Sulle prime pagine
“Ora si vaccini solo per età”. Sul Corriere della Sera parla il nuovo capo della Protezione Civile, Curcio: un centro in ogni città, mentre aumentano le vittime del Covid: ieri 551 vittime. “Vaccini, l’Europa ora spera nell’alleato americano”, è il titolo di apertura di Repubblica che nel sommario rilancia la notizia della partecipazione del presidente americano Biden al vertice digitale di Bruxelles. Possibile via libera alla produzione di farmaci Usa nelle aziende europee. Intanto Ursola Von der Leyen riscrive le regole sulle esportazioni, obbligo di reciprocità. In Lombardia Letizia Moratti costretta a chiedere scusa, soprattutto agli anziani, per i tanti errori commessi nell’organizzazione delle vaccinazioni. In Italia record di somministrazioni, 218 mila. Giù i contagi. Sul Messaggero la preoccupazione degli esperti per le varianti del virus: opportuno prolungare le chiusure. Scuole materne ed elementari verso il ritorno in aula. Didattica a distanza al 50% per tutti gli altri. Titolo molto critico in apertura de la Stampa. “Arrivano i vaccini, Regioni in tilt. Draghi immagina di riportare tutta l’Italia in zona arancione dopo Pasqua. Scatta intanto un giallo su AstraZeneca: 30 milioni di dose sarebbero state nascoste ad Anagni. Secco anche il titolo della copertina del manifesto: “Fiale e fiamme”. Europa sull’orlo di una crisi di nervi. La Commissione Ue, grande accusata per i ritardi, propone di rivedere al rialzo il controllo dell’export di vaccini. Al centro della controversia sempre AstraZeneca e sullo sfondo la Gran Bretagna. Domani ospite al Consiglio c’è Biden. In Italia la curva dei contagi rallenta, ma i decessi risalgono oltre 500. Tra le aperture segnaliamo quella del Sole 24 ore perché da una parte scarta sui titoli sui vaccini, dall'altra rilancia una notizia molto preoccupante: la proposta dell'Antitrust di sospendere il codice Appalti per eliminare qualsiasi laccio o lacciuolo nella gestione delle grandi risorse che stanno per arrivare dall'Europa con il Recovery Plan (vedi più avanti). Su tutte le prime pagine rimbalza la notizia della decisione di Cesare Prandelli: lascia la Fiorentina per problemi di salute. "E' cresciuta un'ombra dentro di me."

Amazon, il governo è pronto a convocare l’azienda
ll giorno dopo il successo del primo sciopero al mondo dell'intera filiera Amazon qualcosa si muove nella giusta direzione. È direttamente il governo ad intervenire nella vertenza cercando di riaprire la trattativa sul contratto di filiera che riguarda 40 mila lavoratori, di cui solo 9 mila dipendenti diretti Amazon. Una convocazione ufficiale non è ancora partita ma il ministero del Lavoro già oggi dovrebbe mandare le comunicazioni a Assoespressi - la sigla che riunisce i corrieri che lavorano esclusivamente con Amazon - e per le due società italiane del gigante di Jeff Bezos: Amazon Italia Logistica che gestisce i grandi hub e Amazon Italia Transport che gestisce le cosiddette station, magazzini più piccoli. Lo scrive Massimo Franchi sul manifesto (p. 7) che ricorda che era stato il segretario generale della Cgil Maurizio Landini a chiedere di “ricominciare a trattare per arrivare a un accordo sulle richieste avanzate relative ai salari, alle stabilizzazioni e alle condizioni di lavoro”. Ma la trattativa sulla piattaforma unitaria messa a punto a dicembre da Filt Cgil, Fit Cisl e Uilt si era subito fermata. Amazon non vuole assolutamente trattare ed ha imposto anche ad Assoespressi di tenere lo stesso comportamento. Dopo un solo incontro con i sindacati le due società Amazon si sono fatte di nebbia, dopo due Assoespressi ha negato ogni possibilità di apertura alle richieste delle federazioni dei trasporti dei confederali. Nel caso la convocazione partisse sarebbe la prima volta che il tavolo di rinnovo del contratto della logistica della filiera Amazon si terrebbe in una sede istituzionale. E sarebbe un'altra prima volta per l'Italia. La piattaforma dei sindacati per il contratto di secondo livello prevedeva come priorità la verifica dei turni, dei carichi e dei ritmi di lavoro imposti, la riduzione dell'orario di lavoro dei driver, la clausola sociale e la continuità occupazionale per tutti in caso di cambio appalto o cambio fornitore, la stabilizzazione dei tempi determinati e dei lavoratori interinali ed il rispetto delle normative sulla salute e la sicurezza. 

Pensioni. I sindacati chiedono la riapertura del confronto
"Sarebbe importante che il ministro Orlando convocasse Cgil, Cisl e Uil per riaprire il confronto sulla previdenza, rispondendo alla richiesta che da diversi giorni gli abbiamo rivolto”. È quanto ha dichiarato ieri il segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli. La Cgil vuole capire se il nuovo governo “condivide l'idea di un intervento complessivo sulla previdenza che affermi la flessibilità in uscita, per noi dopo 62 anni o con 41 anni di contributi, che affronti il tema della prospettiva previdenziale dei giovani, la possibilità di andare in pensione in anticipo per chi ha fatto lavori gravosi e di cura, per le donne, e la tutela del potere d'acquisto delle pensioni. Se questi sono i temi da affrontare siamo già in ritardo e non c'è altro tempo da perdere”. Ghiselli sostiene inoltre che “vanno immediatamente riattivati il tavolo sindacale e le due commissioni per arrivare a definire un organico intervento normativo che possa decorrere dal 2022, alla scadenza di Quota 100”. “Se invece si stesse pensando a qualcosa di diverso, ad esempio a un ulteriore ritocco a questo o quell’aspetto della normativa vigente, saremmo alle solite toppe che in questi anni sono state messe sulla previdenza, lasciando le persone nell’incertezza. Una prospettiva che non potremmo accettare”.
La dichiarazione di Ghiselli viene rilanciata da Paolo Baroni su La Stampa (p. 18) nell’articolo sulle indicazioni del governo a proposito dei ristori e di tutte le misure di sostegno all’economia. Baroni che riporta appunto le parole di Ghiselli parla di “pressing” dei sindacati confederali sul governo a proposito dei tanti temi in ballo sulla previdenza.  “Sempre guardando alla fine dell'anno – scrive Baroni - il ministro del Lavoro Andrea Orlando è tornato a parlare di Quota 100. Specificando questa volta che la discussione sulla previdenza in vista della conclusione della sperimentazione dell'anticipo pensionistico voluto tre anni fa dal governo Lega-M5s “non diventerà una priorità politica fino a che non avremo avviato il lavoro su altre due questioni che ritengo in questo momento più importanti: la riforma degli ammortizzatori e l'avvio di un confronto con le Regioni sulle politiche attive”. Il ministro ha poi spiegato che “sono state attivate delle commissioni di studio sulla previdenza, per capire cosa ha funzionato e cosa ha prodotto Quota 100. Avvieremo poi una discussione ma non vogliamo mettere troppa carne al fuoco, si rischia di bruciarla. Adesso - ha aggiunto - la cosa più importante è dare una risposta a chi rischia di perdere il lavoro e a chi lo sta cercando”. 

Ripresa, il governo promette altre risorse
Sempre dall’articolo di Paolo Baroni su La Stampa prendiamo spunto per dare il quadro delle intenzioni del governo sulle misure anticrisi. “L'Agenzia delle Entrate ha pubblicato sul suo sito le istruzioni per ricevere i nuovi contributi a fondi perduto – scrive Baroni - confermando la data del 30 marzo per l'avvio delle operazioni che porteranno circa 3 milioni di imprese, partite Iva e professionisti a spartirsi gli 11 miliardi stanziati dal governo col decreto Sostegni. Importo giudicato da molti insufficiente, tant'è che ieri il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta è arrivato a proporre “20 miliardi di scostamento subito e poi 20 ogni mese fino a che non sarà terminata l'emergenza per assicurare rapidamente la liquidità alle imprese”. Visto che la ripresa è fragile, è chiaro che non si potrà andare avanti all'infinito, ad accumulare debito su debito. Il ministro dell'Economia Daniele Franco, che ieri ha detto di prevedere “un lieve calo del Pil nel primo trimestre, un recupero nel secondo per poi accelerare nel terzo e quarto trimestre dell'anno», intervistato da Bloomberg ha confermato che «nelle prossime settimane saranno introdotte ulteriori misure” di sostegno all'economia, ma anche che tutti i sussidi verranno “eliminati gradualmente entro fine anno e poi si tornerà alla normalità”. Quanto alle restrizioni, ha spiegato che “dopo Pasqua ci sarà un allentamento, per ritornare tra maggio e giugno ad una situazione di normalità anche grazie all'arrivo dell'estate”. Di qui ad allora avanti tutta coi vaccini, perché “sradicare il virus è la nostra più importante priorità politica”. Oggi, dal momento che “l'evoluzione della pandemia non è ancor pienamente sotto controllo, anche a causa delle varianti”. Il ministro Franco punta ad un’accelerazione della ripresa nella seconda metà dell'anno confermando che il Governo è al lavoro per consegnare alla Commissione europea il Piano nazionale di ripresa e resilienza “entro fine aprile” con l'obiettivo di utilizzare rapidamente i 190 miliardi di prestiti e trasferimenti per spingere gli investimenti.

Draghi: ripartire dal Sud per rilanciare il Paese
Il presidente del Consiglio, Mario Draghi è stato molto chiaro ieri a proposito delle forti diseguaglianze che dividono ancora il Paese. C'è l'urgenza di utilizzare entro il 2026 le risorse del piano Next Generation Eu. Migliorando, nel contempo, la spesa dei fondi di coesione. Il presidente del Consiglio Mario Draghi ne ha parlato nel suo intervento di apertura all'evento "Sud-progetti per ripartire" organizzato dal ministro per il Sud Mara Carfagna. “Il processo di convergenza con il Nord è fermo da decenni - dice il premier - Anzi, dagli inizi degli anni '70 a oggi è grandemente peggiorato. Il prodotto per persona nel Sud è passato dal 65% del Centro Nord al 55%. Tra il 2008 e il 2018, la spesa pubblica per investimenti nel Mezzogiorno è calata da 21 a poco più di 10 miliardi”. Draghi sottolinea i ritardi del Fondo nazionale sviluppo e coesione, fermo alla fine del 2020 a poco più di 3 miliardi spesi, cioè il 6,7% Ricorda le lentezze nel completamento delle opere pubbliche. E osserva quindi “che diventare capaci di spendere i fondi a disposizione e farlo bene è obiettivo primario di questo governo. 

L’Antitrust vuole abolire il codice appalti
Sospendere il codice appalti per accelerare la realizzazione delle opere infrastrutturali finanziate dal Recovery plan. La proposta arriva dalla segnalazione annuale inviata dall'Antitrust al Governo. Per l'Autorità la riforma degli appalti è un obiettivo strategico, ma visto che c'è il Recovery plan, l'Authority sottolinea che non c'è tempo per attuare una rivisitazione organica. Di qui la proposta della sospensione dell'applicazione del Codice dei contratti pubblici per ricorrere solo alle direttive europee per aggiudicare gli appalti interessati. Ne parla sul Sole 24 ore Carmine Fotina: “L’Antitrust: stop al codice appalti” a pagina 2.

Un accordo per i genitori con i figli in dad
Ne parla Enrico Marro sul Corriere della Sera (p.33) a proposito dell'accordo firmato giovedì scorso tra Autostrade per l'Italia e i sindacati di categoria di Cgil, Cisl, Uil, Cisal e Ugl, che riconosce ai lavoratori della società in smart working e con figli costretti alla Dad, la didattica a distanza, di potersi staccare temporaneamente dalle connessioni di computer e telefonino per seguire appunto i figli. Un'ora e mezzo di disconnessione dal lavoro, senza perdere un euro di stipendio. L'intesa, spiega l'azienda, riguarda una platea potenziale di círca 5 mila dipendenti che possono svolgere le loro mansioni da casa su un totale di 8.800. Questi 5 mila svolgono smart working a rotazione alternando lavoro da casa (attualmente sono circa duemila) con la presenza in sede almeno un giorno a settimana. L'accordo, dice Roberto Tomasi, amministratore delegato di Aspi, “rappresenta un unicum a livello nazionale. Il nostro intento è dare supporto ai lavoratori e alle loro famiglie”. Il testo prevede che, “dal 22 marzo, in via sperimentale e per la durata di un mese, l'azienda riconoscerà al personale non operativo in lavoro da remoto il diritto alla disconnessione per un massimo di 1,5 ore giornaliere per assistere i figli nella didattica a distanza. Tale diritto potrà essere esercitato nella fascia oraria mattutina, dalle 8 alle 13, per ogni giorno della settimana». Se i figli avessero la Dad nel pomeriggio, i lavoratori potranno concordare con l'azienda la disconnessione pomeridiana. «Il tutto all'insegna della massima flessibilità”, dice Gian Luca Orefice, direttore delle Risorse umane' di Aspi. «Il dipendente, nella prestazione in lavoro agile, dovrà osservare il proprio normale orario di lavoro» e dunque non ci sarà alcuna riduzione di stipendio. L'iniziativa, “si muove nel segno della bi-genitorialità» e quindi è indirizzata sia a padri sia alle madri per «dare senso e sostanza al più generale diritto alla disconnessione”. Un problema sentito in particolare dai chi appunto ha i figli in Dad. Tra un mese, finita la sperimentazione, le parti valuteranno come andare avanti e “ulteriori azioni di miglioramento della conciliazione vita-lavoro”.

Ex Ilva, il ministro Giorgetti convoca i sindacati
Se ne parla sul Messaggero a pagina 15. Il pressing ha avuto un primo risultato: dopodomani, venerdì 26 marzo, i sindacati varcheranno il portone del Mise a via Veneto per fare il punto sull'ex llva con il ministro Giancarlo GiorgettL La convocazione è arrivata ieri. Al centro della riunione, alla quale non è stata invitata l'azienda, le sigle sindacali (Fim, Fiom, Uilm, Ugl e Usb) sperano ci sia l'aumento di capitale che il governo, attraverso Invitalia, ha concordato a dicembre scorso con ArcelorMittal per l'acquisto del 50% delle azioni con un esborso di 400 milioni di euro. Un'operazione in stand-by a seguito dell'offensiva giudiziaria lanciata dal sindaco di Taranto sull'area a caldo dell'acciaieria. A questo proposito ieri Invitalia ha respinto le accuse di inadempienze contrattuali, dicendosi pronta a fare «nel più breve tempo possibile» e prima della decisione del Consiglio di Stato (udienza 13 maggio) l'aumento di capitale.

Ma i tavoli di crisi sono tutti in ritardo
Sul manifesto Massimo Franchi parla invece dei ritardi del Mise su tutti gli altri tavoli di crisi. Ancora niente deleghe. A 12 giorni dalla denuncia del manifesto il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti non ha ancora assegnato le deleghe ai propri sottosegretari e alla viceministra. E questo continua a ritardare la convocazione dei tavoli di crisi. Se è vero che ieri è arrivata la tanto richiesta convocazione per l'ex Ilva per le altre vertenze lo stallo rimane. Tanto che i sindacati dei metalmeccanici stanno valutando comunque di confermare l'autoconvocazione sotto il Mise per lo stesso giorno per denunciare la situazione insostenibile su Whirlpool, Jindal, ex Embraco, Cerutti e decine di altre crisi. Tra l'altro non sembra essere un caso che la convocazione per ex Ilva sia stata fissata nello stesso giorno - venerdì - e alla stessa ora - alle 10 - del presidio organizzato dai sindacati. Ieri Giorgetti ha presieduto perla seconda volta il tavolo Corneliani - impresa dell'abbigliamento - per ragioni di interesse leghista, sbloccando il finanziamento del Fondo per la gestione delle crisi di impresa che permetterà l'ingresso di Invitalia nel capitale senza neanche invitare la viceministra Alessandra Todde (M5s) che quel fondo lo ha attivato. Voci però parlano di un piano Invitalia con 150 esuberi su 400 dipendenti totali. Oggi invece sarà il capo di gabinetto di Giorgetti a tenere il tavolo Bekaert, crisi aziendale che in Toscana ha portato al licenziamento di 112 lavoratori di Figline Valdarno, accordo non firmato dalla Fiom. Dal ministero fanno sapere che per le deleghe «a breve si saprà» ma la guerra politica proprio su chi si occuperà di crisi aziendali pare ancora non risolta con Todde e Ascani (Pd) ancora a litigare e con rapporti tutt'altro che idilliaci con il ministro Giorgetti.

Le segnalazioni da Collettiva.it
L'apertura di oggi è dedicata al blocco dell'ascensore sociale in Italia e all'aumento delle diseguaglianze. Grazie all'istruzione nel dopoguerra in Italia i figli di contadini e operai hanno potuto elevare la propria condizione sociale e culturale. Da qualche anno questo processo si è interrotto: ad andare avanti sono sempre più le ragazze e i ragazzi provenienti dalle famiglie più agiate. Ne parlano Stefano Iucci, Tommaso Di Felice e Alessandro Rapezzi. La rubrica Buona Memoria di oggi è dedicata alla strage delle Fosse Ardeatine.  Ilaria Romeo ricorda: Il 23 marzo 1944 a Roma una bomba esplode colpendo un drappello di soldati tedeschi. Alle 22 e 55 del giorno successivo il comando nazista dirama alla stampa italiana il comunicato dell'avvenuta rappresaglia contro i "comunisti badogliani": 10 italiani per ogni tedesco.


L’agenda
Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti, vedi l’agenda sul sito della Cgil nazionale  e l’agenda di Collettiva