“L’ennesimo piano industriale di Unicredit, dettato più dall’emergenza che da una sana logica di riposizionamento nel mercato e di rilancio aziendale, rischia di avere ricadute particolarmente negative nel territorio siciliano e nel suo tessuto economico”. Lo sostengono la Cgil siciliana e la Fisac Cgil di Unicredit della Sicilia. L’annunciata operazione di riduzione degli sportelli e l’ulteriore operazione di esodo, spiegano Mimma Argurio (segreteria regionale Cgil), Francesco Re ed Elia Randazzo (coordinamento nazionale Fisac Unicredit), determinano “serie condizioni di pregiudizio tanto per il mantenimento del rapporto di fidelizzazione con la numerosa clientela che giornalmente si avvale del prezioso, qualificato e capillare servizio loro offerto dalle diffuse filiali sparse sul territorio siciliano, quanto sul mantenimento stesso dei livelli occupazionali, pesantemente menomati in un territorio dove la più grande azienda in esso presente non genera più alcun nuovo posto di lavoro dal 2007, oltre ad avere dilapidato l’enorme patrimonio di professionalità e conoscenze presenti nel territorio”.

La Cgil regionale e la Fisac Cgil di Unicredit della Sicilia ritengono dunque “urgente e necessario che il gruppo Unicredit in Sicilia riveda il ruolo sin qui esercitato e intraprenda la mission di sostegno al tessuto economico del territorio e di supporto delle sue enormi potenzialità di sviluppo, che vanno assecondate anche finanziariamente”. Secondo i sindacati, Unicredit dovrebbe sviluppare “sinergie di aiuti e di misure di sostegno verso settori strategici per l’economia dell’isola, quali il turismo, l’agricoltura, l’artigianato e la produzione elettronica di eccellenza, che unitamente a un oculato e celere utilizzo delle ingenti risorse messe a disposizione dall’Europa, possano generare crescita, sviluppo e lavoro”.

A questo punto, concludono Argurio, Re e Randazzo, governo regionale e Unicredit debbono scegliere “se continuare a stare in silenzio di fronte a un’operazione di smantellamento della più grande azienda privata siciliana o, altrimenti, unitamente al sindacato, alle associazioni di categoria e alle forze politiche, assumere un ruolo forte di contrasto verso l’ennesima operazioni di scippo che rischia di consumarsi in danno della Sicilia e dei siciliani”.