“Apprendiamo dall’articolo di oggi sul Corriere della Sera che la legge delega sulla valutazione sta prendendo una piega differente da quella prospettata alcuni mesi fa. Pur avendo letto la smentita da parte del ministero rispetto al fatto che la riforma in discussione non vuole essere applicata a partire da questo anno scolastico, ma a partire dall’anno a venire, siamo preoccupati per alcune considerazioni emerse, che vanno a smentire diverse discussioni precedentemente avviate”. A dirlo è Giammarco Manfreda, coordinatore nazionale della Rete degli studenti medi.

“È fondamentale – prosegue la nota – che la valutazione dello studente tenga conto del percorso scolastico svolto negli ultimi tre anni, e non solo durante l’anno della maturità. Questo principio non deve però portare ad utilizzare strumenti, come le prove invalsi, non idonei al raggiungimento di una valutazione che tenga conto del percorso dei singoli. Le prove Invalsi non solo non valutano gli studenti in maniera appropriata, e lo abbiamo sempre denunciato, ma essendo teoricamente anonime non possono essere utilizzate per nessuna ragione per questo fine, ancora più grave se si dice che possono assumere un ruolo determinante per l’ammissione all’esame di stato, una decisione gravissima”.

Le nuove modalità di esame di maturità, inoltre, danno centralità ai percorsi di alternanza scuola-lavoro. Ma i dati del monitoraggio svolto dalla Rete degli studenti insieme a Fondazione Di Vittorio. Cgil e Flc Cgil parlano chiaro. “Nelle scuole non c’è un’idea di come esperienze di questo tipo debbano intrecciarsi al percorso formativo scolastico: questo è evidenziato dall’alto tasso di occasionalità dei progetti avviati e dalla qualità dei percorsi, spesso scarsa a causa della fretta con la quale dirigenti e professori hanno dovuto collocare, in un tessuto imprenditoriale non pronto, migliaia di studenti”.

Conclude Manfreda: “Un cambiamento, secondo noi necessario anche per mettere in discussione vecchie forme di apprendimento e di didattica, del modello di valutazione degli studenti non può partire solamente da un ripensamento dell’esame finale, con eliminazione di prove. Deve essere un percorso che, e ben venga la messa in discussione della bocciatura nei percorsi di scuola inferiore e superiore di primo grado, che vede nuovi modelli didattici e valutativi che mettono al centro gli studenti di oggi, le loro peculiarità e le loro specificità. Abbiamo bisogno di un testo scritto al più presto e che il confronto con gli studenti riprenda subito”.