prospettive industriali del gruppo, sulla condizione dei lavoratori e per individuare efficaci strumenti di contrasto all'illegalità, sia a Marghera che negli altri stabilimenti del gruppo. Un’azienda a capitale pubblico, come la Fincantieri, non può avere un futuro senza un sistema organizzativo e produttivo che non sia rispettoso dei diritti dei lavoratori, che sono ancora la componente fondamentale per qualsivoglia attività produttiva", concludono le due sigle.