Fabbriche vuote e presìdi pieni oggi (venerdì 28 ottobre) per lo sciopero indetto da Feneal Uil, Fillea Cgil e Filca Cisl per il rinnovo del contratto del legno-arredo industria. Dopo 15 incontri per rinnovare il Ccnl nazionale per i 260 mila lavoratrici e lavoratori del comparto, scaduto da oltre sette mesi, il 3 ottobre scorso si è consumata la rottura tra sindacati e Federlegno. 

I dati che arrivano dagli stabilimenti, forniti dai sindacati, mostrano adesioni allo sciopero molto alte. In Lombardia si è raggiunto il 100 per cento alla Lorandi Cofani di Nuvolera (Brescia), alla Novem Bagnatica (Bergamo), alla Saviola di Mortara (Pavia) e alla Citterio di Sirone (Lecco); del 90 alla Boffi di Lentate sul Seveso (Monza), alla Xilopan di Cigognola (Pavia) e alla Foppapedretti (Bergamo); dell’80 alla Minelli Zogno (Bergamo); del 70 alla Unifor di Turate (Como). In Liguria,adesione del 98 per cento al gruppo Ferretti (La Spezia). In Umbria adesioni del 100 per cento alla Margaritelli di Torgiano (Perugia) e alla Scacf di San Giustino (Perugia), del 95 alla Isa di Bastia Umbra (Perugia), del 90 alla Knoll di Fologno (Perugia) e alla Paolini Group (Terni). In Piemonte adesione del 100 per cento alla Absoluteling Italian Good,  del 79 alla Testo Porte, del 65 alla Burbiano, del 55 alla Renolit Gor e alla Mth.

Grande successo dello sciopero anche in Emilia Romagna. Adesione del 100 per cento alla Segheria Ventrucci e alla Vertagli Infissi 100, del 95 alla Tecnoform, del 90 al Gruppo Ferretti, alle Industrie Valentini, alla Atl Group, alla Alpi e alla Chic, dell’85 per cento alla Gazzotti, dell’80 all 3 Elle N, al Formificio Romagnolo e alla Tumidei, del 75 alla Imola Legno, del 70 alla Dorelan e del 65 alla Systemcostruzioni. Oltre mille lavoratrici e lavoratori provenienti da tutta la regione, inoltre, hanno partecipato al presidio regionale che si è tenuto a Forlì davanti alla sede di Unindustria. In Friuli Venezia Giulia adesione del 60-70 per cento alla Bipan, alla Gervasoni e alla Colombin, mentre centinaia di persone hanno partecipato al presidio che si è svolto a Udine davanti la sede di Confindustria.

In Veneto, nelle aziende di Vicenza adesioni dell’85 per cento alla Estel, dell’80 alla S4 e alla Corà (con una media provinciale dell’80 per cento). Passiamo alle Marche: nelle aziende di Ancona adesioni del 90 per cento alla Garofoli Porte e alla Cht, del 60 alla Clabo Group; a Pesaro, adesioni del 90 alla Scavolini, dell’80 al Gruppo Ferretti e del 50 alla Berloni Group. Sempre a Pesaro, inoltre, si è tenuto un corteo cui hanno partecipato oltre 2 mila lavoratori. In Toscana, adesione totale ai Cantieri navali di Pisa 100, del 90 alla Toscana Pallet e del 60 alla Bcube.

“Scioperiamo perché le richieste avanzate da Federlegno sono irricevibili” spiega Marinella Meschieri, segretaria nazionale della Fillea Cgil. “Lo sono soprattutto su tre temi: flessibilità dell’orario di lavoro, salario e mercato del lavoro, in particolare riguardo ai contratti a tempo determinato e al lavoro in somministrazione. Possiamo dire che Federlegno non vuole più contrattare in azienda”. Aumenta infatti, sottolinea l’esponente sindacale, “la quota dei lavoratori precari, con contratti a termine e in somministrazione. Si prevedono inoltre 140 ore annue di flessibilità obbligatoria per tutti i lavoratori, anche su sabato e domenica”.

La contrattazione di secondo livello, in pratica, viene accantonata. “Per noi le condizioni di lavoro si discutono in azienda, perché chi lavora non è merce usa e getta” riprende Meschieri: “Al contrario, se c’è un problema ci si siede, si discute e insieme si trovano le soluzioni. Solo così oggi, puntando anche sulla professionalità dei propri dipendenti, si può essere competitivi nell’era della globalizzazione”.

Altrettanto irricevibile è il progetto di Federlegno sul salario. “La loro proposta ci dice, di fatto, che non ci sono aumenti, e quel poco che potrebbero offrire sarebbe legato all’inflazione. Per essere chiari: se ci offrissero 20 euro di aumento, e l’inflazione ammontasse a 5 euro, 15 euro dovrebbero essere restituiti all’azienda”. In questi mesi i sindacati hanno già chiuso tre contratti nazionali, con aumenti di 90 euro nel cemento, 103 nel lapidei (entrambi i settori in gravissima crisi) e 70 euro nei laterizi. “Per il legno arredo – continua la segretaria Fillea – tutti gli indicatori, come le esportazioni e il mercato interno, per la prima volta parlano di ripresa. La loro proposta appare davvero fuori di ogni ragionevolezza”.