#ilSindacatoCambia e cerca di rafforzare la propria capacità di rappresentare le lavoratrici ed i lavoratori di tutti i settori in una fase storica in cui la crisi non è ancora conclusa e le grandi trasformazioni dell'economia stanno ridisegnando il mondo del lavoro. Alla centrale di Fies a Dro duecento tra delegati, dirigenti e operatori sindacali della Cgil del Trentino hanno cercato di individuare le strategie giuste per rilanciare il ruolo del sindacato, come organizzazione democratica capace di ampliare le tutele di chi un lavoro lo ha o lo cerca e, allo stesso tempo, di contribuire alla cresciate civile, economica e sociale della comunità trentina.

Dopo un breve video introduttivo con le voci di alcune lavoratrici e lavoratori che operano ogni giorno in Trentino, il segretario della Cgil del Trentino, Franco Ianeselli, nella sua relazione di apertura della conferenza di organizzazione ha tracciato le direttrici su cui il sindacato dovrà costruire il proprio futuro per il Trentino: il tutti contro tutti non è la soluzione, non è tra queste.

«Negli ultimi giorni - ha ricordato Ianeselli - c'è chi ha provato a giocare la carta del “tutti contro tutti”. Artigiani contro dipendenti pubblici. Lavoratori autonomi contro i subordinati. E chi più ne ha più ne metta. Noi a questo gioco non ci stiamo. Perché a noi, più delle tessere, importa il futuro del Trentino. Noi sappiamo che il Trentino ripartirà con il contributo di tutti». Serve un nuova forma di concertazione che, come la Sozialpartnerschaft austriaca, sappia contribuire a rilanciare la crescita economica perché «dopo anni di stagnazione dell'economia, le parti sociali non non possono limitarsi a un ruolo “redistributivo”, ma devono essere orientate alla “produzione“ di valore anche nel confronto con le amministrazioni e nelle relazioni con le imprese». Non serve coltivare la nostalgia di mitiche età dell'oro.

«La nostra – ha continuato Ianeselli - è una lunga storia di passione per costruire una società più giusta. La rincorsa continua alle identità perdute – che resterà continuamente inappagata - non fa onore a questa storia. L'impegno di ognuno di noi è costruire un sindacato all'altezza dei tempi nuovi». Obiettivo che investe le organizzazioni dei lavoratori, ma che poggiano sulle spalle di uomini in carne ed ossa, i dirigenti sindacali ai quali per Ianeselli debbono essere richiesti strumenti di selezione non casuali, percorsi di formazione continua obbligatori e un vero senso di confederalità che superi logiche per le quali un funzionario gestisce la propria categoria come un feudo personale.

«Fare il sindacalista – ha aggiunto Ianeselli - è un'esperienza faticosa, se fatta bene, ma bellissima. E dobbiamo sentirci, prima di tutto, delle persone fortunate perché lavoriamo con un insieme di delegate e delegati che in questi anni di crisi hanno dimostrato tutto il loro valore». Valore al lavoro, è la parola chiave usata anche dal professor Vincenzo Moretti, sociologo e dirigente della sezione Società, Cultura e Innovazione della Fondazione Di Vittorio, che ha chiuso la prima parte dei lavori della mattinata.

«In altri paesi, chiunque lavora è rispettato solo per questo. In Italia stiamo perdendo il valore del lavoro, dando maggiore valore ai soldi». Moretti ha spiegato le quattro leggi per un "lavoro ben fatto” che comprendono i diritti, i doveri, l’etica e la passione per quello che si fa ogni giorno, perché «l’ignorante non si capisce dal lavoro che fa, ma come lo fa», ha chiuso Moretti.

Nell’arco della mattinata e dopo la pausa pranzo, nella sala conferenze della centrale di Fies, si sono susseguiti gli interventi dei delegati delle varie categorie, dei dirigenti e degli operatori sindacali che hanno convenuto sulla necessità di trovare un’unità sindacale con Cisl e Uil, di un cambio di marcia per un’azione sindacale più efficace, di occuparsi dei giovani e dei contratti atipici, di puntare sulla comunicazione e tornare a “svegliare” gli animi con nuove forme di mobilitazione collettiva. Il dibattito alla centrale di Fies si è poi concentrato su due documenti. Il primo è quello nazionale, che si pone l'obiettivo di rilanciare la contrattazione in ottica inclusiva, ridefinire l'articolazione territoriale di categorie e camere del lavoro permettendo nuove aggregazioni funzionali e garantire percorsi di formazione continua a sindacalisti e delegati. Il documento provinciale, che ha conclusione del dibattito ha trovato il voto favorevole di 145 delegati, contro un solo contrario e cinque astenuti, invece prova ad integrare le strategie nazionali a partire dalle peculiarità del sindacato trentino e della sua Autonomia speciale.

Tra i punti di forza dell'azione sindacale in provincia, la Cgil indica i rapporti unitari con Cisl e Uil cui propone un patto federativo che preveda, tra l'altro, l'estensione delle rsu, la consultazione dei lavoratori sui contratti di secondo livello, il supporto alle categorie che volessero sperimentare l'unità organizzativa e la discussione nei direttivi unitari delle piattaforme rivendicative confederali. La Cgil del Trentino punta poi a servizi di nuova generazione che attraverso orientamento, bilanci di competenze e riqualificazione offrano tutele a inoccupati e disoccupati coinvolti nelle transizioni nel mercato del lavoro, contribuendo a rafforzare la rete dei servizi per l'impiego offerta dal sistema pubblico provinciale.

Infine, la Cgil intende darsi un'agenda digitale per il lavoro, incentrata sull'uso delle piattaforme sociale per coinvolgere i giovani, comunicare loro i valori del sindacato ma anche per organizzare con più efficienza i propri servizi, migliorando così la propria attività di tutela. I lavori si sono chiusi nel tardo pomeriggio con l’elezione dei delegati della Conferenza dell’Organizzazione nazionale e con l'approvazione dei documenti.