Siamo a quota 32 lavoratori "assassinati" sul lavoro dal 2010 ad oggi. "Un lavoratore schiacciato da una lastra è evento che si ripete con troppa frequenza. Carlo Morelli, 61 anni, aveva un rapporto di lavoro interinale con la Coop CO.SE.LUC e la sua esperienza e professionalità non gli è servita a salvarlo da questa tragica morte". Inizia così la dichiarazione di Salvatore Lo Balbo, segretario nazionale Fillea Cgil e responsabile del dipartimento Lapidei. La certezza, spiega il sindacalista, "è che a movimentare le lastre bisogna essere in due e che tempi e procedure sono ben codificati. Se il lavoratore non è messo nelle condizioni di rispettarle i rischi aumentano. Chiediamo alle istituzioni locali, regionale e nazionali di non continuare più con il buonismo. Da subito il governo deve introdurre il reato di omicidio sul lavoro, punendo nei casi di accertata violazione i responsabili nella gerarchia aziendale".

Per bloccare la "mattanza" in atto (32 morti dal 2010 ad oggi, decine di migliaia di infortuni e migliaia di malattie professionali latenti), a suo avviso, "ci vuole più repressione nei confronti degli imprenditori che non rispettano le normative esistenti causando questa drammatica situazione; occorre affermare con decisione il principio che nella cave, nelle segherie e nei laboratori dove si determinano conseguenze negative per i lavoratori (morti e infortuni e malattie professionali oltre determinate soglie) le concessione e le autorizzazioni vanno revocate. Servono maggiori e più rigorosi controlli da parte di tutti i soggetti pubblici che ne hanno il compito. Alle associazioni dei datori di lavoro chiediamo di non continuare a tollerare comportamenti illeciti da parte di quanti hanno comunque la responsabilità di fare tornare a casa i lavoratori sani e salvi".

Lo Balbo quindi continua: "Non è più possibile sacrificare all’altare del profitto fine a se stesso la vita di migliaia di lavoratori. Ci aspettiamo che le associazioni datoriali diano segnali inequivocabili sul fronte della legalità e che espellano dalle loro organizzazioni quanti si macchiano del sangue dei lavoratori e quanti non provvedono in maniera seria a prevenire infortuni e malattie professionali. Il settore lapideo è un settore ricco e gli oltre 2 miliardi di export del 2015 (+7%) ci consegnano un quadro positivo ormai constante negli anni. A ciò si aggiunge la presenza di una innovazione tecnologica di processo e una rinnovata creatività di prodotto che ci conferma tra i principali competitori internazionali. Inoltre, in questo contesto, abbiamo già più volte denunciato la forte e marcata presenza, negli ultimi anni, di prodotti chimici che determino nuovi pericoli per la salute dei lavoratori, fino ad arrivare ad una recente presenza dell’amianto blu (crocidolite) che apre nuovi scenari di pericolo e rischio per migliaia di lavoratori e loro familiari".

Da parte sua, la Fillea "proseguirà la propria azione sulla strada dell’innovazione e del rinnovamento del settore, ponendo la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro come il principale riferimento che deve coniugare sviluppo del settore e dignità degli oltre 40.000 lavoratori dipendenti", conclude.