Domani, per ricordare i fatti che sconvolsero Palermo l’8 luglio 1960, la Cgil si recherà alle 8.30 alla lapide di via Celso e deporrà una corona di fiori sul luogo dove persero la vita due edili palermitani: Francesco Vella, di 49 anni, e Andrea Gancitano di 19 anni, uccisi entrambi con colpi di arma da fuoco. Dei fiori saranno portati anche nei pressi delle abitazioni dei due rappresentanti sindacali, in via Spinuzza e in via Bari.

Subito dopo, alle 9,30, alla Real Fonderia Oretea, prenderà il via la manifestazione che ogni anno la Fillea Cgil di Palermo mette in cantiere per commemorare la giornata. All’iniziativa, che sarà aperta con l’introduzione del segretario della Fillea Cgil di Palermo, Francesco Piastra, intervengono Emanuele Macaluso (in collegamento telefonico), il presidente del centro Pio la Torre, Vito Lo Monaco, il segretario della Cgil di Palermo, Enzo Campo, il docente di Diritto del lavoro, Alessandro Bellavista, il sindaco Leoluca Orlando. Presiede Piero Ceraulo, della segreteria Fillea di Palermo e conclude Walter Schiavella, segretario nazionale della Fillea.

“Sarà un’occasione importante per ricordare questa pagina di storia e per riflettere sul ruolo attuale del sindacato, che deve essere sempre più vicino ai lavoratori e sempre più cosciente del proprio ruolo – dichiarano Campo e Piastra –. Negli anni Sessanta la Cgil ebbe un ruolo importante sul piano politico nel fermare la deriva fascista nel nostro Paese. E oggi dobbiamo saper esercitare al meglio il nostro ruolo, assieme alle forze sane, per fermare la deriva che si sta abbattendo sui lavoratori sul piano di diritti. Sarà un momento di riflessione importante, che servirà a sollecitare l’azione del il sindacato”.

Quella mattina, in risposta ai fatti di Reggio Emilia, e a seguito della proclamazione dello sciopero generale della Cgil contro il governo Trambroni, il centro di Palermo fu presidiato dalla polizia. Il corteo dei manifestanti fu caricato brutalmente con le jeep, spinte a velocità contro la folla. I lavoratori si difesero come poterono con sassi e bastoni. Le ragioni alla base dello sciopero generale e degli scontri di piazza erano quelle della difesa di una democrazia ancora giovane, offesa dall’apertura del governo Tambroni ai post-fascisti. Con lo sciopero generale dell’8 luglio, la protesta contro il governo assunse una dimensione nazionale e la Cgil si pose alla guida del malcontento popolare, contro la deriva autoritaria del governo. “Il clima che portò alla tragedia – ricorda Piastra – era quello di un grande fermento sociale, frutto di una condizione generale di arretramento che a Palermo e in Sicilia era rappresentato dal perdurare del caporalato, dai ritardi nella ricostruzione degli scempi della guerra, dall’arretramento dei lavoratori nelle campagne e nelle realtà industriali palermitane. La realtà di quegli anni è fatta di diritti negati, di non lavoro, di lavoro precario, di gabbie salariali ( gli operai palermitani guadagnavano il 60% di quanto guadagnava un operaio genovese), di sconfitte e di repressioni”.