“Questa manovra non dà nulla a chi lavora, anzi se la osserviamo bene c’è un attacco diretto al lavoro dipendente. La riforma dei tempi determinati darà luogo all’esplosione di lavoro somministrato e la manovra sul fisco darà luogo a un boom delle partite Iva. L’esecutivo immagina lo sgretolamento del lavoro subordinato attraverso la riforma del mercato del lavoro e attraverso la riforma del fisco”. Lo ha detto oggi Emilio Miceli, segretario generale della Filctem Cgil, nel suo intervento agli esecutivi unitari di Cgil, Cisl, Uil in corso sul tema del Def.

“Il Reddito di cittadinanza premierà il lavoro disordinato – insiste Miceli –. Per cui avremo una manovra inerte, assistenziale, sostanzialmente passiva, attenta solo alla spesa corrente che al mondo del lavoro non destina alcuna attenzione”.

“L’idea dell’economia di questa classe politica è di ritirarsi dall’economia pensando solo a nazionalizzare alcune aziende – prosegue il segretario della Filctem –. Dare, quindi, soldi alle solite grandi imprese, sempre le stesse, è l’unico cenno della presenza dello Stato nell’economia. Noi pensiamo che l’intervento pubblico sia decisivo, che sia strategico e che serva a far crescere il sistema Paese. L’intervento pubblico è prioritario per il Mezzogiorno, senza questo, senza un riallineamento al nord del paese, l’Italia non ce la potrà mai fare”.

Con questa norma del codice degli appalti, inoltre, “l’80% del lavoro delle multiutility dovrà essere in appalto. Diventeranno le multiutility la più grande stazione subappaltante del nostro paese, da far paura alla Cassa del Mezzogiorno e a tutte quelle impalcature parassitarie che nella storia ben conosciamo”.

Di fronte a tutto questo, ha concluso il segretario, “di fronte a questo scontro tra presente e futuro (di chi pensa che l’offerta politica di questo governo valga per queste e le prossime elezioni) abbiamo il più grande e ‘gigantesco voto di scambio’ della storia di questo Paese. Non è mai successo che un’offerta politica fosse così sfacciata. Su questo il Paese sta cedendo, è nostro obbligo analizzare il modello democratico che abbiamo e determinare come difenderlo e tutelarlo”.