Diceva don Tonino Bello: “Non mi importa sapere chi sia Dio. Mi importa sapere da che parte sta”. Ecco, potremmo partire da qui, e parafrasare il mai troppo rimpianto sacerdote pugliese, per esprimere la nostra solidarietà a tutta la redazione di Rassegna Sindacale, costretta a chiedere lo stato di crisi. La crisi di un giornale dalla parte dei lavoratori: in un paese che, anche dal punto di vista semantico, si prepara a sostituire lo Statuto dei lavoratori con uno Statuto dei lavori, facendo diventare oggetto quello che era il soggetto della tutela; in un paese che sembra aver perso la cognizione che la centralità della personalavoratore è il caposaldo della nostra Costituzione (e quindi della nostra democrazia), è un fatto grave. Anche perché, purtroppo, questo non è che l’ultimo episodio che colpisce un’informazione che vuole raccontare il paese da un punto di vista esterno al palazzo del potere. Ancora una volta i tagli al sostegno all’editoria cooperativa, insieme alla cancellazione delle agevolazioni tariffarie per la spedizione, hanno messo in crisi una voce libera nel panorama dell’informazione. Ancora una volta si fa finta di non capire che l’informazione (quella vera, non quella che fa da semplice megafono ai potenti di turno) non è un lusso, ma una necessità della democrazia. E in quanto tale va salvaguardata e sottratta a regole puramente mercantilistiche. Crediamo, oltretutto, non si possa parlare di semplice solidarietà esterna. Il problema di Rassegna è un problema di tutti. Prima che intorno a ognuno di noi si faccia il deserto.

* vice caporedattore e inviato Rainews

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